martedì 22 aprile 2008

ombre rosse: il traghettatore

Guidai circospetto tra le vie dell’Esquilino. La mia auto non aveva contrassegni, potevo essere scambiato per un esecutivo ed essere assaltato da una gang di giovani figli di papà. Raggiunsi il locale e parcheggiai in terza fila, davanti alla rampa per disabili. Un mendicante in doppiopetto mi si avvicinò farfugliando qualcosa, ma lo scansai bruscamente dirigendomi verso l’entrata del locale. Era un pub come tanti, in stile esotico, colorato e semideserto a quell’ora. Chiamai una cameriera, e mostrai la foto del mio uomo. La filippina mi fece un vago cenno di assenso, una mezza smorfia, poi si voltò ancheggiando e si allontanò. Simpatica, pensai. Mi avvicinai al banco ed ordinai una birra al bar-man che si riposava appoggiato su un fianco. Mi getto il boccale davanti sbadigliando. Allungai la foto sotto il suo naso, e l’infaticabile ed entusiasta lavoratore mi indicò un angolo in fondo al locale.
Il tavolo era deserto. Un bicchiere di latte quasi vuoto aspettava una mano che lo riportasse a casa dopo il lavoro. Briciole di pane e tovagliolini sporchi erano meno ansiosi. Mi lasciai scivolare sulla panca sorseggiando la mia birra. Un’altra cameriera filippina si avvicinò con un vassoio vuoto e cominciò a sparecchiare. Mostrai la foto anche a lei.
– “ E’ stato qui? “-, chiesi educatamente.
- “ Si, “, disse lei masticando parole e chewingum, -“, stamattina, cioè, un paio di ore fa.”-
La lasciai andar via, assaggiai la mia bionda lasciando gli occhi adagiati sul suo culo magro, poi mi sgranchii le dita e mi avvicinai al terminale.
La tastiera si estraeva dal tavolo, il monitor era appeso ad una doppia catenella che scendeva dal soffitto. Il sistema non era stato neanche chiuso. Frettoloso o sbadato il mio uomo? Aprii la cronologia e cominciai ad esaminare le pagine visitate quel giorno. L’ultima era il forum con il messaggio. Cliccai e mi ritrovai nella stessa homepage di prima. Mi loggai nuovamente e tornai a visualizzare quel messaggio.
Il Traghettatore chi era? Cosa significavano quei numeri?
Mi resi improvvisamente conto che non avevo letto il contenuto del tag principale, quello inserito da Gio98. Il titolo diceva la via, la vita, la verità, ma nel messaggio non c’era scritto nulla. E poi c’era quella risposta del traghettatore. La via, la vita, la verità.
Impostai una ricerca su tutti i messaggi inseriti dal programmatore della Shortcode e mi ritrovai con una bella lista. Erano per lo più discussioni sui linguaggi di programmazione, dispute nelle quali lui perorava le sue opinioni. Il nostro ragazzo litigava spesso con una certa Ada Lovelace, ammirava un certo Zero, e sosteneva la superiorità dello Sheed11 su tutti gli altri linguaggi. Ma c’erano anche messaggi offtopic, sui temi più disparati.
Feci lo stesso con il Traghettatore ed ottenni una lista di pochi punti. Aprii il primo messaggio e mi ritrovai con una citazione tra il religioso e il filosofico cha parlava di raggiungere l’Essere e staccarsi dal nulla. Gli utenti avevano risposto in vario modo a questo messaggio, con insulti espliciti e con irriverenti argomentazioni. Aveva risposto anche Gio98, scrivendo “ La più corretta definizione dell’uomo è : una certa nozione intellettuale che si forma di continuo nello spazio infinitesimale della rete. “. Mah, diedi un bell’affondo alla mia birra.
Il secondo tag del traghettatore parlava di eternità come prerogativa di Dio e di misurabilità dell’eternità e quindi di Dio. Un tipo interessante, pensai senza capire dove mi stesse portando questa ricerca. Questa volta Gio98 aveva scritto qualcosa tipo che l’eternità non era altro che un codice ben scritto, un’architettura di funzioni e variabili, istruzioni e strutture interpretabili. In pochi altri avevano risposto. Al terzo messaggio del traghettatore aveva risposto solo lui. Il messaggio riportava questa volta una citazione di S. Agostino, “ Tali pensieri meditava il mio misero cuore, oppresso dai più tormentosi affanni, per paura di dover morire prima di avere scoperto la verità. “, alla quale Gio98 aggiungeva che forse la morte non era altro che una migrazione, una transumanazione, una compenetrazione tra dati-essenze in un codice sorgente più grande. In una controrisposta il traghettatore scriveva che come tutte le sequenze di dati-essenze, più in fretta sarebbe diventato quello che poteva essere, e più in fretta sarebbe andato verso l’eternità e verso il non essere. Diamine, non ci stavo capendo veramente un cazzo!
Diedi un affondo alla birra e mi accesi una sigaretta. Mi sembravano discorsi da drogati più che da ingegneri informatici e liceali secchioni.
L’ora di pranzo era già passata da un pezzo, ed io non avevo messo nulla sotto i denti. Diedi un occhiata al menù e chiamai la cameriera di prima. Ordinai un paio di spiedini di pollo ed un’altra birra. Una nuova e più approndita sbirciatina al suo culo, poi tornai a guardare lo schermo.
C’era una ulteriore risposta a quell’ultima follia. “ Oltrepasserò anche questo limite della natura, innalzandomi per gradi fino a Colui che mi ha creato. E giungerò ai campi e agli ampi palazzi dei miei ricordi. “, scriveva Gio98 citando questa volta lui un santo.
Belle parole cazzo, mi ero quasi commosso, ma la mia pista si stava rivelando un vicolo cieco!
Non c’era nient’altro da leggere, non mi veniva in mente nulla. Non avevo nessun indizio sul perché un programmatore di una nota casa di software fosse sparito improvvisamente nel nulla. Nulla tranne farneticazioni filosofiche!
Appoggiai la schiena al muro e mi lasciai andare. Chiusi gli occhi. Forse mi addormentai per qualche istante, forse semplicemente lasciai scivolare i pensieri giù per l’esofago, e non so se fu il tonfo che sentì nello stomaco vuoto, oppure il rumore prodotto dall’esplosione della bomba di chewingum che la gentile signora orientale aveva prodotto, a riportarmi dentro al bar e dentro me stesso. Aprii gli occhi su un piatto di pezzettini di silicone che si spacciavano per pollo infilzati in un lungo ferro da calza arrugginito.



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