giovedì 24 aprile 2008

gio98 cerca il suo amico

<.head> gio98 piange il suo amico <./head>
if gio98=luce verde then go to :\\A
Var=A (
Non riesco a lavorare. Sono qui nel mio ufficio, seduto alla mia scrivania, alveare 102 sezione quarta del tredicesimo piano della Shortcode, ma è come se fossi lontano anni luce. La mia mente percorre i verdi campi binari alla ricerca di tracce, alla ricerca di ricordi, alla ricerca di voci, alla ricerca di link e trashed files, alla ricerca di vita. Qui ci occupiamo della gestione e dell'implementazione della matrice che gestisce le transazioni di denaro on line, canali ufficiali e meno, non stiamo a sottilizzare sull'origine dei capitali, tanto meno sulla destinazione visto che tratteniamo una buona percentuale su ogni passaggio di mano. Oggi però proprio non riesco a concentrarmi sul lavoro. Il programma di monitoring rimane ben ridotto ad un esistenza marginale in fondo al mio schermo ed in un angolo della mia mente. I miei occhi sono sbarrati, chiusi su questo mondo, aperti sulla rete infinita. I miei occhi sono bagnati di pianto. Il mio migliore amico è morto, esploso, volatilizzato, ridotto a brandelli in uno scontro clandestino tra hacker. Roba da sottobosco, roba da emarginati semidei digitali. Uno dei miei seekerprogs mi lancia un segnale da un server norvegese, ha trovato una traccia. Mi tuffo, vado a controllare.
) end.
then go to :\\B
else go to :\\END
if gio98=luce rossa go to C
c: if gio98 is 1 then ( una successione infinita di informazioni vuote e tracce inutili, tutte le futilità del mondo scorrono tra le mie dita, parole e immagini, video e suoni, un'umanità polverizzata in frammenti di vuoto e freddo nulla, la nuova frontiera è un deserto, io sono un deserto, eppure scavo e scavo tra piramidi di numeri e contatti sinaptici, scavo alla ricerca del mio amico m@n-u, il gelo mi entra nelle ossa, sento che i miei nervi sono giunti al limite del sopportabile ed il mio sangue è sufficentemente saturo di stimolanti, piaghe sulla pelle bianca, unghie rotte e stomaco vuoto, eppure continuo a scavare, io senza il mio amico sono come un codice binario univoco, io senza il mio amico sono solo, io senza il mio amico sono spento )
Var=B (
Il trillo del telefono mi scava nel cervello come un verme, cinque dieci infiniti secondi, poi spalanco gli occhi ed interrompo il collegamento. Accendo la comunicazione. -" Signor Bacus, non vorrei disturbarla sa, ma qui noi lavoriamo!", mi fa il team manager del reparto RISK, -" Ho da darle un compito importante, le sto inviando il file con i dati di un conto particolarmente interessante per noi, dovrebbe inserire un WaTCH che monitori costantemente che tutto proceda senza intoppi, grosse cifre transiteranno e noi dobbiamo assicurarci che trovino la strada aperta e che nessun bandito si nasconda dietro l'angolo. Se ha difficoltà mi chiami. "- Come se possa fregarmene un cazzo di pulire le strade. Devo capire chi cazzo era quel ragazzino e come ha fatto a friggere il mio amico. Mi risulta che quel Merlin fosse una mezza sega, il padre è un pezzo grosso, o almeno lo era, ma il figlio non è un cazzo di nessuno! Ho lanciato diversi tracciatori per pescare quel verme, ma si è camuffato bene. Al suono della campana è come se il suo IP si fosse moltiplicato, e subito dopo avere lanciato l'attacco che ha fritto
m@n-u sia scomparso nel nulla. Eppure lui era lì, io ero lì. L'ho visto sbavare con gli occhi sbarrati e quel sorriso maledetto sul volto. Poi è scoppiato l'inferno nel locale di Doraimon, e l'hanno portato via che ancora sorrideva. Eppure. Eppure io stavo seguendo l'incontro in parallelo, e l'ho visto, l'ho visto dissolversi nel nulla, eppure... Eppure era ovunque nella rete, intorno a me e dentro di me. E' come se per un breve istante la sua essenza avvesse fuso in un tutt'uno multiplo e consapevole l'universo informatizzato. Ed io ho avuto paura. Ora attenderò, attenderò che uno dei miei vermetti mi peschi il pesce, ed allora forse morirò anch'io. Ma non importa, non mi importa.
Un blip mi avvisa che è arrivato il file da parte del mio capo. Lo apro come per un riflesso condizionato, ed inizio a scorrere i dati. La società in questione ha le mani in pasta in vari aspetti del business, alcuni di questi aspetti prendono il sole, altri si nascondono nell'ombra, grossi capitali accumulati in fretta e depositati in un DB che ci vorrebbe la bomba atomica per aprirlo, gliel'abbiamo venduto noi il codice sorgente, e c'è anche il mio sudore tra i mattoncini . Pancam, sede legale nella stazione orbitante LuxuryLuxemburg1, due sedi periferiche, una qui a Roma ed un'altra nella City, capitale sociale detenuto per il 51% da una società terza, la Nacmap, con sede nelle isole Cayman, il cui 51% è detenuto dalla Manpac, sede in Arrakis ed il restante 49% dalla Anp Mac sede a Roma. Questi cazzo di ricchi figli di puttana si passano la palla di mano in mano, e ad ogni passaggio la palla diventa più grossa. Gli faccio un'autostrada cazzo, con l'asfalto lucido e splendente!
Un msg istantaneo. Qualcuno ha risposto ad un mio tag sul forum della Legion of Doom. Il Traghettatore scrive : " Tali pensieri meditava il mio misero cuore, oppresso dai più tormentosi affanni, per paura di dover morire prima di avere scoperto la verità.". Mi loggo per rispondergli.
) end.
c: if gio98 is 0 then ( io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere io mi lascio cadere nella polvere e poi lascio la polvere cadere )
END.


Rasta Blasta: incontro fortunato




Sono passati sei mesi da quando ho fatto fuori quei poliziotti al locale di Doraimon, sei mesi sono sufficienti a farti rientrare nel giro sbagliato.
Sono tornato in questo quartiere dimenticato e corroso, solo perché non saprei dove altro andare, con le guardie alle costole come pitbull feroci.
I palazzi di Spinaceto sono stati distrutti nella guerra di confine, quando la città si chiuse, e crearono il muro.
La città si chiuse perchè non poteva più contenere gente, e la gente sembrava come uno sciame di cavallette infuriato, invasato, del tutto impazzito.
Cazzo quanto ero giovane a quell’epoca , fumavo il doppio della ganja e sorridevo sempre, non me ne fregava un cazzo della strada, di elemosinare in metro, avevo sempre quel che mi serviva, e all’occorrenza, potevo sempre menare le mani.
Oggi mi ritrovo per queste vie che sono così cambiate, le strade distrutte, tutto in macerie, solo al limitare del muro ci sono i militari, e dall’altra parte i randagi, che imprecano e urlano di voler entrare.
Chissà quanta gente sarà morta qui, le case vuote fanno paura, e spero che da qualche parte ci sia ancora qualcuno dei miei vecchi amici.
Mi avvicino al vecchio market, si sente uno strano rumore metallico, seguito da delle botte assurde contro i muri, potrebbero essere dei militari fascisti che si esercitano, ma la musica che sento, è un po’ strana per dei militari.
Mi affaccio cercando di non far rumore ,fra i carrelli della spesa sparsi su tutto l’ingresso, dentro si vede un fottutissimo robot che sta prendendo a pugni una colonna, un altro ragazzino se lo guarda tutto compiaciuto, mentre nel market risuona un pezzo di Barry convex niente male.
Scoppio a ridere, pensando che se i militari vedessero questa scena, non perderebbero occasione per sparargli contro.
Decido di farmi notare, Rasta Blasta non è un cane, non lascia due ragazzini in un pericolo cosi grande, Rasta sta invecchiando, e ora capisce bene certe cose, non sempre, ma avvolte si.
Mentre entro nel market, mi accorgo che l’altro ragazzino che guida l’esoscheletro, mi ha notato, si guardano impauriti, chiacchierano tra loro, e decidono di scappare, ma qualcosa non funziona nel robot, e cade a terra, forse inciampato nel pavimento andato in rovina.
Corro in aiuto facendomi largo fra i carrelli, mentre l’altro ragazzino si fa prendere dal panico,e per tutte le cazzo di sfighe del mondo, arrivano pure i militari.
Rasta ha sempre la testa annebbiata dalla ganja, ma non oggi, sono tre giorni che non trovo da fumare, e la mia testa e rabbiosa e schizzante, corro verso il ragazzino che urla, lo prendo e lo nascondo dietro il robot, poi cerco di sfilare l’altro, anche se devo fargli un po’ male, i militari entrano nel market e urlano le solite stronzate da militare, devo portare i ragazzi lontano da qui senza farmi vedere, chiedo ad uno dei due se il robot ha armi, ma al risposta è negativa, la musica ad alto volume distrae i soldati, ma presto ci scopriranno, devo trovare una soluzione all’istante, non ho nessuna possibilità di fuga, non so che fare, mi sale il sangue alla testa, inizio a sudare, non vedo, non vedo più nulla, non…….
Quando mi riprendo, i ragazzini sono stretti in un angolo, abbracciati e pieni di sangue, ma vivi, i militari sono invece tutti morti, le loro braccia sono state staccate con violenza, i loro corpi martoriati da colpi disumani.
Mi avvicino a i ragazzi e gli chiedo se va tutto bene, ma non rispondono, si limitano a tremare ed a indicarmi alle mie spalle, cosa ha fatto tutto quel macello.
Il robot, sta in piedi per conto suo, con quella mole impressionante di acciaio e pistoni idraulici, mi sento affascinato da quella visione, cosi maestoso e possente, ricoperto dal sangue del nemico.
Mi volto di nuovo verso i due ragazzini.

“come vi chiamate?”

“io jimmy, lui è Dante il padrone di Ecatombe.

“Ecatombe è? È un nome bellissimo, dai alzatevi dobbiamo andarcene prima che arrivano altri fascisti. Io sono Rasta Blasta, e oggi è il vostro giorno fortunato.

mercoledì 23 aprile 2008

ECATOMBE



Il rap, la CNN del ghetto, sintonizzo la radio di Ecatombe, il mio personalissimo esoscheletro sù Radio Arrakis, dove le notizie dei bassi fondi vengono raccontate senza i filtri dei piani alti.
Mi piace tenermi informato, un giorno farò uscire dal garage Ecatombe, con tutte le funzioni attive, sono cinque anni che ci lavoro sopra, dal primo liceo praticamente, assemblato con tutto quello che potevo raccattare in giro, barattare, comprare o rubare.
La mia passione per i robot da guerra è l’unico residuo che ho di mio padre, morto nelle guerre di confine quando ero piccolo, lo scheletro di Ecatombe è l’unica cosa che mi ha lasciato, l’unico ricordo che ho di quel soldato morto.
Quando ero più piccolo avevo paura di questa ferraglia, ma presto iniziai ad appassionarmi alla meccanica e alla programmazione di software da combattimento, e avendo l’occasione di poterci lavorare sopra, mi misi a ricomporre l’esoscheletro che avevo in garage.
In guerra questo tipo di robot è provvisto di armi formidabili che io non sono riuscito a recuperare, e sistemi di accelerazione che non si possono replicare senza sostanziosi fondi, ma con la pazienza e con la passione, sono riuscito ad assemblarlo al meglio.
Un giorno uscirò da questo garage e diventerò uno di quei mercenari che affrontano missioni pericolose, o un agente speciale della Droidmeccana, guidando Ecatombe, mi conquisterò la fama di spietato killer, e avrò le donne più belle del mondo, aiuterò sempre i più deboli, ma non come fa la polizia, io lo farò sul serio, diventerò un supereroe mercenario agente speciale, e annienterò ogni nemico con la mia astuzia e la potenza di Ecatombe.
Radio arrakis parla nella testa del mio robot, che dorme in attesa del gran giorno, io saldo i suoi circuiti sognando che arrivi presto, cosi più nessuno potrà prendersi gioco di me, nemmeno Lana, che con i suoi occhietti dolci mette a terra ogni ragazzino stupido, impressionerò anche lei, con le mie straordinarie armi d’attacco.

martedì 22 aprile 2008

ombre rosse: il traghettatore

Guidai circospetto tra le vie dell’Esquilino. La mia auto non aveva contrassegni, potevo essere scambiato per un esecutivo ed essere assaltato da una gang di giovani figli di papà. Raggiunsi il locale e parcheggiai in terza fila, davanti alla rampa per disabili. Un mendicante in doppiopetto mi si avvicinò farfugliando qualcosa, ma lo scansai bruscamente dirigendomi verso l’entrata del locale. Era un pub come tanti, in stile esotico, colorato e semideserto a quell’ora. Chiamai una cameriera, e mostrai la foto del mio uomo. La filippina mi fece un vago cenno di assenso, una mezza smorfia, poi si voltò ancheggiando e si allontanò. Simpatica, pensai. Mi avvicinai al banco ed ordinai una birra al bar-man che si riposava appoggiato su un fianco. Mi getto il boccale davanti sbadigliando. Allungai la foto sotto il suo naso, e l’infaticabile ed entusiasta lavoratore mi indicò un angolo in fondo al locale.
Il tavolo era deserto. Un bicchiere di latte quasi vuoto aspettava una mano che lo riportasse a casa dopo il lavoro. Briciole di pane e tovagliolini sporchi erano meno ansiosi. Mi lasciai scivolare sulla panca sorseggiando la mia birra. Un’altra cameriera filippina si avvicinò con un vassoio vuoto e cominciò a sparecchiare. Mostrai la foto anche a lei.
– “ E’ stato qui? “-, chiesi educatamente.
- “ Si, “, disse lei masticando parole e chewingum, -“, stamattina, cioè, un paio di ore fa.”-
La lasciai andar via, assaggiai la mia bionda lasciando gli occhi adagiati sul suo culo magro, poi mi sgranchii le dita e mi avvicinai al terminale.
La tastiera si estraeva dal tavolo, il monitor era appeso ad una doppia catenella che scendeva dal soffitto. Il sistema non era stato neanche chiuso. Frettoloso o sbadato il mio uomo? Aprii la cronologia e cominciai ad esaminare le pagine visitate quel giorno. L’ultima era il forum con il messaggio. Cliccai e mi ritrovai nella stessa homepage di prima. Mi loggai nuovamente e tornai a visualizzare quel messaggio.
Il Traghettatore chi era? Cosa significavano quei numeri?
Mi resi improvvisamente conto che non avevo letto il contenuto del tag principale, quello inserito da Gio98. Il titolo diceva la via, la vita, la verità, ma nel messaggio non c’era scritto nulla. E poi c’era quella risposta del traghettatore. La via, la vita, la verità.
Impostai una ricerca su tutti i messaggi inseriti dal programmatore della Shortcode e mi ritrovai con una bella lista. Erano per lo più discussioni sui linguaggi di programmazione, dispute nelle quali lui perorava le sue opinioni. Il nostro ragazzo litigava spesso con una certa Ada Lovelace, ammirava un certo Zero, e sosteneva la superiorità dello Sheed11 su tutti gli altri linguaggi. Ma c’erano anche messaggi offtopic, sui temi più disparati.
Feci lo stesso con il Traghettatore ed ottenni una lista di pochi punti. Aprii il primo messaggio e mi ritrovai con una citazione tra il religioso e il filosofico cha parlava di raggiungere l’Essere e staccarsi dal nulla. Gli utenti avevano risposto in vario modo a questo messaggio, con insulti espliciti e con irriverenti argomentazioni. Aveva risposto anche Gio98, scrivendo “ La più corretta definizione dell’uomo è : una certa nozione intellettuale che si forma di continuo nello spazio infinitesimale della rete. “. Mah, diedi un bell’affondo alla mia birra.
Il secondo tag del traghettatore parlava di eternità come prerogativa di Dio e di misurabilità dell’eternità e quindi di Dio. Un tipo interessante, pensai senza capire dove mi stesse portando questa ricerca. Questa volta Gio98 aveva scritto qualcosa tipo che l’eternità non era altro che un codice ben scritto, un’architettura di funzioni e variabili, istruzioni e strutture interpretabili. In pochi altri avevano risposto. Al terzo messaggio del traghettatore aveva risposto solo lui. Il messaggio riportava questa volta una citazione di S. Agostino, “ Tali pensieri meditava il mio misero cuore, oppresso dai più tormentosi affanni, per paura di dover morire prima di avere scoperto la verità. “, alla quale Gio98 aggiungeva che forse la morte non era altro che una migrazione, una transumanazione, una compenetrazione tra dati-essenze in un codice sorgente più grande. In una controrisposta il traghettatore scriveva che come tutte le sequenze di dati-essenze, più in fretta sarebbe diventato quello che poteva essere, e più in fretta sarebbe andato verso l’eternità e verso il non essere. Diamine, non ci stavo capendo veramente un cazzo!
Diedi un affondo alla birra e mi accesi una sigaretta. Mi sembravano discorsi da drogati più che da ingegneri informatici e liceali secchioni.
L’ora di pranzo era già passata da un pezzo, ed io non avevo messo nulla sotto i denti. Diedi un occhiata al menù e chiamai la cameriera di prima. Ordinai un paio di spiedini di pollo ed un’altra birra. Una nuova e più approndita sbirciatina al suo culo, poi tornai a guardare lo schermo.
C’era una ulteriore risposta a quell’ultima follia. “ Oltrepasserò anche questo limite della natura, innalzandomi per gradi fino a Colui che mi ha creato. E giungerò ai campi e agli ampi palazzi dei miei ricordi. “, scriveva Gio98 citando questa volta lui un santo.
Belle parole cazzo, mi ero quasi commosso, ma la mia pista si stava rivelando un vicolo cieco!
Non c’era nient’altro da leggere, non mi veniva in mente nulla. Non avevo nessun indizio sul perché un programmatore di una nota casa di software fosse sparito improvvisamente nel nulla. Nulla tranne farneticazioni filosofiche!
Appoggiai la schiena al muro e mi lasciai andare. Chiusi gli occhi. Forse mi addormentai per qualche istante, forse semplicemente lasciai scivolare i pensieri giù per l’esofago, e non so se fu il tonfo che sentì nello stomaco vuoto, oppure il rumore prodotto dall’esplosione della bomba di chewingum che la gentile signora orientale aveva prodotto, a riportarmi dentro al bar e dentro me stesso. Aprii gli occhi su un piatto di pezzettini di silicone che si spacciavano per pollo infilzati in un lungo ferro da calza arrugginito.



lunedì 21 aprile 2008

RASTA BLASTA


La fogna tappata sbocca dal tombino come una fontana impazzita,la merda raggiunge il soffitto e l’aria è satura all’inverosimile di gas, devo uscire di qui o riuscire a stapparla.
Sono entrato al cesso per farmi un cannone nel momento di pausa, quando quel boato mi ha fatto cadere dalla tazza.
Doraimon non fa storie se fumo nel cesso, ma non vuole che i clienti mi vedano, dice che non è serio per un buttafuori fumarsi le canne, non è professionale, ma diceva la stessa cosa dei tatuaggi e dei dred che mi arrivano al culo, certo che al cesso mi sento più tranquillo, stacco un po’ da quella marmaglia di fighette che riempie il locale, poi stasera ci sono pure quelle troiate di sfide tra eunuchi di dodici anni, che si credono hacker o craker o stronzate simili.
Al caro rasta blasta, serve solo ganja e topa, e qualche coatto da malmenare, con il tempo ho dovuto cambiarmi le mani, entrambe, per via delle lesioni alle ossa, e di menare con le armi poco mi piace, al vecchio rasta blasta piace sviolinare ginocchiate e pugni, e non piace la morale del cazzo, è solo piacere, e poi avere le mani robot, mi fa sentire come mazinga.
Mi ritrovo sporco e puzzolente,pieno della merda schizzata fuori a pressione, ma non è una novità, da quando vivo nello scantinato di doraimon profumo più del solito, certo lavorare è bello, mi piace, ma prima mi sentivo più libero, quando vagavo per la città a cercarmi da bere, mannaggia la mia mania di menare le mani, sempre a fare a botte, è normale che poi la gente ti fa lavorare, ti dice dai, vieni, ti do un lavoro, devi solo menare alla gente, ed io che faccio? La strada è bella, ma anche le puttane di doraimon sono belle, e poi la ganja, o si, quanta ganja che mi fumo ora, devo solo tenere a bada la clientela cattiva, e poi gli amici di Doraimon mi riempiono di ganja.

“ma che cazzo stai facendo rasta? Hai distrutto il cesso cazzo. Forza vieni di sotto è successo un casino, Marione e Poncho hanno combinato un macello, forza muovi quella merda di culo.”

Oh no! La mia cameretta, qualcuno aveva messo un ciccione in un frullatore e aveva messo alla massima velocità, la mia povera cameretta.

“dammi una mano qui forza, prima che arrivano le guardie, sta volta il questore non si accontenterà della solita mancia, porca puttana Rasta, aiutami con quei pezzetti di lardo fritto.

Mmm lardo fritto, tutta questa storia mi sta mettendo fame, cosi mi abbasso per prendere i pezzetti di lardo fritto e ne assaggio uno. “però, buono”.

Doraimon ritorna su per governare la storia, tra un po’ la polizia vorrà sapere da lui cosa è successo, ma io non posso farmi vedere, troppe volte ho menato pure a loro, e ogni volta finisce male.
Nella stanza è rimasto solo un ragazzino magro come un randagio, che piange su i resti del ciccione,mi avvicino e lo tiro su da terra.

“che fai piangi?”

“il..il…il mio amico è….”

“a si, il tuo amico, era veramente buono, dai dammi una mano che devo sbrigarmi, vuoi fare un tiro?”

Amico mio con la faccia da pizza




luce verde
"Hey Manuel, guarda cosa ho trovato?", grido a quel cicciabombo del mio compagno di banco che sta rovistando dall'altro lato della catasta. " Un terminale periferico, con la scheda di rete ancora infilata nel culo!". Il mio amico urla per la gioia e si precipita rotolando verso di me.

luce rossa
mi fa tanto male la testa, la mia testa fa tanto male, mamma chiama il dottore, ho preso una pasticca ieri sera, una piccola pasticca gialla e blu, mamma mia non la prendo più, una piccola pasticca gialla e blu, il dottore oggi non viene, mamma mia ti voglio bene, ho preso una pasticca ieri sera, gialla e blu, mamma mia non lo faccio più

luce verde
usciamo dalla metropolitana e ci dirigiamo verso il chiosco di Marione, Manuel ha una gran fame, è più eccitato del solito perchè è il grande giorno per lui, stasera ci sarà la sfida decisiva giù da Doraimon, la sfida per il titolo di campione, e lui è forte, è troppo forte il mio amico, ha vinto tre volte di seguito il campionato mondiale di Fight 4 Fuffy, e non solo, è proprio forte il mio amico, gli dico " Manu, oggi puzzi più del solito!", lui ride, mi da una spallata e ride, io vado a sbattere contro il distributore di analgesigarri, e mi faccio male, io sono gracile e magro, tanto magro, e forse è per questo che a scuola ci chiamavano Stanlio e Oglio, e ci prendevano per il culo, poi quando siamo stati i primi a craccare il database del liceo tutti in fila a chiedere favori, sti merdosi fichetti del cazzo! Mi rimetto in piedi e corro dietro al mio amico. " Senti un po', ma tu lo conosci già il tipo di stasera? Cioè voglio dire l'hai mai incontrato in qualche chat, o nella net-arena?", " No", mi fa lui, " So solo che è figlio di uno forte, dicono nel forum", e ride, solo che quando ride la faccia gli diventa rossa, e siccome già è rotonda e piena di brufoli e pus, e unta, alla fine sembra una pizza con le gambe! Ne sono passati di anni da quando abbiamo messo la foto di un maiale sul myspace del preside! Ora io ho un buon posto di lavoro, sono un impiegato del reparto sviluppo della Shortcode, e Manuel è un video tester, ora non abbiamo più bisogno di cercare i pezzi nelle discariche, nè di farci le pippe con i siti porno, ora corriamo per la rete, ora siamo Gio98 e
M@n-U

luce rossa
sono spento, senza di te sono spento, mi dicono che esistano infiniti server per infinite porte e che il sacrificio sia la chiave, e che da qualche parte, in qualche stanza, tra le pieghe delle informazioni infinite, ci siano tracce di te, tracce di noi, di quello che eravamo, ed io senza di te sono spento, il traghettatore mi ha indicato la via
luce rossa

domenica 20 aprile 2008

BUCEFALO



Sax se ne stava solo, indossando la sua armatura scintillante ad osservare per l'ultima vola la vastità della rete, i confini che aveva esplorato su più livelli, cavalcando i flussi di dati che balenano nel cielo elettrico del mutaspazio.
lo sguardo di sax era pieno di nostalgia, scrutando i punti di acceso che un tempo lo portarono alle tre torri.
era stato un buon cavaliere Sax, disciplinato e rispettoso, aveva sempre seguito la parola della tricromia come nessun umano aveva mai fatto prima, aveva compiuto missioni pericolose attraverso i mutaportali, attraversando i multi livelli della rete estesa, attraverso l'impossibile, sempre fedele a quella armatura ramata che lo vestiva, cavalcando il fido bucefalo, il cavallo e amico che sempre gli fù vicino.
le tre entità dell'abisso, avevano richiesto a sax, molto più di quello che avrebbe potuto, e nonostante questo, sax aveva sempre portato a termine ogni missione, guidato da prophet o solo, nelle lunghe campali che le tre luci gli imponevano
eppure, adesso tutto sembrava cambiato, sax non godeva più della protezione della tricromia, altri esseri si erano intrufolati nella rete,e stavano conquistando spazio. evidentemente il loro potere si era indebolito, o quello di pacman si era raddoppiato.
Sax fischio per richiamare il suo grande amico, che immancabilmente accorse, bucefalo, il bianco destriero con cui sfidò i mostri digitali di questo universo, attraversando realtà demoniache,e infinite gioie, il manto di bucefalo è il bianco dell'inizio, l'inizio di un nuovo viaggio.
Sax si concesse un ultima carezza a quel meraviglioso esemplare di energia pura, genuina, formata spontaneamente nella rete, con la forma di un cavallo, bucefalo, il fedele compagno di Sax merlin il prode cavaliere verde, che ora piangeva come un bambino commosso.

cYber Chica



Questi dannati cops sono gia sulle mie tracce dannazione. Da quando Sax si è licenziato ed il figlio rinchiuso in quella fottuta torre tricromatica sembra che tutti muoiano dalla voglia di farmi la pelle. Mondo infame. Non riesco neanche più a godermi una sana scopata e ieri sera la mia Chica se ne deve essere accorta che avevo lasciato il portatile acceso mentre me la sbattevo. Eppure tutto sembra tranquillo, netrunner me l'ha confermato. Nessun messaggio sospetto, nessun segno di tradimento, le scommesse continuano come prima e i numeri girano. però. però c'è qualcosa che non quadra. Allora mi connetto filtrando il mio indirizzo IP per una decina di proxy, in realtà mi basterebbe usarne uno solo, quello che uso di solito, quello di quel server indiano a piazza vittorio. Ma questa volta voglio stare sicuro e cambiare percorso. Netrunner, ci sei? andiamo a farci un giretto nella senso rete, dovrai cancellare le mie tracce e assicurarti che io non caschi in qualche miraggio. Ok Giucas, puoi andare tranquillo. Dove andiamo di bello? Te lo dico dopo, se lo sapessi ora potresti fartela sotto lasciarmi scoppiato prima ancora di partire.
Così partiamo in questo viaggio alla rovescia e subito inziano ad intravedersi i primi luoghi, comunità popolate da non morti, una grande massa di sfigati che non hanno i soldi per comprarsi i pezzi di ricambio per vivere dall'alra parte. Rinchiusi in angoli di pochi penta di spazio aspettano che qualche ente caritatevole li rimetta in sesto con protesi di usate. A loro gli infiniti spazi della rete sono preclusi e chiedono l'elemosina a chi, come noi passa sulle loro teste ossute. Superati questi porcili merdosi posso finalmente sono finalmente libero di segnare la meta del viaggio sul mio navigatore, 25 Poseidon. 'Giucas Giucas mi senti? ti sto perdendo, ti sto perdendo dannazione, dove cazzo sei finito?

E mi ritrovo disteso su di un letto disfatto con al centro di una stanza in disordine. Dipinti ad olio di paesaggi campestri sulle pareti. Un grosso televisore nero Akai davanti a me. Sulla sinistra una finestra che da su una piccola serra, ed un vecchio robusto che traffica coi fiori. 'quello che hai fatto non era previsto Giucas, i nostri piani erano che le due piattaforme continuassero a farsi concorrenza per altri mesi. Così facendo hai mandato in fumo trilioni di guadagni, lo sai questo?'
Una morsa alla gola, come un androide che mi spappola le corde vocali. 'E' inutile, fa il vecchio, so già cosa vorresti rispondere. Abbiamo cose più importamti di cui parlare adesso. I federali stanno facendo delle indagini, vogliono risalire la complessa rete di blackbox per avere la prova che 25 Poseidon era proprietaria di pacman già prima che tu avessi quella brillante idea. Per fare uno spezzatino dei nostri capitali e limitare il nostro potere di condizionamento sul 30% del senato di Arrakeen. Mentre io sti sto parlando i federali ti hanno già messo la casa a soqquadro alla ricerca dei tuoi ultimi movimenti finanziari. Ma non preoccuparti, i nostri uomini ti avevano già portato via e lasciato nel retrobottega di doraimon. Vedi quindi di inventarti qualcosa alla svelta, se non vuoi finire anche tu in uno di quei luridi porcili...'

'Baby che ti prende?' il seno di Chica che preme sul mio petto mi riporta di un balzo alla vita reale. Catapultato nell' aldiqua stento a mettere a fuoco i dettagli di quella che in un primo momento credevo fosse la mia stanza da letto. Un poster di Pacman alla mia sinistra mi confonde ancora di più. Dove siamo CHica?devo aver avuto un secondo di blackout. 'Ma come, non ti ricordi? Siamo nel retrobottega di Doraimon..' Capisco, le rispondo. Penso di essermi cacciato in un bel casino, sai? D'un tratto Chica inizia a parlare con la voce del vecchio 'certo che lo so, ma non è il caso di parlarne ora.'

Ombre Rosse: il poliziotto


Ero abbandonato ad un sonno pesante, lontano dal mondo reale, cullato dalle onde d’un sogno cristallino come le acque nelle pubblicità di viaggi in paesi esotici, quando squillò il telefono. Alzai la testa dalla scrivania e mi guardai intorno, intontito. Allungai un braccio e tirai l’apparecchio verso di me. Sollevai la cornetta e l’avvicinai all’orecchio. -“ C’è un incarico per te. Vieni nel mio ufficio.”- Disse una voce dall’altra parte, e riappese. Mi tirai su ed appoggiai la schiena alla sedia. Presi una lattina di birra superstite e bevvi un sorso, quindi svuotai il posacenere pieno nel cestino della carta straccia e mi accesi una sigaretta.
Ero solo, nell’ufficio che dividevo con altri tre colleghi e pile di carte con più giorni di servizio di noi quattro messi insieme. Un’altra notte passata in quel posto squallido, in compagnia dell’individuo squallido che ero. Era da tempo ormai che non tornavo a casa. Del resto non vedevo nessun buon motivo per tornare al mio focolare, e molti motivi per starne alla larga. Mia moglie aveva smesso anche di chiamarmi.
Cercai di alzarmi in piedi ma dovetti appoggiare entrambe le mani sul ripiano della scrivania, ed attendere che la testa smettesse di girarmi. Poi mi ricomposi alla spiccia, infilai la giacca e mi diressi alla porta. Stavo già girando la maniglia quando tornai indietro per sciaquarmi la gola. Gettai la lattina vuota e mi avviai.

Il capo stava innaffiando le piante del suo ufficio elegante ed ordinato. Anche lui era elegante ed ordinato, ben pettinato, con un paio di pesanti occhiali appoggiati tra naso ed orecchie, entrambi più grandi del normale. Era voltato di spalle verso la finestra, ed io ero entrato senza bussare, eppure cominciò immediatamente a parlare. La prima parte del suo discorso si perse come l’acqua che spruzzava con il nebulizzatore. Cercai di mettere in moto quello che restava del mio cervello per capire cosa mi stesse dicendo. Si trattava della solita predica, ma mi concentrai comunque per tradurre i suoni in parole sensate. Il profumo del suo dopobarba mi fece spalancare i polmoni, forse aveva aggiunto uno stimolante sensoriale alla lozione. Non venne al punto finché non ebbe innaffiato abbondantemente anche me, e solo dopo essersi accomodato dietro la sua preziosa scrivania. – “ Si tratta di un sistemista della Shortcode. E’ scomparso. “, disse digitando qualcosa sul suo terminale. – “ Temono che sia stato rapito, o che si sia venduto a qualcun altro “- Era proprio bella la scrivania del mio capo, in acciaio e vetro temprato, con la pianta della città interna in rilievo sabbiato. Ogni scrivania era una conquista, era un confine tra chi ha potere e chi ne ha meno, le persone inutili non avevano una scrivania. Io ce l’avevo ancora, ma il mio potere era veramente ridotto a brandelli, come il mio distintivo.
- “ Sono disposti a pagare bene, ma vogliono discrezione nell’ambiente. “-, fece un respiro profondo, lisciandosi la barba nera e ben curata. – “ Vedi di non rompere troppe finestre e trova lo stronzetto. T’ho inviato tutto alla tua postazione. “-
Tutto era un nome, Giovanni Bacus, la foto di un ragazzetto di quarant’anni circa, un altro nome, Shortcode,e un indirizzo.

Al primo varco, due guardie private in divisa corazzata, mi fecero passare solo dopo avere scannerizzato il mio distintivo. Erano entrambi più alti di me, più muscolosi e sicuramente più armati. Un perfetto quadretto sulle forze di sicurezza nella nostra città, in cui io rappresentavo la giustizia malmessa e loro il potere del mercato. Del resto anche la polizia era sul mercato, con un successo commerciale dovuto più alla forma che alla sostanza.
Il secondo varco era videosorvegliato. Dovetti premere un pulsante ed aspettare che mi facessero una foto. Poi lentamente il cancello scivolò sui binari ed una fila di luci si accese ad indicarmi il cammino. Davanti ad un ampio portone di vetro altri due giganti mi stavano aspettando. Seguì un’identificazione al banco della reception, dove una signora di mezza età con un cesto di ananas in testa mi fece le solite domande di rito. Nome, cognome, data di nascita, codice fiscale e numero di distintivo, più la seconda e la quinta cifra del mio pin di cittadinanza. Dopo tre o quattro sospiri la ciquita bacana in tailleur mi diede un pass e le istruzioni per raggiungere l’ufficio del capo della sicurezza.
Lo raggiunsi e trovai ad aspettarmi un ometto con la faccia da topo che mi fece accomodare su di una sedia. –“ Non ci interessa sapere se è vivo o morto”-, disse allungandomi una sim – “ ci basta sapere che non sia stato rapito o non si sia venduto alla concorrenza. E’ un programmatore brillante, ed è a conoscenza di alcuni nostri progetti importanti. In quella memoria troverà il contenuto del suo PC aziendale.”
-“ Perché si è rivolto alla polizia, se non vi interessa sapere se è vivo o morto? Perché non un’agenzia qualsiasi di investigazioni?”-, gli chiesi infilandomi la memoria in una tasca della giacca. Sorrise e disse – “ Perché costate meno. “-, poi dedicò la sua attenzione a riordinare alcune cartelline gialle. Stavo girando la maniglia quando bisbigliò qualcosa tipo: -“ Ce lo riporti indietro, comunque. “-

Parcheggiai l’auto davanti ad alcuni inceneritori di rifiuti e presi da sotto il sedile il mio portatile. Inserii la sim e cominciai a curiosare nella memoria del mio nuovo amico. Appunti di lavoro, files di archiviazione e programmi vari. Aprii il messenger e trovai un nuovo messaggio. Era la notifica di un forum per cybernauti che avvisava esserci una risposta ad un tag aperto da Gio98. Ciccai sul link in fondo al messaggio e mi ritrovai nella home page di un sito sulla programmazione e l’hacking. Per accedere al forum però bisognava essere loggati. Inserii come username Gio98, ma non conoscevo la password. Ciccai su “Hai dimenticato la password?”, e mi venne chiesto il nome del mio animale preferito.
Mi accesi una sigaretta ed abbassai il finestrino.
Era una bella giornata, si riusciva addirittura a respirare senza i filtri nasali.
Alcuni ragazzi stavano prendendo a calci un auto parcheggiata, mentre un anziana signora si godeva la scena da una finestra al primo piano. Un tagliacapelli ambulante stava recuperando da terra i capelli dell’ultimo cliente. Un’altro pelato in città sarebbe stato felice di regalargli i suoi soldi.
Da un mucchio di rifiuti sbucò un gatto leccandosi i baffi.
Tornai a guardare lo schermo.
Scrissi micio sorridendo, ed il sistema mi fece accedere.
Forse era la mia giornata fortunata, o forse il nostro ragazzo era uno di quelli che mantenevano un ingrato scroccone a quattro zampe.
Trovai il tag in questione, ma il messaggio di risposta era già stato letto.
Un certo Traghettatore aveva scritto tre serie di numeri, 198.32.127 .
O il nostro amico aveva aperto il messaggio da qualche altra postazione, oppure non ero il solo quel giorno ad essere fortunato. Ma escludevo che qualcun altro oltre me si interessasse al piccolo, per cui doveva essere valida la prima ipotesi.
Lanciai il mio tracciatore di ip ed impostai la ricerca dall’ultimo link visitato. Ottenni quello che volevo. La macchina dalla quale avevano effettuato l’accesso a quel forum e a quel messaggio era registrata come postazione ghost di un caffè dalle parti di Piazza Vittorio. Poggiai il portatile sul sedile del passeggero, poi aprii il mio sportello e scesi dalla macchina. Mi appoggiai su un fianco a finire in pace la mia sigaretta. Era una bella giornata, non si sentivano sirene nell’aria, non c’erano spari, e la puzza era accettabile.
Una volta tutta questa città era normale, come questo quartiere. Prima che i rioni fossero abbandonati, e ripopolati, e abbandonati di nuovo. Tutti volevano andare tra le stelle.
Gettai in terra il mozzicone, avevo una traccia. Rientrai in macchina, misi in moto il motore e partii.

POWER PILL


Jimmy merlin era rimasto in coma all’ospedale psichiatrico per due mesi, sotto la vigilanza della polizia e gli occhi del padre che non smettevano di piangere, aveva la testa ricoperta di fili e luci che sembrava un puntaspilli di natale, tutto intubato ,sul quel letto enorme, ancora con il sorriso stampato sulla faccia.
Nessuno sapeva dire esattamente cosa era successo, i dottori davano buone possibilità al cervello di jimmy, per un ottima ripresa, ma il padre, il vecchio Sax merlin, sapeva che le cose non succedevano mai a caso, e che il suo unico figlio, sdraiato su quel letto, significava solo una cosa, grossi guai.
Sax spese parecchio per pagare le spese dell’ospedale, portare di nuovo a casa il piccolo jimmy era l’unica cosa che importava, poi si sarebbe dato da fare per organizzare la difesa del figlio, accusato di omicidio colposo e di combattimento hacker non autorizzato, e vista la natura dell’omicidio, forse l’avrebbero portato in una di quei nuovi laboratori sperimentali di ricerca sulla connessione neurale, avrebbe nel futuro portato la cioccolata al suo povero figlioletto, segnato dalle medicine e dalle incisioni sul cranio, lo sguardo vuoto, perso per sempre nei labirinti della rete.
Sax si svegliò di soprassalto , aveva l’impressione che Jimmy lo chiamasse, andò in camera a controllare, ma jimmy era nel suo solito stato di assenza, sempre contratto in quel sorriso, che Sax non era piu in grado di riconoscere il vero volto del figlio, si votò per tornare a dormire quando il monitor del computer di jimmy si accese da solo, Sax si voltò spaventato, quando la luce gialla apparve come un incubo, e si materializzò la scritta in caratteri lampeggianti “insert power pill”
Il touch-phone di Sax si illuminò tre volte, aveva ricevuto un messaggio dal computer di jimmy, Sax iniziò a tremare, conosceva la malvagità di quel maledetto hacker,cosa stava facendo al suo piccolo jimmy?
Sax lesse il messaggio con occhi disperati “aiutami papà”
Sax lancio il suo palmare contro la parete distruggendolo, sul monitor la scritta continuava a lampeggiare mentre Sax si accasciò a terra disperato, cosa voleva Pacman dal piccolo jimmy, perchè non lo lasciava in pace, era solo un bambino, che centrava con gli affari del padre, piccolo jimmy, cosi piccolo e timido, senza colpa, Sax era diventato l’impersonificazione della Maddalena sotto la croce del cristo morto, tirando a se le lenzuola del letto di jimmy, avvolgendosi in esse per nascondersi, per non sentire piu nulla, ma d’improvviso si sentì la voce di jimmy pronunciare ancora quelle parole “gnam gnam” diceva jimmy, mentre Sax si alzava per guardarlo parlare.
Jimmy aveva gli occhi sbarrati e continuava a ripetere “gnam gnam” Sax cercava di farlo rilassare abbracciandolo , ma jimmy assomigliava piu ad una bambola senza coscienza, ad un giocattolo pilotato da qualcun’altro, orrendamente incastrato in quel meccanismo a ripetizione.
Sax abbracciava il figlio sempre più disperato, ma aveva capito da subito cosa doveva fare, cosa pacman voleva che facesse, ma come poteva un padre consegnare suo figlio nelle mani di un mostro, come poteva rinunciare cosi a tutti i sacrifici fatti fino a quel momento, Sax sarebbe sprofondato all’inferno un tempo, pur di difendere quel che per lui era sacro, ma non in quel momento, davanti a l’idea di perdere il piccolo jimmy per sempre.
Si alzo e prese dalla sua cassaforte i semi della sua pianta,la greengiras, il lavoro di sperimentazione di una vita, la più assoluta rivoluzione nel campo della genetica e dell’informatica, la pianta dalla proprietà oscure e magiche, che Sax aveva scoperto dopo lunghi viaggi nel mondo, periodi infiniti di rinunce , assenze dalla famiglia, da casa, un lavoro pesante che stava per finire nelle mani del più malvagio dei criminali della rete.
o questo, o la morte di jimmy.
Sax guardò il seme e poi il monitor “insert power pill” continuava a lampeggiare, mentre jimmy apriva e chiudeva la bocca a ritmo della scritta, Sax poggiò il seme sulla lingua del figlio, che lo ingoio all’istante con un suono meccanico e metallico, accompagnato dalla musichetta di un videogioco, la musichetta di pacman, che finalmente aveva avuto quello che cercava.
Sax cadde sulle ginocchia , stavolta disperato solo a metà, infondo il suo piccolo jimmy era salvo, anche se pacman così, aveva raggiunto un livello ancora più pericoloso grazie alla sua pianta,ma adesso avrebbe lasciato in pace lui e la sua famiglia, e magari non avrebbe più sentito parlare di lui, magari Sax si sarebbe licenziato, e avrebbe portato Jimmy a vivere in campagna lontano dalla rete e dai computer.
Così, prese fra le sue braccia l’esile figlioletto e lo portò in camera sua, riempiendolo di coccole e attenzioni, come non faceva da secoli, e si sentiva di nuovo padre, riscoprendo più senso in quel picolo fagottino, che nel resto delle sue imprese di viaggiatore.
Forse quella notte Sax si era lasciato alle spalle tutto il passato, chiudendo per sempre la possibilità di accedere alle mutaporte, che lo avevano portato lontano dalle cose che più riempivano al sua vita.
Quella notte Sax e Jimmy, dormirono come mai nella loro vita, finalmente sorridendo in pace, mentre sul monitor, nella cameretta immersa nel buio ,appariva la scritta “game over”