domenica 6 luglio 2008

RANDAGIO/ la nebbia dei ricordi

il fuoco che cash accende nel bidone affianco a noi, illumina la faccia di pacman, o quello che ne rimane.
lo conosco da sempre, ma non riconosco piu nulla di lui, di come lo ricordavo.
una volta mi avrebbe dato una pacca sulla spalla, e con un sorriso dei suoi , mi avrebbe convinto a fare qualche cazzata da monellacci di periferia, una volta si sarebbe ammazzato dalle risate, a vedermi coperto di stracci e affamato come un randagio, mi avrebbe riempito di insulti, e poi mi avrebbe offerto casa sua finche volevo.
questo era prima, prima che diventasse quello che è ora.
davanti a me, seduto in quella posa cosi innaturale, vedo quel che resta di un vecchio amico, prima che si facesse pigmentare la pelle di giallo, prima che si facesse ricostruire il cranio per assomigliare al vero pacman, quello dei video giochi, con la pelle che riflette la luce come fosse plastica, con il respiro pesante che suona come il sibilo di un asmatico, con l'inquietudine che lascia il solo incrociare quei due punti neri che sono i suoi occhi.
ho scoperto stasera che non puo parlare, oramai il suo io è fuso con la rete e pilota questo corpo dalle profondita della sua follia.
non fa altro che fissarmi, anche se non e chiaro per nulla il motivo della sua visita, a quanto pare nessuno ha il privilegio di vedere pacman dal vivo, in realtà tutti pensano che nemmeno sia reale, credono che sia una intelligenza artificiale molto avanzata, una roba militare sfuggita al controllo delle teste importanti, e invece eccolo qua, in tutta la sua abominevole stravaganza, il mio vecchio amico di giochi, ridotto ad essere il pupazzo piu ricercato del mondo.
chi puo dire cosa un giorno è scattato nella sua testa, perche un ragazzo di famiglia ricca e con uno splendido futuro davanti a se, steso come un tappeto rosso, ha deciso di trasformare se stesso, di abbandonare anche la propria umanità, per divenire una leggenda spaventosa e orribile.
eravamo buoni amici noi tre, io pacman e merlin, ed ora nemmeno le nostre madri ci riconoscerebbero.
pacman si fa avanti e mi passa un pillola gialla, sopra c'è scritto power pill da un lato, e greengiras dall'altro, deve essere roba nuova, capisco che devo ingoiarla e lo faccio subito senza esitare, vedo l'approvazione di pacaman, e sento le sue fredde dita che mi chiudono le palpebre.

notte da incubo,per strada la foschia che fa svanire i contorni, mi risveglia la memoria ed inizio a sentire la nostalgia del passato.
la ruggine ricopre tutto, reclama a se ogni cosa, anche la mia carcassa di randagio, che come uno spettro è giunto qui, nel paese dell'infanzia, nel posto che mi provoca il vomito piu di ogni altra cosa.
come un cane abbandonato sull'autostrada, d'estate, torno qua per istinto, a fiuto, per farmi ancora del male.
come morde ora la solitudine, ora che sento l'eco delle risate andate, degli ipod che suonavano le nostre canzoni, ricordi d'estate, gioia svanita nel rotolare del tempo, insieme alle onde.
pacman mi ha spinto fino qui, con il suo potere da sciamano malefico, le sue conoscenze da rabdomante del web,ora vedo sul tram una vecchia che riempie di botte un emigrato, i trevestiti che si sitemano le tette di silicone nel regiseno due taglie piu piccolo, gli occhi scavati di chi come me non ha piu nessun bel ricordo da evocare.
la strada inghiotte i randagi, li rende duri fino a spaccarli,li fa ubriacare di dolore ed urlare alla luna, fra le autostrade infinite di indifferenza e rumore, nel multistrato della società moderno, tutti ridevano prima, incapaci di capire che il mondo stava morendo, tutti presi dalle lucine dei negozi, dalle risate giu in centro, nascosti nelle mutande delle puttane, nei cimiteri di plastica, nei vapori inebrianti di un futuro fragile e ammaliante, finche non ha crashiato tutto.
ad un certo punto non contava piu un cazzo essere umani, avere dei bisogni, avere dei tempi, avere dei limiti, contava solo andare avanti, avanti, continuare a correre, senza guardare chi cadeva, correre veloci, sorpassare il tempo, sorpassare dio.
ora vivo sotto il ponte che sorveglia il tevere, mangio i suoi figli nascosti nell'ombra, e maledico ogni notte la luna, che rischiara tutto il pudrito salito con la marea.
non c'è piu nessuno qui, solo la mia disperazione, il mio canto solitario di barbone errante nella city.
le foto sono sbiadite, le memorycard bruciate, la memoria corrotta, un virus ha intasato il flusso della vita di tutti, e ci a resi schiavi dell'indifferenza.
motor bird sta chiuso nella sua scatola, si smanetta l'uccello davanti ai porno, e se ne frega di quello che succede fuori, pacman gli passa caramelle gialle per tenerselo buono, il suo archivio contiene il potere di incollare a i monitor milioni di fan, e pacman li vuole tutti, tutti sudduti del suo regno giallo come il marcio che lo imbottisce.
ruoto la testa e volo come facevano i gabbiani sul litorale dei miei ricordi, la spiaggia invasa dai rifiuti, il neoprene sulla pelle, le onde sui frangiflutti.
nessuno in ascolto, la radio fischia e rumoreggia, la mia casa di cartone brucia nell'angolo, una musica punk hardcore crepa le pareti delle case abbandonate, la mia voce non prega piu, non supplica, non chiede redenzione, i miei occhi scandagliano in giro ma non vedono nulla, sono rimasto solo, il mio unico ricordo, non c'è altro, una solitaria ultima scintilla che illumina i corridoi bui del mio cervello, e il suo reverbero suona come il canto del cigno.
la rete fa paura, sulla carta ingiallita si legge solo la parola fine, il collasso dell'umanita, la fine di un impietosa storia selvaggia e animale.
ma ad un tratto, da dietro le nuvole riappare la luna, e la sua luce stavolta e chiara e avvolgente, ha il viso del mio amore, ha la sua tenera e dolce sinfonia, il cuore si espande nel petto e poi tuona, il rivedere dopo cosi tanto il suo viso mi da gioia e amarezza, quasi mi vergogno della mia volgarità, di come mi sono lasciato andare, non avrei mai voluto che mi vedesse in questa maniera, ho sempre avuto bisogno del suo rispetto, del suo amore, della sua comprensione, la sua lontananza mi ha ridotto cosi, io l'amavo come non amavo nessun' altra, un miracolo, per uno che come me non avrebbe mai avuto di meglio.
la luna proietta ora la sua figura sulla strada, il suo corpo di luce si avvicina a me mi sfiora,, posso quasi sentirla, leggera come la carezza piumata del vento in primavera, il suo aroma, da prelibatezza appena sfornata, ci siamo amati profondamente, prima che io perdessi la testa,vittima del cybershock, uno dei caduti nella corsa, la vorrei abbracciare, anche se solo una volta...

piango, come forse non ho mai fatto.

la connessione si stacca, l'effetto della pillola svanisce, pacman mi sorride, o almeno cosi voglio credere.
vuole che gli faccio un favore,mi darà un sacco di soldi se gli trovo un tizio di nome jucas e lo faccio fuori.

1 commento:

SP@kK@ ha detto...

questo è da paura, atmosfera giusta, giusti ritmi, bravo!!