martedì 14 luglio 2009

lunedì 18 maggio 2009

RASTA BLASTA: le vie dei randagi

Esiste la cecità da buio, e quella da troppa luce, deve essere cosi per forza, guardandomi intorno, nonostante la miseria, non riuscivo a vedere oltre quello che potevo comprare, un mercato infinito di qualsiasi cosa, non esisteva piu nessuna differenza tra oggetto e animale, souvenir e puttane, accatastate allo stesso modo, con la stessa faccia, lo stesso sorriso sdentato.
La baraccopoli che si era formata sulle mura della città eterna, come una favela brasiliana, non era certo un simpatico hotel, anche se gli illuminati aveva creato a dovere ogni particolare di questo mondo, gli sfuggi il controllo sui fedeli, che spinti dalla paura dell’apocalisse, si spostarono all’unisono verso il vaticano, Roma venne militarizzata,paralizzata, costruirono alte mura protettive appena fuori il raccordo anulare, e su di esse si incrosto la massa in fuga, un onda gigante che si infranse lasciando detriti e lamiere.
Questa è la casa dei randagi, gente senza nome, senza identità, cresciuta in questi vicoli labirintici, formati da plastica lamiera sporcizia e dolore,con i piedi impolverati e le facce rugose, signori assoluti dell’arrangiarsi,della sopravvivenza, sorrisi e cicatrici, mentre si muovo alla ricerca di cibo, come antichi cacciatori nella foresta, sotto lo sguardo minaccioso di quello smisurato totem che era la città.
Il piccolo profeta aveva ragione, questo era l’inizio della fine, l’umanità non assomigliava piu a nulla dei miei ricordi infantili, niente piu estati al mare, fumate e schitarrate, pomiciate sotto la luna, mentre i signori partivano per lo spazio, alla ricerca di nuove colonie, i resti di noi vivono cosi, come capitava, inventando ogni giorno nuovi modi per andare avanti.
Mi buco il piede con una lattina, mi accorgo di non avere le scarpe, mi avevano rubato anche quelle, e cosi sporco e trasandato, ero esattamente come loro, non venivo notato da nessuno, perfettamente integrato, e senza le mie mani robotiche, con questi moncherini pietosi, potevo persino essere scambiato per un mendicante. La mia vita non era in pericolo.
Cosi lontano dal club di doraimon, dalla mia televisione, ero tornato alle origini, fra la gente che piu mi somiglia, la pelle arroventata di chi trasporta pesi sotto il sole, le urla dei bambini che giocano in strada, la palla che rotola, l’odore della carne che sfrigola sulla brace.
Un mio amico un giorno mi disse che esistono società segrete che controllano il mondo, io gli risposi che non erano per nulla segrete, perche tutti conoscevano i nomi , i volti e i marchi di queste società, non si erano mai nascoste, avevano continuato a fare tutto alla luce del sole, ma le persone, la massa, era contenta cosi, troppo distratta dalla ricchezza, troppo impegnata nei doveri, cieca nel buio, accecata dalla luce, tutto troppo veloce per riuscire a sfuggire.
Guarda ora come si palesa tutto, quale era il grande piano nascosto, e dimmi se non lo abbiamo sempre saputo.

E se dio non fosse mai esistito , non avremmo mai avuto voglia di imitarlo o rinnegarlo.

Potavamo essere figli del mondo, semplici e genuini, con i nostri difetti certo, ma non certo quello di non lasciare piu speranza, potevamo stare semplicemente insieme, con le nostre contraddizioni, ma senza odio, la giusta competizione, senza pistole, braccio contro braccio, testa contro testa, senza vigliaccherie, senza coinvolgere tutti e tutto, ci potevamo anche odiare al limite, ma senza morti.

Abbiamo perso il rispetto.

La voce del bambino profeta risuona nella mia testa, ancora e ancora, fino a non riuscire piu a pensare ad altro, il mio stesso modo di pensare è cambiato, mi ha cambiato guardarlo negli occhi, è solo un bambino, ma porta con se tutta la saggezza persa di questo mondo malato.

Il vecchio rasta non è arrivato qua per caso, nulla è successo per caso, è tutto frutto di una volontà, una volontà piu in alto di me, cosi in alto da vedere ogni particolare ben definito, conoscere l’insieme del quadro finale, è non sono i grandi commercianti, non sono i politici, non è nessuna forma di potere terreno.


Mi volto un ultima volta indietro pensando al piccolo jimmy e al suo amico dante,persi per le vie dei randagi, che jah li protegga, ora ho capito in mezzo a tutta questa confusione cosa devo fare, e per la prima volta nella vita, mi sono chiare tante cose che non riuscirei nemmeno a spiegare.

Chiudo gli occhi per un secondo e mando giu il magone. Addio babylon, io torno a casa mia.

domenica 10 maggio 2009

testa g1rs 2.1

l'acqua è vapore

la terra e secca

la gola npn puo gridare

il fumo soffoca

le nuvole negli occhi

i cavi sotto la pelle

il silicio tra i denti

amaro e amare

dove solo il silenzio

dove sono ora.

dove nessuno è più.

sabato 21 marzo 2009

Submachine 5
Submachine 5

giovedì 5 marzo 2009

RASTA BLASTA- IL PROFETA FRA LE LAMIERE



Mi ritrovo a tossire forte, in mezzo a i gas e il fumo di questa landa di disperati.
Ecatombe, il mostruoso robot del piccolo dante si e spento, proprio all'ingresso di questa baraccopoli smisurata, alle porte della disperazione umana.
fuori dalla citta, i disperati avevano ammucchiato lamiere su lamiere, per ripararsi dagli anni che avrebbero passato sul confine, in attesa di poter entrare nella city, li sotto avrebbero passato tutta la vita, e oggi si vedono i risultati.
da fuori sembra la corazza di una tartaruga gigantesca, arrugginita, nello strisciare fino al confine, morta sotto il sole, senza acqua, priva di forse, con la sola speranza di sperare.
il robot ci ha mollati qui e poi si è spento, i ragazzini sono spariti, mi hanno lasciato in mezzo ad un mercato, dove per chissà quale motivo, qualcuno mi ha raccolto e curato, qualcuno di stranamente sensibile e caritatevole, qualcuno che ha avuto pietà di questo povero vecchio rasta.
ovviamente mi hanno rubato le mani robotiche , e con i moncherini cerco di rullare un po d'erba trovata in un sacchetto vicino a me, faccio pena, ma e troppo tempo che il vecchio rasta non assapora un po della sua ganja.
due mani si avvicinano e mi aiutano, sono mani piccole, mani di un ragazzino, nascosto tra gli stracci che lo ricoprono si intravedono gli occhi, mi sta guardando con incredibile tenerezza, ed io lo lascio fare, anche se sento il peso di quello sguardo.
deve essere lui che mi ha curato, dentro la sua baracca di lamiere, con acqua pulita, mi ha lavato le ferite, ed ora sta pressando l'erba nella pipa e me la porge ed inizia a parlare.

abbiamo affidato tutto noi stessi alle macchine, e ne abbiamo pagato il costo piu caro.

un tempo pioveva anche dove non piove, e l'acqua era tutto per noi, il nostro amore, la nostra paura, la nostra vita.
avevamo giochi e sorrisi, e avevamo un disperato bisogno di stare insieme, di sentire l'unione, la festa, la famiglia.
stare troppo tempo da soli ci ha convinti di essere soli, ci siamo conviti di avere tutto a portata di mano, ci siamo convinti che potevamo fare a meno di tutto.
ignorando si diventa ignoranti e insensibili, una volta che non si sente e non si avverte ci si perde, e la capacita naturale di ritrovare la strada, si e smarrita nella genetica, e nella convinzione di essere dio.

stiamo pagando il prezzo piu alto rasta, per aver dimenticato cosa in fondo ,semplicemente ci rendeva felici, abbiamo sempre avuto tutto sottomano, finche non l'abbiamo lasciato andare.

non ci puo essere un lieto fine alla nostra storia ora, se non facciamo di tutto per riafferrare il perduto, l'unica dinamica possibile, è accettare il fatto che noi non siamo dio, ma siamo la sua volontà casuale.

nella rete ci sono portali che si sono aperti, le energie di altri mondi sono confluite in un unica grande rete e presto ne vedremo le conseguenze, il lancio di dadi che si trasforma in risultato, ma a noi piccoli esseri non e dato capire piu di questo, perche abbiamo ancora il compito di preoccuparci delle cose basilari, le uniche che abbiamo trascurato, che abbiamo abbandonato, e che ci hanno reso ciechi.

ora apri gli occhi rasta, la fine e solo iniziata.

venerdì 13 febbraio 2009

..

dicono che sia inutile parlare al vento. Parole sprecate, dicono. Come quando ti metti a fare i buchi nell'acqua o a cercare l'ago nel pagliaio, oppure a prendere la cruna dell'ago - se lo hai trovato - e a farci passare un cammello. Che poi se il cammello ci passa per questa cazzo di cruna, allora non è vero che sono parole sprecate.

parallele

flussi di luce blu nel buio della statale 54. Sono in viaggio a piedi, verso Cheeba, da circa un'ora...
proiezioni come lampi di luce di futuri possibili come io fra tre anni tornato a zion, vita da impiegato sfigato ma serio rapper undergroud. Oppure io che rimango a Babilonia, sempre tra tre anni, con più soldi in tasca e la dipendenza da coca. Oppure a Monaco, a imparare il tedesco col mio amico Bidmann, o a Parigi a fare gli invii, oppure a Madrid con S, o ancora a Amsterdam dalla tipa di Mypengo, Stoccolma tra le braccia di K, a Dublino o a Barcellona a sgamare i trick sul traffico. Ogni linea ha una sua consistenza ed un suo colore, come fosse la conseguenza di una storia già scritta, e a pensarci bene, mi pare di vedere che le linee vanno ad intrecciarsi a lampi di luci, e questi lampi di luce che si sflaldano per rifondersi, raggi di luce verde supersonico e giallo canarino, blu elettrico e rosso vermiglio. Un altra vita io che scrivo il mio destino, io che gioco ad indovinare il mio futuro da qui a tre anni, perso nella follia della messa in scena delle mie storie.

un po' come quando ti sembra che le cose accadano da se

mercoledì 4 febbraio 2009

pioggia acida


Di quei tempi stavo dentro il trip de denaro. Alla ricerca di nuove svolte dentro il cuore del traffico, perso nei trip dei budget e dei numeri. Quando ad un certo punto giras mi disse di una certa S, ed io, che avevo a che fare con un'altra S, cominiciai a domandarmi sulle coincidenze. E si perchè la S con cui avevo a che fare, aveva a che fare con due D, di cui uno ero io. Insomma ero parte di un quadrato di due coppie omologhe: S vs S, D vs D; oppure S1 e D1, S2 e D2.

L'ispettore Tib invece continuava la vita di sempre. Turni massacranti in giro con la volante, e ritmi sonno veglia continuamente capovolti.
- Bene allora me ve vado, fa lei.
- Si, dai. Tanto poi..poi ci sentiamo, risponde lui.
Sanno che questa volta non si rivdranno più. Lei si è stancata di perdonarlo ma non è riuscita neanche a trasferirsi a Milano. Neanche qui c'è lavoro per lei. Lui invece non si è mai sentito legato, da quando ha assaporato la vita da single adulto, e libero, non ha mai avuto davvvero bisogno di lei. Quindi si separano e ognuno per la sua strada. Sotto questa pioggia che puzza di metano.

I miei ragazzi ora sono tutti grandi, forse qualcuno di loro lavora in una web company come me prima di lui. Lontani i tempi del gioco di PacMan. I consumer di ieri sono i markettari di oggi. E più hanno il cervello fuso più rendono creativa la web economy. Ah, bei tempi quelli delle guerre al locale di Doraemon, e delle passeggiate verso Midname..I consumer di oggi si fanno di cristalli di crack davanti ai cloni di Rejicard e Van basten, oppure i filmini reloaded di Edvige Fenech. Il trash insomma spopola un po' e questo gusto retrò si porta appresso anche qualche paninaro milanese che parla di figa.
- E figa..settimana prossima vado a sciare con la Titty ed il Giampy, tu che fai?Magari si fa una bella ammucchiata, dice l'operaio specializzato.
- Ma vaffanculo va..la settimana prossima vado in SVIZ ZE RA, risponde la guardia.


Che poi non è che cambiò molto quando DiPietro diventò il nuovo duce. La vita continuava normale.