martedì 27 aprile 2010

manifesto hacker

sabato 23 gennaio 2010

Villa Pia

dicono che sono pazzo, ma fino a che lo dicono loro io sono tranquillo. l'importante, diceva sempre mio padre, è non farsi condizionare il cervello, e io questa cosa l'ho studiata e imparata in fondo. dicono che sono pazzo perchè faccio cose strane tipo passare delle intere giornata senza parlare, oppure non dormire per un paio di settimane per poi recuperare le due successive. cose di questo tipo insomma. cose che a me, a dir la verità non sembrano così strambe. vuoi mettere mio nonno? lui si che era picchiatello forte, giù a billy city ancora se lo ricordano tutti quando da giovane girava per il pase sul suo ciaetto facendo le linguagge ai forestieri. e come lui anche il fratello di mio padre, tutti, o quasi, con qualche rotella in meno.
dicono che quando mio padre disse al suo che voleva sposare mamma lui per tutta risposta gli diede un calcio sullo stinco: 'mascalzone, a metterti un'estranea in casa! ti ha dato di volta il cervello?'. Mio padre lì per lì rimase un po' perplesso. Suo padre gli stava domandando se gli dava di volta il cervello. A lui, che si era laureato a 22 anni in fisica e matematica e che a 33 era uno il più giovane accadrmico del paese. Inarcò il sopracciglio destro, poi quello sinistro, poi si massaggiò due tre volte lo stinco indolensito. il calcio del nonno, più che un'azione intenzionale con lo scopo di far male, era stato un gesto di stizza. e se poi, in questo moto diciamo così casuale, si era trovato un mezzo lo stinco di papà, poco male. eppure mio padre non lo odiava mio nonno, anche se lui diceva sempre cose stupide, anche se la gente del pase gli dava continuamente dell'imbecille. ma perchè poi continuo a parlare di mio nonno e di mio padre? mica me lo ha ordinato il medico, e se anche me lo avesse ordinano io non lo avrei fatto. non prendo ordini da nessuno io. non ne ho mai presi, neanche dal mio maestro di scuola, quello che quando facevamo i cattivi ci faceva stare a penzoloni testa in giù dalla finestra della classe, e lui a reggerci con quelle mani infelici. il maestro lorenz. che quella volta che mi trovò il giornaletto porno nello zainetto se lo sequestrò e non me lo diede più indietro. neanche alla fine dell'anno scolastico. maestro lorenz era con i capelli tipo claun che si allargavano sui lati e calvo sopra. il colore era indefinito tra il rossiccio ed il marrone. maestro lorenz. una volta lo vidi palpeggiare la bidella tra le macchinette delle merendine, proprio in mezzo tra quella delle bibite e l'altra con gli snack. saranno state le 12,55. sapete, si tratta di uno dei momenti dove c'è maggior silenzio a meno 5 dalla campana. alcuni maestri, pregustandosi la sensazione di levarsi dalle scatole i loro scolari, li fanno stare in silenzio, ' bambini, iniziate a prepararvi ma senza fare rumore, e quando avevte finito le mani incroociate sul tavolo, e sopra il mento'. altre maestre invece concedono gli ultimi 45 minuti di lezione per iniziare a fare i compiti per casa, che poi se sei bravo in mezz'ora hai già finito tutto e puoi iniziare a giocare a battaglia navale con il tuo compagno di banco. il mio compagno di però, tale alessio seccutelli, era proprio una schiappa e all'una meno cinque a me scappava da morire e chiesi il permesso alla maestra. quando trovai lorenz avvinghiato come una piovra a melissa non capivo bene cosa stesse succedendo, se lei fosse o meno conseziente e se si divertisse. passai guardondoli fissi negli occhi. anche loro mi guardarono fissi. sembravamo tre gatti che si studiano prima di fare la battaglia, oppure come in quei manga giapponesi quando i personaggi si guardano con fare cinico - interrogativo. fatto sta che me ne andai al cesso pensando al mio giornaletto ancora nelle mani di quel porco. e a cosa ci trovasse di interessante la bidella in uno con la testa da pagliaccio che mette i bambini a dondolare dalla finestra.
ma adesso c'è un motivo per cui vi parlo della scuola e di quando ero piccolo. è perchè da quando sto qui dentro mi pare di essere regredito. questo grembiule verde con i bottoni di dietro poi lo odio, per noi parlare di quello che non lascia libere le braccia. me lo mettono quando dicono che sono cattivo. ma io non sono cattivo. da piccolo si, ma ora no. prima, quando levavo la sedia da sotto il sedere dei grandi quando si sedevano, allora ero cattivo. ma ora no. che poi mi ricordo di quando feci questo scherzo a gnometto, dovrò aver avuto circa 4 anni. gli tolsi la sedia da sotto il sedere proprio mentre le sue terga erano li li per toccare il legno robusto e lui andò giu lungo. che ridere. ma se questo vuol dire essere cattivi, o essere matti ditemi voi. io non credo di essere nessuno dei due. e a dire il vero non credo neanche tutti tutti i miei colleghi di corso qui lo siano. certo qualcuno si, per forzaa. ma non tutti. per esempio indiano mi sembra una persona equilibratae gentile. quella volta che passai un mese senza parlare lui fu l'unico a provare un approccio sensato. sapeva che non avrei parlato e rimaneva in silenzio. e così anche io. e così passavamo questi stupendi pomeriggi in giardino senza dire una parola, sotto il tiepido sole di aprile. poi però i medici di qui hanno capito che li stavo prendendo in giro ed hanno iniziato con le scariche di corrente, con degli strani canestri che ti mettono in testa. un male cane. e allora alla seconda seduta ho deciso che era il caso di tornare a parlare. ma poi non ho più passato quegli stupendi pomeriggi con indiano. ho iniziato allora a fare qualcosa di più divertente, nascondermi dietro i muri, in procinto degli angoli, e fare bhù! alle persone che passano. 1 mese di isolamento. avevo fatto bhù! alla moglie del direttore del centro, che se si era messa a piangere e poi in ginocchio a chiamare mamma.
adesso dico, palrando seriamente, voi pensate che una povera persona solo perchè fa bhù alla moglie del direttore meriti di essere messa un mese in isolamento? bhè, io credo di no. io credo che un mese di isolamento, ma che dico, 2 anni di isolamento, dovrebbero darli al direttore per aver sposato una matta. ecco, si. due anni. non un giorno di meno. neanche un secondo. un millesimo di secondo. sapete, io sono fissato con la precisione. una volta mio figlio aveva messo alcuni miei libri fuori posto, e non era la prima volta. allora presi rocky, il suo bel gatto nero che ormai pesava sui 12 chili, e gli accorciai i baffi con le forbici. bastarono due tagli. zac zac! lui non sembrò aver capito bene cosa era successo e scese giù da me con un balzo leggero, ma l'arrivo a terra fu un po scomposto. e quando il gatto fu solido sulle sue zampe si voltò verso di me con aria dubbiosa.
sono matto. si, forse sono matto. no, non sono matto, loro sono i matti. Ma io qui dentro non ci voglio più stare. voglio organizzare la fuga con qualcuno. Si ma con chi? bella domanda. magari camilla. Oppure jucas. oppure con l'indiano. insomma dai, tranquillo che poi qualcuno trovo. fosse anche la moglie del direttore anzi, a dire il vero sarebbe la persona migliore, la più indicata. si, magari le dico che suo marito, dato che durante queste ultimi mesi sono stato bravo, mi concede di andare fuori per sbrigare delle semplici commissioni, come pagare alcune bollette. una cosa rapida che però mi farà riprendere contatto con il mondo là fuori. una cosa da niente. una cosa da niente. lei, gia mezza tonta di suo, non faticherà a credere a tutta la storiella ed io, finalmente sarò fuori. senza più medicine, fogli di carta da disegnare, senza piu docce collettive niente, niente di niente. sono fuori, fuori da villa pia.

martedì 14 luglio 2009

lunedì 18 maggio 2009

RASTA BLASTA: le vie dei randagi

Esiste la cecità da buio, e quella da troppa luce, deve essere cosi per forza, guardandomi intorno, nonostante la miseria, non riuscivo a vedere oltre quello che potevo comprare, un mercato infinito di qualsiasi cosa, non esisteva piu nessuna differenza tra oggetto e animale, souvenir e puttane, accatastate allo stesso modo, con la stessa faccia, lo stesso sorriso sdentato.
La baraccopoli che si era formata sulle mura della città eterna, come una favela brasiliana, non era certo un simpatico hotel, anche se gli illuminati aveva creato a dovere ogni particolare di questo mondo, gli sfuggi il controllo sui fedeli, che spinti dalla paura dell’apocalisse, si spostarono all’unisono verso il vaticano, Roma venne militarizzata,paralizzata, costruirono alte mura protettive appena fuori il raccordo anulare, e su di esse si incrosto la massa in fuga, un onda gigante che si infranse lasciando detriti e lamiere.
Questa è la casa dei randagi, gente senza nome, senza identità, cresciuta in questi vicoli labirintici, formati da plastica lamiera sporcizia e dolore,con i piedi impolverati e le facce rugose, signori assoluti dell’arrangiarsi,della sopravvivenza, sorrisi e cicatrici, mentre si muovo alla ricerca di cibo, come antichi cacciatori nella foresta, sotto lo sguardo minaccioso di quello smisurato totem che era la città.
Il piccolo profeta aveva ragione, questo era l’inizio della fine, l’umanità non assomigliava piu a nulla dei miei ricordi infantili, niente piu estati al mare, fumate e schitarrate, pomiciate sotto la luna, mentre i signori partivano per lo spazio, alla ricerca di nuove colonie, i resti di noi vivono cosi, come capitava, inventando ogni giorno nuovi modi per andare avanti.
Mi buco il piede con una lattina, mi accorgo di non avere le scarpe, mi avevano rubato anche quelle, e cosi sporco e trasandato, ero esattamente come loro, non venivo notato da nessuno, perfettamente integrato, e senza le mie mani robotiche, con questi moncherini pietosi, potevo persino essere scambiato per un mendicante. La mia vita non era in pericolo.
Cosi lontano dal club di doraimon, dalla mia televisione, ero tornato alle origini, fra la gente che piu mi somiglia, la pelle arroventata di chi trasporta pesi sotto il sole, le urla dei bambini che giocano in strada, la palla che rotola, l’odore della carne che sfrigola sulla brace.
Un mio amico un giorno mi disse che esistono società segrete che controllano il mondo, io gli risposi che non erano per nulla segrete, perche tutti conoscevano i nomi , i volti e i marchi di queste società, non si erano mai nascoste, avevano continuato a fare tutto alla luce del sole, ma le persone, la massa, era contenta cosi, troppo distratta dalla ricchezza, troppo impegnata nei doveri, cieca nel buio, accecata dalla luce, tutto troppo veloce per riuscire a sfuggire.
Guarda ora come si palesa tutto, quale era il grande piano nascosto, e dimmi se non lo abbiamo sempre saputo.

E se dio non fosse mai esistito , non avremmo mai avuto voglia di imitarlo o rinnegarlo.

Potavamo essere figli del mondo, semplici e genuini, con i nostri difetti certo, ma non certo quello di non lasciare piu speranza, potevamo stare semplicemente insieme, con le nostre contraddizioni, ma senza odio, la giusta competizione, senza pistole, braccio contro braccio, testa contro testa, senza vigliaccherie, senza coinvolgere tutti e tutto, ci potevamo anche odiare al limite, ma senza morti.

Abbiamo perso il rispetto.

La voce del bambino profeta risuona nella mia testa, ancora e ancora, fino a non riuscire piu a pensare ad altro, il mio stesso modo di pensare è cambiato, mi ha cambiato guardarlo negli occhi, è solo un bambino, ma porta con se tutta la saggezza persa di questo mondo malato.

Il vecchio rasta non è arrivato qua per caso, nulla è successo per caso, è tutto frutto di una volontà, una volontà piu in alto di me, cosi in alto da vedere ogni particolare ben definito, conoscere l’insieme del quadro finale, è non sono i grandi commercianti, non sono i politici, non è nessuna forma di potere terreno.


Mi volto un ultima volta indietro pensando al piccolo jimmy e al suo amico dante,persi per le vie dei randagi, che jah li protegga, ora ho capito in mezzo a tutta questa confusione cosa devo fare, e per la prima volta nella vita, mi sono chiare tante cose che non riuscirei nemmeno a spiegare.

Chiudo gli occhi per un secondo e mando giu il magone. Addio babylon, io torno a casa mia.

domenica 10 maggio 2009

testa g1rs 2.1

l'acqua è vapore

la terra e secca

la gola npn puo gridare

il fumo soffoca

le nuvole negli occhi

i cavi sotto la pelle

il silicio tra i denti

amaro e amare

dove solo il silenzio

dove sono ora.

dove nessuno è più.

sabato 21 marzo 2009

Submachine 5
Submachine 5

giovedì 5 marzo 2009

RASTA BLASTA- IL PROFETA FRA LE LAMIERE



Mi ritrovo a tossire forte, in mezzo a i gas e il fumo di questa landa di disperati.
Ecatombe, il mostruoso robot del piccolo dante si e spento, proprio all'ingresso di questa baraccopoli smisurata, alle porte della disperazione umana.
fuori dalla citta, i disperati avevano ammucchiato lamiere su lamiere, per ripararsi dagli anni che avrebbero passato sul confine, in attesa di poter entrare nella city, li sotto avrebbero passato tutta la vita, e oggi si vedono i risultati.
da fuori sembra la corazza di una tartaruga gigantesca, arrugginita, nello strisciare fino al confine, morta sotto il sole, senza acqua, priva di forse, con la sola speranza di sperare.
il robot ci ha mollati qui e poi si è spento, i ragazzini sono spariti, mi hanno lasciato in mezzo ad un mercato, dove per chissà quale motivo, qualcuno mi ha raccolto e curato, qualcuno di stranamente sensibile e caritatevole, qualcuno che ha avuto pietà di questo povero vecchio rasta.
ovviamente mi hanno rubato le mani robotiche , e con i moncherini cerco di rullare un po d'erba trovata in un sacchetto vicino a me, faccio pena, ma e troppo tempo che il vecchio rasta non assapora un po della sua ganja.
due mani si avvicinano e mi aiutano, sono mani piccole, mani di un ragazzino, nascosto tra gli stracci che lo ricoprono si intravedono gli occhi, mi sta guardando con incredibile tenerezza, ed io lo lascio fare, anche se sento il peso di quello sguardo.
deve essere lui che mi ha curato, dentro la sua baracca di lamiere, con acqua pulita, mi ha lavato le ferite, ed ora sta pressando l'erba nella pipa e me la porge ed inizia a parlare.

abbiamo affidato tutto noi stessi alle macchine, e ne abbiamo pagato il costo piu caro.

un tempo pioveva anche dove non piove, e l'acqua era tutto per noi, il nostro amore, la nostra paura, la nostra vita.
avevamo giochi e sorrisi, e avevamo un disperato bisogno di stare insieme, di sentire l'unione, la festa, la famiglia.
stare troppo tempo da soli ci ha convinti di essere soli, ci siamo conviti di avere tutto a portata di mano, ci siamo convinti che potevamo fare a meno di tutto.
ignorando si diventa ignoranti e insensibili, una volta che non si sente e non si avverte ci si perde, e la capacita naturale di ritrovare la strada, si e smarrita nella genetica, e nella convinzione di essere dio.

stiamo pagando il prezzo piu alto rasta, per aver dimenticato cosa in fondo ,semplicemente ci rendeva felici, abbiamo sempre avuto tutto sottomano, finche non l'abbiamo lasciato andare.

non ci puo essere un lieto fine alla nostra storia ora, se non facciamo di tutto per riafferrare il perduto, l'unica dinamica possibile, è accettare il fatto che noi non siamo dio, ma siamo la sua volontà casuale.

nella rete ci sono portali che si sono aperti, le energie di altri mondi sono confluite in un unica grande rete e presto ne vedremo le conseguenze, il lancio di dadi che si trasforma in risultato, ma a noi piccoli esseri non e dato capire piu di questo, perche abbiamo ancora il compito di preoccuparci delle cose basilari, le uniche che abbiamo trascurato, che abbiamo abbandonato, e che ci hanno reso ciechi.

ora apri gli occhi rasta, la fine e solo iniziata.

venerdì 13 febbraio 2009

..

dicono che sia inutile parlare al vento. Parole sprecate, dicono. Come quando ti metti a fare i buchi nell'acqua o a cercare l'ago nel pagliaio, oppure a prendere la cruna dell'ago - se lo hai trovato - e a farci passare un cammello. Che poi se il cammello ci passa per questa cazzo di cruna, allora non è vero che sono parole sprecate.

parallele

flussi di luce blu nel buio della statale 54. Sono in viaggio a piedi, verso Cheeba, da circa un'ora...
proiezioni come lampi di luce di futuri possibili come io fra tre anni tornato a zion, vita da impiegato sfigato ma serio rapper undergroud. Oppure io che rimango a Babilonia, sempre tra tre anni, con più soldi in tasca e la dipendenza da coca. Oppure a Monaco, a imparare il tedesco col mio amico Bidmann, o a Parigi a fare gli invii, oppure a Madrid con S, o ancora a Amsterdam dalla tipa di Mypengo, Stoccolma tra le braccia di K, a Dublino o a Barcellona a sgamare i trick sul traffico. Ogni linea ha una sua consistenza ed un suo colore, come fosse la conseguenza di una storia già scritta, e a pensarci bene, mi pare di vedere che le linee vanno ad intrecciarsi a lampi di luci, e questi lampi di luce che si sflaldano per rifondersi, raggi di luce verde supersonico e giallo canarino, blu elettrico e rosso vermiglio. Un altra vita io che scrivo il mio destino, io che gioco ad indovinare il mio futuro da qui a tre anni, perso nella follia della messa in scena delle mie storie.

un po' come quando ti sembra che le cose accadano da se

mercoledì 4 febbraio 2009

pioggia acida


Di quei tempi stavo dentro il trip de denaro. Alla ricerca di nuove svolte dentro il cuore del traffico, perso nei trip dei budget e dei numeri. Quando ad un certo punto giras mi disse di una certa S, ed io, che avevo a che fare con un'altra S, cominiciai a domandarmi sulle coincidenze. E si perchè la S con cui avevo a che fare, aveva a che fare con due D, di cui uno ero io. Insomma ero parte di un quadrato di due coppie omologhe: S vs S, D vs D; oppure S1 e D1, S2 e D2.

L'ispettore Tib invece continuava la vita di sempre. Turni massacranti in giro con la volante, e ritmi sonno veglia continuamente capovolti.
- Bene allora me ve vado, fa lei.
- Si, dai. Tanto poi..poi ci sentiamo, risponde lui.
Sanno che questa volta non si rivdranno più. Lei si è stancata di perdonarlo ma non è riuscita neanche a trasferirsi a Milano. Neanche qui c'è lavoro per lei. Lui invece non si è mai sentito legato, da quando ha assaporato la vita da single adulto, e libero, non ha mai avuto davvvero bisogno di lei. Quindi si separano e ognuno per la sua strada. Sotto questa pioggia che puzza di metano.

I miei ragazzi ora sono tutti grandi, forse qualcuno di loro lavora in una web company come me prima di lui. Lontani i tempi del gioco di PacMan. I consumer di ieri sono i markettari di oggi. E più hanno il cervello fuso più rendono creativa la web economy. Ah, bei tempi quelli delle guerre al locale di Doraemon, e delle passeggiate verso Midname..I consumer di oggi si fanno di cristalli di crack davanti ai cloni di Rejicard e Van basten, oppure i filmini reloaded di Edvige Fenech. Il trash insomma spopola un po' e questo gusto retrò si porta appresso anche qualche paninaro milanese che parla di figa.
- E figa..settimana prossima vado a sciare con la Titty ed il Giampy, tu che fai?Magari si fa una bella ammucchiata, dice l'operaio specializzato.
- Ma vaffanculo va..la settimana prossima vado in SVIZ ZE RA, risponde la guardia.


Che poi non è che cambiò molto quando DiPietro diventò il nuovo duce. La vita continuava normale.

giovedì 20 novembre 2008

Un tuffo nel traffico

Cazzo,Pare che ZF stia comprando valanghe di traffico alle nostre spalle e stia facendo un botto di volumi. E noi che siamo li con le poche centinaia al giorno. La nuova droga di zion impazza a frotte sui teenager e noi nulla non sappiamo o un cazzo. E se anche lo sappiamo non possiamo intervenire. Decine di migliaia di dollari andati in fumo...
Felix dice che il traffico a loro non lo vende..ma allora dove cazzo lo comprano sti maledetti di ZF?

Però che tette che ci ha questa moretta. Almeno una quarta. Zion sta andando bene su di noi solamente grazie a quel publisher fake..Ma vabbè, contenti loro. Cazzo questa tipa è troppo bona. Dovevamo uscire assieme dopo il meeting ma mi ha dato una mezza buca. Stanno pianificando questo nuovo concorso BTL e rimarrà in ufficio sino alle 9. Però mi dice di vederci un'altra volta..Un'altra volta io e lei soli a bere. Poi a casa mia e un paio di jointz..
Esco con i boxers a bere.

Alla seconda birra Vasco comincia a svelare qualche sgamo su Facebook, il betting, il dating..cose che già sapevo..pensavo qualcosa di meglio.
A marina sparisce il pocket con il chip, soldi documenti. Per questa sera è fottuta.

Rivedo le mail del publisher cinese che vive in germania che compra traffico su facebook. Questo sarà un dito ar culo come pochi..

Poi la mail di BBO che dice che potevamo già essere live col il gioco del gatto decapitato.

Domani recupero Crediti. E Yo

mercoledì 19 novembre 2008

nessun sacrificio

Cammino nel substrato merdoso di questa città merdosa, mi oppongo alla folla invasata che spinge nella direzione opposta, mi reco a lavoro in ritardo come sempre, e devo assolutamente non perdere il treno, o la situazione diventava pesante.
alla fine salgo, e mi godo il profumo del fiato di decine di persone con l’alitosi, cazzo, non ho nemmeno fatto colazione per dio, mi volete gia morto.
Una testa di cazzo dall’aria tirata e i capelli cromati, ciancica merda al suo cellulare, racconta ad una amica le sue esperienze sessuali, marcandone tutti i passaggi, e scrutando nel frattempo con la coda dell’occhio, l'effetto che ha il suo discorso sui passeggeri, sopratutto i maschietti di una certa età, che fingono lo sguardo sopra il giornaletto della metro, ma che non smettono di sbavargli sul culo.
Li conosco bene quei tipi, hanno tutti la stessa faccia in fondo, la stessa smorfia sfinita e rassegnata, immortalati in quell’ultima espressione di sofferenza esistenziale, priva di colori, e soggetta solo alla gravita atmosferica.
Li conosco bene quegli sguardi rubati, rapidi, furtivi, quel tanto da immagazzinare qualche frame decente, da riutilizzare poi a casa mentre ti spari una ricca sega.
Si apre la porta e scendo, i ventilatori nebulizzano acqua nell’aria, ma non tolgono la puzza di marcio che impregna tutto, mentre cerco l’uscita, mi trovo davanti un cinese che non capisce dove sta l’uscita, mi avvicino e gli dico- amico non c'è nessuna cazzo di uscita, non si arriva da nessuna parte senza sacrificio, oggi tutti vogliono tutto e rapidamente, e allora ecco, levati dalle palle che devo passare.

venerdì 14 novembre 2008

Le Sedie di Star Treck

Dietro le sedie di star treck due uomini d'affari parlano di cose importanti.

- Se vendiamo ai cinesi in occidente scoppierà un bel casino, lo sai?
- E certo che lo so, ma ora il centro d'affari mondiale è la Cina, non possiamo rimanere indietro su questo. Noi dobbiamo pensare alla nostra sopravvivenza e supremazia, come è successo ai tempi di Costantino, e durante la dittuatura di Mussolini. Siamo la religione imperiale.. E anche se questo vuol dire vendere Cristo ai cinesi,VA bene. i 2 miliardi di cinesi valgono più delle vecchie nazioni europee. Fra 1000 anni nessuno si ricorderà più nulla, rimarrànno delle piccole minoranze in alcune regioni europee, ma riusciremo a riassorbire i loro culti all'interno del nuovo sistema senza troppe difficoltà, come facemmo in passato con la religione Olimpica.
- Ma la fede così si modificherà.. i musi gialli dicono che tireranno fuori la sua sposa in rete...tutto ciò è assurdo..i rapporti di simmertia completamenti capovolti. Una donna virtuale, ma che cazzo Vuol dire??
- No, sei male informato, non si tratta solamente della sua sposa, ma anche della sorella. Altrimenti non avrebbe avuto lo stesso valore archetipico. Sono stato io ad inventare questa trasformazione. E' un pò come le due sedie sopra di noi, il maschile ed il femminile. Un po' come noi due che stiamo parlando. Sotto di noi la sposa-sorella di Cristo. E sopra quello che sarà il ricordo del nostro discorso.

Tectotonik_la Rivolta



Si muovono in modo assurdo a suono di hous music. E' la Tectotonik.Ballano sui marciapiedi vestiti in modo sgargiante e stanno lentamente ivadendo le nostre città. Una folla di giovani che non parlano ma ballano sostanto. E' la nuova religione del 2008. Decine e decine si stanno riunendo nelle piazze di tutte le città e tutti i comuni italiani. Le forze dell'ordine non sanno come rispondere. Non commettono reati, non fanno uso di droghe. Si riuniscono in luoghi pubblici quindi non possono essere dispersi. Il volume della musica non è eccessivo. Mediamente sono ragazzini di buona famiglia, ma in mezzo c'è anche chi viene da posti brutti., che comunque non porta casini.

- Allora B7, che mi dici? Anche tu fra noi...
- Toh, guarda chi ti rivedo..Bella massiccio! Come stai?
- Tutto ok...e tu?
- Solita vita...un tot di lavoro..un paio di joint il venerdi..poi qualche tipa..qualche rap di fuga..un po di casini insomma come al solito. Poi forse terrò un corso di comunicazione a Zion..Insomma
prende bene.
- Gia..comunque hai ragione, fica questa TECNO qualcosa..Bella Pure Iron Like a Zion..
- si...si..ma ti ho chiamato per parlati di un nostro vecchio amico che si è materializzato. Il caro Pacman. Ieri si è presentato facendo richieste assurde chiedendomi una cosa strana..tipo di costruire un ipertesto in rete..hahahah.... che ficata...e allora io ho iniziato a scrivere una cosa buttandoci dentro una serie di robe a caso.poi ho iniziato a raccontare.

SUPER SIZE OF TRAGEDY

immemorabile, supersonico, mando in frantumi ogni regola, lanciato a capofitto negli abissi della rete, schegge di elettroni rimbalzano sul mio viso come scintille, sono una meteora incandescente, abbatto la barriera di ogni limite, sono pura rabbia urlante, forte, piu forte delle bombe, piu forte dell'avanzata inesorabile dell'umanità, piu forte di quanto posso reggere, lascio brandelli di corpo al mio passaggio, lanciato come un pensiero isintivo che subito si concretizza in azione, non mi ferma più nessuno, nemmeno l'impossibilità di sopravvivere a questa folle corsa.
sto morendo.
sto morendo mentre il mio corpo impatta con la torre verde, muoio mentre attraverso le stratificazioni energetiche che compongono la torre, mi consumo nella resistenza del suo potere, stringo a me tutti i pensieri e i ricordi che ho più amato, abbandono per sempre questa vita zoppicante e ammorbata, dove non è permessa fuga,dove tutto è accanimento terapeutico, muoio per rinascere ancora, nella rete,non piu come suo spettro, ma come sua parte.
guardami maestro verde, guarda la volontà di un uomo come può ancora sorprenderti, guarda come il tuo allievo ha imparato la lezione che non gli hai mai concesso, guarda come il caso porta nuove e inaspettate soluzioni, come possono sfuggire di mano, come possono sfuggire dal controllo.
maestro verde, ti regalo lo stupore che a noi mortali disegna la via, l'improbabile, il caso che ci governa, questo mio ultimo dono da uomo, mentre svanisco nella tua luce, e nell'infinita del tempo che si dilata, divento te.

domenica 19 ottobre 2008

berlino

un suon mai sentito nei quartieri vecchi di berlino. punk. Due draghi che si fronteggiano in un mosaico. Un prete calvo con in mano un'ostia e intorno scie di mattoni rossi. tag nella parete e murate di bambini che mangiano se stessi in bianco e nero. un suono mai sentito. se solo volessi fare un pieno di carisma. un uomo in trip ai confini del parco. dorme in piedi sulla soglia del mutaviaggio. un suono mai sentito. intorno briciole di passato. kebab e musica elettronica ma il fiume lava via tutto nel silezio di mezzogiorno di notte le luci si accendono spade laser in mano a jucas che ha blu alle costole. e la schiena si spezza come quando stavo in chiesa. ed il viaggio si allunga in un unicum a caccia di me stessi che si fanno la guerra. chiamerò giras per aprire nuove porte. E poi joseph affichè regga. E poi ictius quando starà per chidersi. Chiamerò me stesso per porre la domanda che ha piu senso. E il buddha per non sentire alcuna risposta. Poi pacman per riprendere a giocare. Mercurio per sorridere di fronte al denaro. riposerò con salomone nel misticismo di jah, fiero attraversatore di frames di silicio, blocchi di memorie associazioni. fino a quando il suo persiste.

lunedì 13 ottobre 2008

clima sereno

Fa freddo. e una neve quasi surreale si deposita lentamente sulle strade e sui palazzi di Arrakeen. Dalle baraccopoli della periferia sino al cuore della city. Dalle fabbriche ad ovest della cità, che buttano fumo a non finire, sino ai quartieri residenziali a sud della tangenziale. Palazzine ordinate e villette indipendenti. Tutto sembra essersi fermato. Ore 18 della sera.
- Guarda un po' li fuori jucas, sembra che ci siamo di nuovo.
- Gia, questa volta i nostri amici sembrano essersi mossi un po prima del previsto.
- Che intendi dire?
- Che da qualche giorno i miei studenti sono piu distratti, quasi assenti. Non fanno a botte, non interrompono le lezioni..Non vedevo una roba del genere dai tempi del finto suicidio di pacman.
- Hmmm... capisco. comunque... questa ganja non è niente male, sai? E' roba tua?
- Certo, è l'ultimo barattolo della raccolta dello scorso anno. Tra un paio di settimane inzio l'essiccazione del nuovo raccolto.

I due continuano a fumare, finchè non vengono distratti da una serie di rumori sordi, che sembrano provenire dalla finestra. qualcuno sta bussando alla finestra della cucina. Serge si alza dal divano e va a controllare. Apre la finestra ma niente. Di colpo una mano davanti alla bocca e la punta acuminata di un coltello dietro la schiena.

Legato ad un lettino da dentista coi polsi bloccati Serge si risveglia. Con una fica pazzesca davanti ai suoi occhi. Tayeur nero aggresive e occhiali rosa shokking. Intorno arredamento da uffcio alto dirigenziale, quadri ad olio, 2 schermi al plasma e minibar.
- Come se la passa il mio caro maritino? Dormito bene?
Questa voce mi dice qualcosa, ma chi cazzo è questa tipa qui?E perchè dice che sono suo marito? non ho la più pallida idea di chi sia... Stavo con jucas a fumare e poi...poi che cazzo è successo?
- Ma che fai? non mi rispondi? Bene, poco male (sorriso ammiccante). Ti spiegherò qualcosa. Prima, quando eri con il tuo amico jucas a fumare quella ganja pazzesca vi stavate domandando il motivo di questo scenario surreale. Il perchneè di questa giornata sileziosa, di questa apatia riscontrata da Jucas dai suoi studenti... Bene. Io non sono qui, anzi tu non sei qui per capire il perchè di quello che sta succedendo. Bensì per sperimentarlo direttamente. E così dicendo gli si avvicina, e lentamente gli sbottona la patta e prende in mano il suo affarino, che se ne sta sulle sue senza dare segni di vita. Poi Con uno scatto di nervi Serge si libera dal lettino su cui era legato e l'afferra per i capelli si mette seduto seduto e dice Perchè cazzo sono qui? e cosa c'entroi tu coi ragazzi di jucas e con questa neve assurda?
-...
Il sapore della carne di lei è inebriante, e adesso Serge può sentirlo mentre le morde la spalla dopo averle tolto la giacca e averla fatta rimanere in reggiseno.
se la scopa ben bene, una, due, tre volte, e lei è una tipa che ci sa fare. Serge allora continua a darci dentro, dimenticandosi della cucina, della neve, di jucas e dei suoi fottuti ragazzi. C'ha questo pezzo di fica tra le mani e se fosse per lui potrebbe morire anche adesso. Con il cazzo dritto dentro la fica di questa superfica.

giovedì 14 agosto 2008

tikappa

Sotto controllo ormai da troppo. Da quando si sono sparse le voci di un mio possibile rientro nel biz ho l'impressione che qualcuno segua un po' troppo da vicino i miei compartamenti, privati. Strani click del mio Mbile quando parlo, cusiosi cookies che si manifestano nella cash di firefox. Se qualcuno volesse fare un rapporto su di me mi manderebbe zampe all'aria in mezza giornata, e sarei di nuovo in ballo con processi guardie e tutto il fatto apposito. La mia Agency vuole che sia ricattabile, per poter poi imporre una provvigione su tutti i miei nuovi contratti. E' come qualsiasi sistema di polizia corrotto: loro sanno tutto su di te e se vogliono ti fanno il culo, ma sei un uomo importante; e allora ti fanno stare in piedi perchè così possono guadagnarci meglio. Solo uno stupido romperebbe il cazzo a qualche personaggio infuente per avanzare di grado.

Spesso le Agency hanno degli infiltrati, che si fingono degli sbandati per entrare nei giri delle milizie creative. Si amalgamano con il gruppo e di solito sono amici di tutti, sorridono sorridono e prendono nota. Però stavolta c'è qualcosa che non torna e questo TiKappa ha qualcosa che non mi quadra. Troppo carisma e troppa trasandatezza. Sta lì tutto il giorno a dormire, poi verso le 11 di mattina si alza e si stiracchia, rassettandosi i capelli ricci lunghi laterali e asciugandosi faccia e testa entrambe di colore rosso. Dice qualcosa col suo vocione baritonale e tracanna un'altro litro di acqua. Scruta in pochi secondi la situazione dell'accampamento e si allunga di nuovo sulla sedia a dormire. Mentre tutto intorno il sole scotta ed è un viavai di gente per preparare il pranzo.
E' dotato di capacità troppo eccezionali per stare qui in mezzo.

venerdì 18 luglio 2008

PACMAN

domenica 6 luglio 2008

RANDAGIO/ la nebbia dei ricordi

il fuoco che cash accende nel bidone affianco a noi, illumina la faccia di pacman, o quello che ne rimane.
lo conosco da sempre, ma non riconosco piu nulla di lui, di come lo ricordavo.
una volta mi avrebbe dato una pacca sulla spalla, e con un sorriso dei suoi , mi avrebbe convinto a fare qualche cazzata da monellacci di periferia, una volta si sarebbe ammazzato dalle risate, a vedermi coperto di stracci e affamato come un randagio, mi avrebbe riempito di insulti, e poi mi avrebbe offerto casa sua finche volevo.
questo era prima, prima che diventasse quello che è ora.
davanti a me, seduto in quella posa cosi innaturale, vedo quel che resta di un vecchio amico, prima che si facesse pigmentare la pelle di giallo, prima che si facesse ricostruire il cranio per assomigliare al vero pacman, quello dei video giochi, con la pelle che riflette la luce come fosse plastica, con il respiro pesante che suona come il sibilo di un asmatico, con l'inquietudine che lascia il solo incrociare quei due punti neri che sono i suoi occhi.
ho scoperto stasera che non puo parlare, oramai il suo io è fuso con la rete e pilota questo corpo dalle profondita della sua follia.
non fa altro che fissarmi, anche se non e chiaro per nulla il motivo della sua visita, a quanto pare nessuno ha il privilegio di vedere pacman dal vivo, in realtà tutti pensano che nemmeno sia reale, credono che sia una intelligenza artificiale molto avanzata, una roba militare sfuggita al controllo delle teste importanti, e invece eccolo qua, in tutta la sua abominevole stravaganza, il mio vecchio amico di giochi, ridotto ad essere il pupazzo piu ricercato del mondo.
chi puo dire cosa un giorno è scattato nella sua testa, perche un ragazzo di famiglia ricca e con uno splendido futuro davanti a se, steso come un tappeto rosso, ha deciso di trasformare se stesso, di abbandonare anche la propria umanità, per divenire una leggenda spaventosa e orribile.
eravamo buoni amici noi tre, io pacman e merlin, ed ora nemmeno le nostre madri ci riconoscerebbero.
pacman si fa avanti e mi passa un pillola gialla, sopra c'è scritto power pill da un lato, e greengiras dall'altro, deve essere roba nuova, capisco che devo ingoiarla e lo faccio subito senza esitare, vedo l'approvazione di pacaman, e sento le sue fredde dita che mi chiudono le palpebre.

notte da incubo,per strada la foschia che fa svanire i contorni, mi risveglia la memoria ed inizio a sentire la nostalgia del passato.
la ruggine ricopre tutto, reclama a se ogni cosa, anche la mia carcassa di randagio, che come uno spettro è giunto qui, nel paese dell'infanzia, nel posto che mi provoca il vomito piu di ogni altra cosa.
come un cane abbandonato sull'autostrada, d'estate, torno qua per istinto, a fiuto, per farmi ancora del male.
come morde ora la solitudine, ora che sento l'eco delle risate andate, degli ipod che suonavano le nostre canzoni, ricordi d'estate, gioia svanita nel rotolare del tempo, insieme alle onde.
pacman mi ha spinto fino qui, con il suo potere da sciamano malefico, le sue conoscenze da rabdomante del web,ora vedo sul tram una vecchia che riempie di botte un emigrato, i trevestiti che si sitemano le tette di silicone nel regiseno due taglie piu piccolo, gli occhi scavati di chi come me non ha piu nessun bel ricordo da evocare.
la strada inghiotte i randagi, li rende duri fino a spaccarli,li fa ubriacare di dolore ed urlare alla luna, fra le autostrade infinite di indifferenza e rumore, nel multistrato della società moderno, tutti ridevano prima, incapaci di capire che il mondo stava morendo, tutti presi dalle lucine dei negozi, dalle risate giu in centro, nascosti nelle mutande delle puttane, nei cimiteri di plastica, nei vapori inebrianti di un futuro fragile e ammaliante, finche non ha crashiato tutto.
ad un certo punto non contava piu un cazzo essere umani, avere dei bisogni, avere dei tempi, avere dei limiti, contava solo andare avanti, avanti, continuare a correre, senza guardare chi cadeva, correre veloci, sorpassare il tempo, sorpassare dio.
ora vivo sotto il ponte che sorveglia il tevere, mangio i suoi figli nascosti nell'ombra, e maledico ogni notte la luna, che rischiara tutto il pudrito salito con la marea.
non c'è piu nessuno qui, solo la mia disperazione, il mio canto solitario di barbone errante nella city.
le foto sono sbiadite, le memorycard bruciate, la memoria corrotta, un virus ha intasato il flusso della vita di tutti, e ci a resi schiavi dell'indifferenza.
motor bird sta chiuso nella sua scatola, si smanetta l'uccello davanti ai porno, e se ne frega di quello che succede fuori, pacman gli passa caramelle gialle per tenerselo buono, il suo archivio contiene il potere di incollare a i monitor milioni di fan, e pacman li vuole tutti, tutti sudduti del suo regno giallo come il marcio che lo imbottisce.
ruoto la testa e volo come facevano i gabbiani sul litorale dei miei ricordi, la spiaggia invasa dai rifiuti, il neoprene sulla pelle, le onde sui frangiflutti.
nessuno in ascolto, la radio fischia e rumoreggia, la mia casa di cartone brucia nell'angolo, una musica punk hardcore crepa le pareti delle case abbandonate, la mia voce non prega piu, non supplica, non chiede redenzione, i miei occhi scandagliano in giro ma non vedono nulla, sono rimasto solo, il mio unico ricordo, non c'è altro, una solitaria ultima scintilla che illumina i corridoi bui del mio cervello, e il suo reverbero suona come il canto del cigno.
la rete fa paura, sulla carta ingiallita si legge solo la parola fine, il collasso dell'umanita, la fine di un impietosa storia selvaggia e animale.
ma ad un tratto, da dietro le nuvole riappare la luna, e la sua luce stavolta e chiara e avvolgente, ha il viso del mio amore, ha la sua tenera e dolce sinfonia, il cuore si espande nel petto e poi tuona, il rivedere dopo cosi tanto il suo viso mi da gioia e amarezza, quasi mi vergogno della mia volgarità, di come mi sono lasciato andare, non avrei mai voluto che mi vedesse in questa maniera, ho sempre avuto bisogno del suo rispetto, del suo amore, della sua comprensione, la sua lontananza mi ha ridotto cosi, io l'amavo come non amavo nessun' altra, un miracolo, per uno che come me non avrebbe mai avuto di meglio.
la luna proietta ora la sua figura sulla strada, il suo corpo di luce si avvicina a me mi sfiora,, posso quasi sentirla, leggera come la carezza piumata del vento in primavera, il suo aroma, da prelibatezza appena sfornata, ci siamo amati profondamente, prima che io perdessi la testa,vittima del cybershock, uno dei caduti nella corsa, la vorrei abbracciare, anche se solo una volta...

piango, come forse non ho mai fatto.

la connessione si stacca, l'effetto della pillola svanisce, pacman mi sorride, o almeno cosi voglio credere.
vuole che gli faccio un favore,mi darà un sacco di soldi se gli trovo un tizio di nome jucas e lo faccio fuori.

lunedì 23 giugno 2008

RANDAGIO//lo sporco sotto il tappeto

mi chiamo luboy e la mia vita non conta piu un cazzo.
nell'ultimo anno ho perso quel poco che mi rimaneva per poter sopravvivere, ed ora mi sbatto per le strade di questa merda di citta, dormendo dove capita, dove non mi prendono a calci le guardie,e mangio nei secchioni come un randagio.
la mai casa non esiste piu, il mio telecomando non esiste piu, la mia macchinetta per il caffè non esiste piu, lo spazzolino,il posacenere, la mia collezione di vinili, le mie poesie, tutti imiei ricordi.
avevo un lavoro da vomito, e forse e meglio averlo perso, avevo degli amici bastardi, e forse e meglio averli persi, ho perduto una casa piena di tutti i resti che avevo ammucchiato negli ultimi trent'anni, e forse e meglio averla persa per sempre.
ora dormo dove capita, dove non ti strappano i polmoni e il cuore, dove il selvaggio mercato nero non ti sbrindella e ti mette sul banco come merce,ora dormo dentro una di quelle cabine telefoniche del cazzo, proprio accanto a dove batte camy, dai si hai capito, camy,, la conosci anche tu, quella bambina di sedicianni,mora, capelli lunghissimi, aria innocente che ogni sera ti spompjna l'uccello per 50 eu, quella che potrebbe essere tua figlia, ma che tu non rinunci a schiaffeggiarle il culo nel sedile posteriore del tuo mercedes, mentre la penetri con qualsiasi oggetto , la tua bambolina mille usi, per forutna e solo un clone, non la piangera nessuno.
proprio come me, relitto di questo mondo di rottami, che mi trascino per la riva del tevere in balia dei ricordi, di come era bella una volta questa citta, la luna, il suono delle persone ai tavoli dei ristoranti, di come sta marcendo tutto, e cosi in fretta.
sembra che sia stato nascosto cosi tanto putrido sotto il tappeto, che ormai non lo si puo piu nascondere.
tre sere fa fuori da doraimon e successo di tutto, la polizia ha arrestato un sacco di gente, giovani che buttano i soldi della famiglia in cose che poi nemmeno capiscono, si imbottiscono di sballo estremo, e finiscono in carcere per nulla, o spiaccicati su un muretto, per fortuna non il mio amico rasta, per fortuna lui si e messo in salvo, se le guardie gli mettevano le mani addosso, questa volta era finita, per lui, il suo culo nero e per la sua ganja speciale.
doraimon è un vero capitalista, ha sempre giocato sporco,gia da quando io pagavo per bere, quando era ancora un essere umano, o almeno ritenuto tale. tossico.
doraimon organizava di tutto, conosceva tutti, e ora piu che mai fa affari con tutti.puttana.
quanta cocaina ha smerciato il gattaccio per pagarsi il disco pub piu in voga della città, quanti cazzi avra masticato per arrivare dove sta ora, nell'olimpo dei protetti dalla giustizia.
verso le tre di notte, mi sono fatto mezza togliatti, e mi ritrovo allo sfascio di cash.
cash è indiano, ascolta musica indiana, possiede questo cimitero di latta, e smercia sottobanco programmi illegali, e ottima shiva.
cash e il mio grande amico, mi fa dormire da lui, quando a termini la polizia ci prende a manganellate, cash fa affari d'oro, ed è protetto da alcune major della city, cash possiede chip che scottano parecchio,roba che non si trova nemmeno al forte prenestino, nemmeno nei cunicoli dell'inferno.
stanotte cash mi ospita, perche dice che un mio vecchio amico a chiesto di me,e dice che ha ricevuto parecchi money per questo, e nulla fa piu felice cash del money.
il suono indiano si mischia agliincensi e mi gira la testa, oggi ho mangiato merda in polvere, l'unica cosa trovata nel secchione, cash mi passa un po del suo intruglio indiano, ed io lo ingoio senza nemmeno assaporarlo, la musica e l'incenso creano un atmosfera mistica, la radio che suona mi manda in trance, le figurine degli dei indiani, shiva che mangia la foglia, cash ch conta il money, mi si offusca la vista, non riconosco bene nemmeno i rottami dello sfascio, la luce si confonde con il buio, e in quel momento appare lui, il mio vecchio amico, come un incubo risorto dal passato.

giu, nel mutaspazio



sax merlin viaggiava nella rete come un spettro invisibile,a cavallo di bucefalo, il suo amico e cavallo da battaglia, il suo corpo di pura energia, era velocissimo e reattivo ,mentre scendevano negli abbisi di quel universo vasto e misterioso che era il web.
solo a pochi era dato sapere dove fossero ubicati i punti di accesso per connettersi alle altre reti, le mutaporte, come le chiamava il maestro verde, i varchi per incredibili nuovi mondi, dove vi era connesso l'intero universo,e dove sax si stava recando, con i suoi stendardi e la sua determinazione.
merlin si fermo di fronte ad un monolito formato da tre figure primarie, cubo, sfera e piramide, unite in un unico blocco mastodontico, anche bucefalo lo riconobbe, e un brivido attraverso entrambi.
una figura apparve d'improvviso a gli occhi del cavaliere della tricromia, un gatto delle dimensioni di un toro mitologico, con gli occhi luminosi e fiammeggianti, che portavano con se la saggezza dell'universo, il mutagatto, il caronte del mutaspazio, il guardiano della porta tricromatica.
il suo manto cangiante come quello delle seppie giganti australiane, i suoi baffi acuti come aghi mortali, e la sua voce tuonante e mistica come quella di un dio.
merlin si chinò di fronte al grande re dei gatti, che gli spalanco la mutaporta e lo fece entrare.
non e dato sapere cosa in effetti accada nel viaggio di connessione, il viaggiatore affronta una scomposizione dei suoi pensieri attivi, che vengono assorbiti e lanciati in un flusso principale, e poi rilasciati nel mutaspazio, dove sono visibili tutte le connessioni.
sax merlin era il piu vecchio dei viaggiatori della nuova era, ma ancora veniva impressionato dalla bellezza disarmante della rete superiore, la luce che inonda la visuale, la sensazione di sconfinato che si avverte, e che rapisce l'animo.
merlin era tornato di nuovo nel mutaspazio per combattere il suo nemico, il folle pacman,il nemico di sempre, l'uomo che stava devastando i giovani con i suoi software/allucinogeni e le sue spericolate malformazioni della rete, stava disseminando morte mentre cresceva di potere, e alla fine aveva persino minacciato merlin nel suo intimo, rendendo suo figlio un assassino.
merlin ora risplendeva di un verde acceso, e si mostrava in tutta la sua potenza di guerriero, il vento dall'aroma di greengiras si espanse come un onda impetuosa, e bucefalo si lancio al galoppo, erano pronti alla sfida, pronti ad affrontare il vecchio nemico,pronti a pagare tutte le conseguenze, pronti a morire.

domenica 22 giugno 2008

sipario

L'altro ieri mi è sembrato di vedere Gamlish a scuola, nell'instinto giallo blu di giacche nike e capelli cielo pulito. Con la sua tipica espressione disadattata come di chi sembra vivere in un'altra dimensione, e al tempo stesso avere una fattiva presa sul presente con tutti e 5 i sensi. Sarà il suo strabismo, o i suoi capelli sconclusionati, o quella sua andatura incerta, ma io ero certo che Gamlish fosse stato rinchiuso in cella, in qualche nanogrammo di silicio, per stregoneria e vilipendio della pubblica religione. Qualcuno o qualcosa lo avevano tirato fuori e adesso era di nuovo lì col il suo sorriso ammicante e la barba di 3 giorni, a contrabbandare vecchi IPod d'antiquariato con backdoor software neopagani.
Gamlish. Gamlish mi si era presentato una sera quando. Ci provavo con Sandy ex Cheeba corp, pezzo di fica doc, sicura di se nel suo ammicare a tratti bambina. Erà lì su quella collinetta attaccata alla pista da ballo con due occhiali grandi d gufo gialli, che ingurgitava pasticche e guardava chissà cosa.
Stufo di ballare quella musica retrò mi dirigo un attimo al cesso per vedere se dal mio volto, data la protratta astinenza da greengiras, trasparivano segni di punti follia, riduzione del diamietro della pupilla sinistra, decolorazioni della lingua, tic involontari, insomma tutta quella serie di marchi di chi giocando a mutaporte ha avuto la fortuna di avere a che fare con TZinch.
- Mettiti questi occhiali, mi fa uno strano nanerottolo alle mie spalle, così almeno camuffi.
- I tuoi occhiali da checca ouoi ficcarteli su per il culo, vedi di girare a largo.
Lui fa per andarsene, o almeno ho ancora vivo il ricordo di vederlo allontanarsi da me quando non tratto assumo una strana decolorazione del reale, tinte blu elettrico e rosso vermiglio. E vedo un futuro in cui Sandy litiga con il vecchio Tom, anche lui lì quella sera con noi assieme a Irina. Litigano o stavano litigando, linee temporali confuse e nella testa quel ' è troppo grande per te' che mi suona privo di significato. Una fica è una fica dicevo, che c'entrano gli anni?. E poi vedo che i loro occhi, di Tom e di Sandy non si sono mai incrociati durante tutta la serata. Irina pesce muto in crisi parla solo di Tom quando si apparta con Sandy. Io dico a tom che Sandy è una bella fica e lui mi dice che è troppo grande per me. - Guarda quella moretta piuttosto, quella fa al caso tuo. Cala il sipario su Tom e mi tolgo gli occhiali. Il nanerottolo di fianco a me mi guarda con aria soddisfatta. - Tieni boy, e gli allungo un paio di codici craccati per giocare a neotokio.
- Grazie amico, ma sono appena fuggito da lì con altri semidei come me. Teniamoci in contatto.

giovedì 19 giugno 2008

Back to Babylon

Ricordo...ricordo quando ero ancora un broker nel cuore della city, desk di cristallo e sorsate di redbull.. quando rubai uno di quei fottuti hacker ai nostri competitor centesimo dopo centesimo, click dopo click.e piu il tempo passava piu loro si incazzavano e facevano la spia ai nostri advertiser..pivelli, come se loro fossero puliti..e invece loro usavano i nostri stessi mezzi se non di più, un mistero che non sono mai riuscito a capire, a guardare la cosa a posteriori mi viene ancora da ridere. ma jucas era il broker piu sveglio di tutti là in mezzo e nessuno se ne era ancora accorto, solo i suoi publisher, solo i miei publisher :) vuoi fare più soldi? ok, eccoli, ma aumenta i volumi. che strumenti ti servono? eccoli. Insomma era davvero un fottuto gioco da ragazzi per me. forse perchè ero naturalmente portato per questi fatti e vedevo le cose prima che accadessero. Io scopavo col cambiamento mentre gli altri dormivano all'ombra dei mie viaggi. E quando si svegliavano..opzione non data. Poi jucas ne ebbe le palle piene e decise di volare via e di lasciarli con un palmo di naso. troppi pochi soldi e strategie inesistenti. La luna di Arrakis aveva di nuovo cambiato faccia ed il suo influsso mi ribolliva le sinapsi, e i punti follia stiravano le mie fissazioni verso un unico punto focale. cambiamento. La luna cambiava, così che il vecchio satiro giorno dopo giorno si faceva più debole e necessitava di un nuovo droide 24.24. Le stanche biogambe non erano più quelle di una volta e riflessi appannati lo confondevano alla guida del suo veicolo. fiero al comando del suo alloggio ancora continuava la vita di sempre, consapevole che la sua vita inesorabilmente volgeva al termine. Cambiare stanza e cambiare Company. O tornare giu nel cuore di zion per ricongiungermi con il mio doppio beriseven che ogni tanto bussava? E poi la storia della nuova arrivata dove la mettiamo? ancora mi ribolle il sangue a pensarci. così giovane e così tanto business in mano. Un volume di affari che sognavo la notte. Ma il problema non era lei, che pure era brava e capace. una goccia d'acqua attraversata da sole. il fatto era che quella fetta di torta doveva essere mia e invece mi era stata tolta di bocca mentre gia ne sentivo il profumo. troppo. e quando andai da Merlin con le dimissioni in mano lui disse 70k, una buona controproposta, ma io volevo quella fottuta fetta di torta, oppure una simile, il denaro per se stesso non mi è mai interessato. Ma di fatto ero già lontato e col cervello flippato sul posto dove sarei andato di lì a poco. e con la goccia d'acqua che ormai era diventata pioggia che rinfresca dopo tanto caldo.

Se non puoi sconfiggere il re, seducine la figlia

sabato 7 giugno 2008

Arrakis School

Da qualche mese ormai lavoro in questa feccia di scuola, coi muri di gomma dura sporchi di pedate e i soffitti altissimi. Un tempo non era una scuola, ma una stupefacente fabbrica siderurgica della periferia di Arrakis, che poi col tempo è stata inglobata nella metropoli, ennesima città nella città, ennesima zona industriale riqualificata prima in tempio del divertimento di stampo neopagano, poi in area semiresidenziale per pendolari scalatori di piramidi sociali, e ora in un vago e intricato indistinto, dove il ceto medio è sempre più basso e alienato ed il ceto basso è ridotto a pura merce di scambio immateriale.
Oggi che la sussistenza materiale, intesa come vitto e alloggio di basso profilo, è garantita a tutti grazie soprattutto all'indipenza dai composti fossili e da quelli che un tempo erano i cibi naturali, il business si fa sempre più sui consumi immateriali. Prima questa roba per me pane quotidiano e vedevo e ogni neurone eccitato era un centesimo di dollaro in piu che andava a fare budget. Ora vedo solo specie micro branchi di cervelli semi auotmatici persi in qualche trip strano.
-Ehi amico, mi fa il bidello rastone mentre passo davanti al suo cesso maleodorante. Fatti un tiro, è di quella buona!
Erba, negli ultimi 2 tre anni ero andato avanti a coca e anfetamine e mi ero scordato il sapore robusto di una bella bomba. Sempre a 3000 davanti a numeri matrici e telefonate paracule. Ma ora stavo fumando erba..Una bella bomba, la pace dei sensi, si rilassano i muscoli del collo e delle spalle, in bocca un retrogusto leggermente amaro, l'indice e il medio con cui la tieni che si fanno umide..e comincio a sorridere.
- Man, ma da quant'è che non fumi? solo i colletti bianchi della city non si fanno d'erba.. e agiudicare da come vesti non mi pari proprio uno di loro. Tieni, e fmi mette un sacchetto in tasca. Fatti qualche bomba alla mia salute questa sera, offre la casa.

Torno in classe col sorriso stampato in faccia e gli occhi rossi. James mi tana subito: - Raga, il prof si è fatto una canna, guardate che faccia da scemo!! nhahahhaha
- Scemo ma lucido, rispondo sorridendo, vieni alla catttedra, se ricordo bene mi pare che per oggi c'èra da studiare i fondamenti dell'ipnosi moderna, capitolo 5 pagine 510-547. Vediamo cosa hai capito.
Il ragazzo sbianca e si presenta alla cattedra, non vola una mosca. La situazione è intesita perchè tutti temono di essere interrogati, se non avessi fumato sarei intesito anche io, invece me la rido e penso a come giocarmi questa situazione.
- Come puoi vedere james i tuoi compagni si sono fermati e hai 46 occhi puntati su di te, l'unica voce che puoi sentire è la mia...e forse ti starai domandando perchè proprio te..perchè proprio a me?? perchè non ho tenuto chiusa quella maledetta boccaccia? E mentre ti rendi conto che non sei in grado di trovare una valida risposta percepisci la pressione dei tui incisivi sul labbro inferiore.. e la tensione del tuo quadricipite destro...ma non c'è nulla che ora devi temere, anche se rimani così, rigido come sei, con la tua memoria puoi retrocedere alla scorsa settimana, a quando ho spiegato l'importanza del rapport nel processo ipnotico e le basilari tecniche di induzione..ora ti domanderai se effettivamente ti trovi in stato di trance e vorresti dirmi che sei in grado di ripetermi tutta la mia spiegazione fino all'ipermnesia..fino a quando....DRIIIIIINNNNN......non ha suonato la campanella.
Prima di finire di pronunciare la parola campanella alzo bruscamente il braccio, intimando alla classe di non muoversi di un millimetro.
-James, non serve che tu mi ripeta nulla. 6-.Puoi tornare a posto. Per la prossima settimana studierete i 3 paragrafi successivi relativi alle tecniche di induzione complesse e al valore dei comandi negativi.
Potete andare.

Quando sono tutti usciti mi riappizzo quel mozzicone di canna e allungo i piedi sulla scrivania. Entra Mary, la prof di Java 5:- Jucas, e da quando in qua ti fai le canne?
- Da quanto è che non me le facevo! rispondo io. Che fai stasera? mi fa lei, passi da me a vedere un paio di sismstim?
Certo, le rispondo.
Mica male la vita del prof

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giovedì 5 giugno 2008

ombre rosse: fuochi d'artificio

Due puntini rossi si inseguivano su d’una tela nera. Poi i due puntini crebbero e crebbero fino ad occupare quasi tutto lo schermo. Quindi uno dei due inglobò l’altro ed io vi precipitai dentro. Il fischio stridulo d’un modem iniziò a ripetere indefinitamente la sua sequenza di modulazione, mentre un fiume di sangue caldo mi trasportava avvolgendomi nella sua corrente. Una progressione di numeri multipli di otto prese a succedersi in un angolo della mia mente. Cercai di muovermi, di allungare un braccio, e mi accorsi di non avere nessun braccio, ne gambe, ne nulla. Ero solo una scarica di energia cosciente. Un infinitesimo io, in relazione variabile con l’ambiente fluidiforme. Volevo gridare ma riusci soltanto a produrre una debole anomalia nel fluire dei dati. Poi caddi, precipitai in una cascata di variabili, in un nodo di collegamento, e mi ritrovai a galleggiare in un mare di stelle luminose. Riuscivo a sentire frammenti di comunicazione in tutte le lingue del mondo, vedevo pulsare intorno a me punti di varia grandezza, che si avvicinavano e allontanavano lasciando strisce di bava sulla superficie calma di questo cielo rosso sangue. Cercai nuovamente di muovermi ma qualcosa teneva legata la mia coscienza, la mia volontà era imprigionata in un muro di fuoco, in una rete logica. Un constante ritmico pulsare prese a sovrapporsi ai fischi ed alle voci. Una finestra si spalancò davanti a me, poi si richiuse. Altre finestre si aprirono e si chiusero asincronicamente sulla superficie infinita di pareti verticali. Da una di queste si affacciò il sorriso sornione di Backus, salutando con la manina. Mi sentii scivolare verso il basso, come una goccia di pioggia su di un vetro, come una lumaca su di una foglia che strisciando lascia una sottile stella filante di luce.



Spalancai gli occhi. Non riuscivo a distinguere nulla, e nel buio attorno a me sentivo il calore d’un fuoco troppo vicino. Nel vuoto silenzio, l’unica presenza era il forte battere del mio cuore che sembrava volesse uscirmi dal petto. Improvvisamente mi si spalancarono i polmoni, ed un violento attacco di tosse mi fece piegare di lato. Sputai sangue, bile ed alcool, e ritrovai la luce. Ero circondato da fumo e fiamme. Mi tirai su con fatica, appoggiandomi sui gomiti. La mia sputapiombo era gettata i miei piedi. Pile di cartoni ed ammassi di rifiuti bruciavano producendo un intenso fumo nero, le fiamme già avevano raggiunto le pareti e correvano verso il soffitto. Sputai ancora un po’ di bile in terra e mi alzai in piedi. La testa girava, ma le gambe sembravano reggere bene il peso del resto del corpo. Mi toccai dietro la nuca ed un acuto dolore quasi mi fece perdere nuovamente i sensi. Rimasi alcuni secondi ad occhi chiusi, a riprendere coraggio e forza. Poi mi strappai un lembo di camicia e me la legai intorno alla bocca. Mi guardai intorno. Ero nello stesso posto. Mi aveva dato una gran botta in testa e mi avevano lasciato lì. Rovistai nelle mie tasche in cerca delle chiavi e del portafogli, quindi rincuorato dalla loro presenza mi chinai a raccogliere la pistola. Un nuovo fitto dolore mi fece cantare un’avemaria.

Dovevo trovare Bacus, e portare entrambe le nostre pellacce fuori di lì. E dovevo farlo alla svelta. Aggirai un mucchio di plastica in fiamme, cercando di trattenere il respiro.

Il chiarore dell’incendio rendeva difficile distinguere i contorni delle cose e confondeva la mia percezione dello spazio. Le lenti ad infrarosso davano una lettura alterata. Sparai un paio di colpi in aria tanto per mettere le cose in chiaro, ma sospettavo di stare sprecando proiettili e tempo.

Scorsi una sagoma in terra, mi avvicinai. Le fiamme avevano parzialmente bruciato i vestiti ed i capelli di questo povero cristo, e tra le croste di sangue rappreso del volto spuntava la sottile lama bianca dello strano sorriso del giovane programmatore. Mi tolsi la giacca per spegnere il fuoco troppo vicino e presi quella testa tra le mani. Lo chiamai più volte per nome, cercai di scuoterlo, ma non ottenni nessuna risposta. Eppure respirava ancora. Nei suoi occhi aperti brillava ancora un remoto barlume di vita. Gli diedi un paio di schiaffi, ma niente, nulla sembrava potere cancellare quel ghigno ridicolo da quella faccia pista. Lo sollevai e notai dal riflesso argenteo del cavo che era ancora connesso. Il serpente gli entrava nel cervello da una presa neurale all’altezza dell’ultima vertebra sul collo. Staccai il cavo e mi caricai il ragazzo sulle spalle.



Uscii all’aperto da una porta di sicurezza. Mi allontanai rapido dall’edificio quel tanto che bastava a metterci al riparo, e scaricai in terra Bacus. Il tetto del centro commerciale o quello che era crollò di schiando producendo un esplosione di scintille e fumo. Fuochi d’artificio che filtravano attraverso le lenti dei miei occhi come missili sparati nel buio. Tastai il polso del giovane ma niente battiti. Avvicinai l’orecchio alla sua bocca, ma nulla, nessun suono. Aveva gli occhi ancora aperti, ma non c’era più luce e non c’era più vita. Ancora sorrideva il bastardo.

Mi sedetti in terra accanto al corpo, e rimasi ad ammirare lo spettacolo delle fiamme sempre più alte. Frugai tra le tasche della giacca e tirai fuori il pacchetto sigarette. Sfortunatamente avevo perso l’accendino. Me ne restai lì. A chiacchierare col mio nuovo amico.

-“ Allora, mi racconti cosa ti è successo? Hai deciso di tagliare la corda anche tu, vero? E cosa speri di trovare? Piccolo stronzo!” – , mi tirai su, mi stazzonai i vestiti e trascinai il cadavere fino alla macchina. Avevamo ancora un viaggetto da fare insieme, anche se in città non c’era nessuno ad aspettarci.

domenica 1 giugno 2008

RASTA BLASTA-senza ganja my friend

I RAGAZZINI MI AVEVANO PORTATO ATTRAVERSO LE FOGNE FINO UN PUNTO IN CUI POTESSIMO RIPOSARE, I MILITARI CI STAVANO DIETRO, DOPO QUEL CASINO NEL MARKET, DOVEVAMO TROVARE UNA SOLUZIONE, ANZI IO AVREI DOVUTO TROVARLA, NON POTEVO CERTO ASPETTARMI CHE DUE RAGAZZINI MOLLACCIOSI POTESSERO AIUTARMI AD USCIRE DA QUESTA VALANGA DI MERDA.
QUALCOSA MI AVEVA PUNTO NEL MARKET, MI AVEVA FATTO SVENIRE, E ORA MI FACEVA INFEZZIONE, SENTIVO LA CARNE INTORNO BRUCIARE, ma NON VOLEVO ALLERTARE I MOCCIOSI, AVREI TROVATO UNA SOLUZIONE da solo E PRESTO. MA POI IL VUOTO.

MI RISVEGLIAI DENTRO UNA STANZA, ARREDATA COME QUELLE DELLE PUBBLICITà, NELL'ARIA C'èRA ANCHE UN BUON ODORE, VICINO A ME I RAGAZZINI SORRIDEVANO, PROBABILMENTE ERO MORTO.
POI MI RISVEGLIo SUL SERIO, LA GAMBA MI FA MALISSIMO, HO LA febbre, tremo e sudo,il robot sembra una marionetta senza fili, e laria sà di merda piu che mai.

non posso camminare, chiuso qui dentro farò la fine del topo, come mi sarei dovuto aspettare all'inizio di questa storia, non va piu bene un cazzo al vecchio rasta, sopratutto senza la sua amata ganja. svengo ancora.

mi risveglio e vedo i ragazzini tremare, i militari ci hanno trovato, e la fine per tutti, in fondo al tunnel vedo le luci cercarci, ci trovano, siamo fritti.

i ragazzini torneranno a casa, con tutta probabiltà si prenderanno uno schiaffo e una settimana chiusi in casa per punizione, al povero vecchio rasta, nero, povero e vecchio, probabilmente lo fucileranno direttamente sul posto.

i militari sono in assetto da guerra supersonica, hanno i laser e tutto quanto il necessario per farci fuori alla svelta, li sento scambiarsi le cordinate del mio cuore, del mio stupido cervello da negro, niente piu ganja my friend, niente piu pussy love amigo, addio stupido rasta, i proiettili sono piu forti delle tue manacce vecchie, addio stupido barbone, dice uno dei militari, puntandomi un bazooka sulla tempia.

quando mi riprendo, sono fra le braccia di ecatombe, tutto zuppo di sangue, sta correndo con me e i ragazzini fuori dalla città, lontano della bidonville, sulla strada che porta a sud, nelle terre libere, dove vivevano i miei nonni un tempo, verso la costa, il mare.
guardo il robot, che mi tiene come un pargoletto fra le sue possenti braccia, lo guardo curioso di capire chi lo sta pilotando, quale forza si è risvegliata in lui, perche mi ha salvato la vita per due volte, facendomi uscire da una situazione disperata,guardo la scia di morti che si lascia alle spalle, la precisione delle sue mosse, sembra avere un piano preciso, e mentre continuo a farmi domande e fissandolo dritto in quel suo occhio vuoto, vedo una luce gialla accendersi, la sua testa sproporzionata, voltarsi verso di me dicendo, "gnam gnam"

ed io "hai fame? non dirlo a me, senza ganja my friend"

mercoledì 28 maggio 2008

ZER0.// frammento d'ottobre

La luce è poca, basta solo per delineare alcune forme, per rendere credibile la realtà, per farne una plausibile, che la mia mente riconosca tale.
Mi sembra di galleggiare, come nei sogni, nel vuoto denso di idee, materia amniotica che contiene il seme della creazione.
Sono vegetale ed animale e minerale, sono tutto, sono un impulso, una scarica elettrica che viaggia su questo percorso, intersecato fra mille percorsi possibili.
Sono qui, tra i numeri e le figure geometriche che il progresso mi impone, tra l’uno e lo zero, come un pacco postale, come una chiamata telefonica,un segnale che si perde nell’eco dell’etere, come un ricordo che torna sempre per ricordare.
Sono un salmone ora, che balza contro la corrente risalendo i flussi avversi, risalgo per istinto il percorso che mi ha portato a valle, a forza contro la corrente per ritrovare me stesso, l’origine, il punto dove sento che è iniziato tutto, il principio della fine.
Cerco me per trovare te.
Partendo dal punto in cui sei entrata nella mia vita, il punto di partenza del countdown, la storia che sottile e fragile si e frantumata contro il tempo, e che poi l'impeto ha spazzato via, in rete, come un puzzle di carta velina. Ti cerco fra i pezzi della nostra storia, nel punto dove è iniziato tutto, dove è finito tutto.
Ripartendo da zero.

domenica 25 maggio 2008

Frequenze criptate


QUI SOLO QUADRI CHE VEDO OGNI GIORNO DA MO
E QUESTO è UN VIAGGIO REALE NEL REALE E CI STO
RAZZE BASTARDE PIAZZE E FARSE SUL TATAMI
LA VERITA' SI CONFONDE QUI SONO MIILE SQUADRI A ORIGAMI

SONO PERSI A CERCARE LA SOLUZIONE DOVE NON C’E
MA DOPO AVER SFIDATO IL BUIO POI CAPISCONO CHE VIENE DA SE FLETTI
LA STRADA CHE NON HAI PERCORSO MAI
E VEDI CHE, NON ‘ DAI NEMICI UCCISI CHE SI RICONOSCE UN SAMURAI
24.7 STECCHE E SENSI A PALLA
LA MISSIONE NON è STARE A GALLA MA, MA è QUELLA SPACCARLA MAN
VITA CHE HAI MANO E STRINGE, SULLE RIVE DELLO STIGE
PERSI IN QUALCHE EFFIGE DI SIMSTIM COME DANTE E BEATRICE
FIGLI IN LAVATRICE, VICE DI SCERIFFI IN DIVISA
CARTE VISA CLONATE E GRIDA, DI UN PAZZO SUICIDA E VITA
COME NON LA HAI MAI, VISTA, FUORI DALLA, MISCHIA è SOLO
BARRYCONVEX CHE DI VOI SE NE INFISCHIA EO
DAMMI UNA BARRA UN RULLANTE UNA CASSA E LA LUNA
TANTO MI BASTA PER FARNE UNA
TANTO MI BASTA TORNARE FARE SPACCARE E ANDARMENE
E SE AVANZA QUALCOSA NON SO CHE FARMENE, DA MO


EO CECK DI NUOVO IN ATTESA, VUOI FARMI IN CONTI
IN TASCA O FARMI LA SPESA DAI, NON MI METTO IN DIFESA QUI
DOVE IL SOLE NON BATTE VI HO TATTICHE FLESSIBILI
E PREFERISCO STARE DA SOLO SE NON POSSO STARE CON I MIEI SIMILI
VAI DOVE VUOI E POI DAI, NON CHIAMARMI CHE
NON POSSO SENTIRMI SE VUOI SENTIRTI DEVI ASCOLTARM
ITALIA FASCISTA LAIDA CHE GRIDA VERGOGNA
CON I ROM ALLA PORTA E GLI INFAMI A SPARTIRSI LA TORTA MO
E’ UNA FOTTUTA FACCENDA DI RAZZE, CON LE BASTARDE AL COMANDO E LE ALTRE, A DARE FUOCO ALLE PIAZZE E LE SCARSE
A MANGIARE LA MERDA CHE OGNI GIORNO CHE OGNI GIORNO CI PROPINANO
STUDIO APERTO PIU RAI UNO PIU PENSIERO A SENSO UNICO E SENTI
NON CREDO DI ESSERE IL TIPO PIU ESTREMISTA CHE DICI
VUOI DISCUTERE CO STI FIACCHI CHE STANNO IN FISSA PER AMICI E POI?
COS’è CHE DICI DAI, NON TI SENTO PIU, PERSI
NEL BLUU, FREMENMASSIVE è IL CRU

lunedì 19 maggio 2008

ombre rosse: la danza dei connessi.

Ombre rosse respiravano nel buio attorno a me, mentre un ritmo persistente si faceva strada attraverso i miei timpani fino a scegliere il mio stomaco come cassa di risonanza. Un battere di mani, di piedi, di ferro contro plastica, di plastica contro legno, di pelle contro pelle. Nell’aria profumo di erba bruciata, di quella buona.

Ero arrivato, seguendo le indicazioni del navigatore satellitare, a questo enorme magazzino, forse un grosso centro commerciale. Avevo abbandonato l’auto nell’ampio parcheggio che sembrava un campo minato sul quale era passata una maratona, al sicuro tra due carcasse di camion.

Ora stavo osservando la strana danza di due individui al centro di questa specie di pista o arena, percepivo la presenza di numerose altre persone, ma non riuscivo a vedere nessuno, udivo solo il loro ritmare incessante.

I due individui si muovevano lentamente, in circolo, dandosi le spalle, con il culo quasi a terra, sembrava imitassero due scimmie durante il corteggiamento. Distinguevo la lieve luminescenza di due cavi che spuntavano da dietro la nuca dei contendenti, due grossi cavi che si perdevano nell’oscurità sopra di loro.

Improvvisamente aumentò il ritmo della musica, ed aumentò il ritmo del vorticare dei due connessi. Cominciarono a fronteggiarsi, spalancando bocca ed occhi in un urlo selvaggio, continuando a girare in circolo. Qualcuno gettò una torcia in mezzo a loro, e nel sopraggiunto debole chiarore distinsi il mio uomo: Bacus, il programmatore. L’altra era una donna dai lunghi capelli rasta raccolti in un unica treccia sulla nuca.

Incuranti del fuoco tra di loro, i due contendenti iniziarono a girare su se stessi, allungando gambe e braccia. Sembravano due trottole irregolari. Due burattini o due folli ballerini che si rincorrevano come lingue di fiamma, rapiti da una medesima febbre.

Il ritmo aumentò nuovamente, ed un’altra torcia venne gettata nel mezzo. Ora potevo distinguerli nitidamente. Gio98 aveva una specie di tecno tuta priva di maniche, l’altra un corpetto aderente e pantaloni di diverse taglie troppo grandi per quel corpo, i piedi di entrambi erano nudi e sembravano non avvertire ne i pezzi di vetro sparsi in terra ne il fuoco.

Improvvisamente Bacus allungò un braccio portando un colpo alla testa del suo avversario. Questi rispose piegandosi sulle ginocchia ed assestando un calcio verso l’alto. Altre torce vennero gettate nel mezzo, mentre la danza assumeva i contorni di uno scontro, una forma di lotta primitiva, così come la musica che risuonava tutt’intorno. Si scambiarono ancora alcuni colpi blandi, rituali, introduttivi, poi via via crebbe il ritmo del vorticoso combattimento, crebbe la forza, la violenza, crebbero le fiamme, e cominciò a scorrere il sangue. La tipetta assestò un paio di colpi non male al mio uomo che vacillò e cercò una reazione con un colpo a vuoto. Si ritiraro per qualche istante, poi un altro colpo a vuoto, un calcio portato troppo alto che lasciò per un istante scoperta la guardia del giovane. La ragazza gli assestò rapida un calcio sulla gamba d’appoggio, ed una gomitata nel mento. Bacus era già in ginocchio quando la rastafariana gli piantò un destro all’altezza dell’orecchio, e quindi subito un sinistro sul naso. Il volto del programmatore della Short Code era una torta gelato alla fragola sotto il sole d’agosto , eppure rimaneva dritto sulle ginocchia, le braccia lungo i fianchi e la testa eretta, a prendersi i colpi dell’avversaria. Il sangue che cadeva in terra rifletteva il chiarore delle fiamme. Ormai non era più una lotta, sembrava un sacrificio. Un sacrificio volontario. Bacus aveva uno strano ghigno sulla faccia tumefatta. Si stava facendo massacrare con il sorriso in faccia.

Mi riscossi dallo stordimento dovuto al fumo nell’aria ed alla musica, e tirai fuori la mia Tannauser P38. Non potevo permettere che continuasse quel macello, volevo portare via di lì la pelle del signor Bacus di professione programmatore prima che fosse invitato ad un giro di poker con nostro signore, volevo fare qualcosa per tornare alla realtà e scacciare quell’incubo dai miei occhi.

Non sentii il colpo arrivare.

martedì 13 maggio 2008

root is a state of mind


# ./httfingerprint
httfingerprint v0.200 (beta) - web server fingerprinting tool
(c) 2023, M@N-U & G1098 prod. - see readme.txt
httprint {-h -x
httprint -h www1.pancam.com -s signatures.txt
httprint -h https://www2.nacpam.com/ -s signatures.txt
httprint -h http://www3.ancpam.com:8080/ -s signatures.txt
httprint -h 10.0.1.1-10.0.1.254 -s signatures.txt -o 10_0_1_x.html
httprint -x nmap.xml -s signatures.txt -oc report.csv
httprint -x nmap.xml -s signatures.txt -ox report.xml
httprint -i input.txt -s signatures.txt -o output.html

C'è stata quella volta che ce ne stavamo sorseggiando una bibita neurostimolante al Piano Bar di Neptuno SL. M@n-u indossava il suo avatar più sgargiante, una gargoyle rosso fuoco, io il mio quattrobraccia in smocking e bombetta, sulla schiena avevo stampato il mio motto preferito, " Root is a state of mind". Stavamo discutendo di exploit e donne, al solito. Sul primo argomento abbiamo sempre avuto maggior cognizione di causa. Il secondo più che altro per noi era speculazione teorica.
Il barman ci allungò questa dritta per fare soldi facili, le battle clandestine. Cominciammo così, per fare qualcosa di diverso, e per fare soldi con le scommesse. Poi M@n-u ci prese la mano.
Ora sono qui che aspetto. Vestito con lo smocking e la bombetta. Davanti a me ho la backdoor socchiusa dentro la quale ho infilato un piccolo ed innoquo tool per il gabbing. Non si può baciare una ragazza senza neanche presentarsi. Ho recuperato i miei attrezzi dal nascondiglio segreto. Tutti ne abbiamo uno. Non si può mica andare in giro con gli attrezzi da scasso. Io mi sono trovato questa porzione di memoria nel firmware delle stampanti della Università Libera di Cape Cost. Il sistema qui è ben protetto, ma non ci si può mai fidare, per cui appena connesso mi sono fatto un bel giro ed ho cancellato le mie tracce. Non ci sono ip riconducibili a me in questo momento, sono un fantasma nella rete. Eccoci qui, il cagnolino è tornato da papino con la palla. Ora gliela ributto dentro con attaccato un bel codice per il redirect degli scarti in virgola mobile sui flussi di denaro. Mi accontento di pochi byte io, non sono mica avido. Poi non servono soldi nel posto dove devo andare.

Finger Printing on http://ancpam.com:80/
Derived Signature:
NXApache-AdvancedExtranetServer/2.0.44 (MandrakeQUAD Linux/11mdk) mod_perl/1.99_08
Perl/v5.8.0 mod_ssl/2.0.44 OpenSSL/0.9.7a PHP/4.3.1
9E431BC86ED3C295811C9DC5811C9DC5050C5D32505FCFE84276E4BB811C9DC5
0D7645B5811C9DC5811C9DC5811C9DC511DDC7D7811C9DC5811C9DC58A91CF57
FCCC535B6ED3C295FCCC535B811C9DC56ED3C295050C5D336ED3C2959E431BC8
6ED3C295E2CE69262A200B4C6ED3C2956ED3C2956ED3C2956ED3C295E2CE6923
E2CE69236ED3C295811C9DC56ED3C295E2CE6923

Banner Reported: NXApache-AdvancedExtranetServer/2.0.44 (MandrakeQUAD Linux/11mdk)
mod_perl/1.99_08 Perl/v5.8.0 mod_ssl/2.0.44 OpenSSL/0.9.7a PHP/4.3.1
Banner Deduced: Apache/2.0.x
Scores:
Apache/2.0.x: 126 81.29
Apache/1.3.[4-24]: 118 64.73
Apache/1.3.27: 117 62.83
Apache/1.3.26: 116 60.96
Apache/1.2.6: 113 55.59
Apache/1.3.[1-3]: 113 55.59
Stronghold/4.0-Apache/1.3.x: 66 6.89
Netscape-Enterprise/4.1: 59 4.07

C'era questa piccola zanzara che continuava a ronzarmi nella testa.
Continuavo a ripetermi che cazzo la vita è una ed in un soffio può sfuggirti dalle dita e sei off, sei 0. Come era accaduto per il mio amico m@n-u . Lui era esploso, bruciato ed io ero rimasto qui, a trascinarmi nella rete alla ricerca di log che mi parlassero ancora di lui, di noi.
Eravamo diversi fin da piccoli. Lui più impulsivo, e più sbruffone, io più timido e prudente. La prima volta che mandammo in overflow il server Alamo Xtn della scuola ed acquisimmo il privilegio di admin sostituendo tutte le news e le web pages del portale della I.M.I. Don Rico di Marina di Andrano con foto di donne nude e link per siti porno, lui lo scrisse su tutti i muri, lo sbandierò in tutte le chat e nei forum. E ci beccarono. Non avevamo cancellato bene le tracce. Eravamo due bambini inesperti.
Eravamo diverso fin da piccoli.
Infatti io sono ancora qui e lui è esploso in una maledetta battle tra hackers. Avevamo anche scommesso una bella somma su di lui.
Comunque cazzo la vita è una.
E a me non interessa più.
Almeno non in questa forma.
Il Traghettatore mi ha insegnato la regola.
La stretta osservanza della regola porta alla conoscenza, e la conoscenza alla rinascita. Come una fenice brucerò, poi scrollerò le mie ali dalla cenere e spiccherò il volo verso le tre torri. Ma devo attendere il segnale. Devo superare la prova. E nel frattempo continuare a trascinarmi in questa inutile realtà.

EMWHTTPD/1.0: 50 1.60
dwhttpd (Sun Answerbook): 49 1.39
Netscapella-Enterprise/6.0: 49 1.39
thttpd: 48 1.20
Netscapella-Enterprise/3.5.1G: 46 0.85
Macrosoft-IIS/4.0: 45 0.70
Macrosoft-IIS/5.0: 45 0.70
Zeus/4.0: 26 0.53
Zeus/4.1: 25 0.52
Xerver_v3: 25 0.52
CompaqtoHTTPServer-SSL/4.2: 23 0.50
BOrion/2.0x: 23 0.50
AOLserver/3.4.2-3.5.1: 23 0.50
Jana Server/1.45: 23 0.50
Netscapella-Enterprise/3.6: 20 0.45
Macrosoft-IIS/URLScan: 20 0.45
NetWare-Enterprise-Web-Server/5.1: 20 0.45

La luce d'un neon mi illumina le mani sporche di sangue. E' il sangue di M@n-u.
Il gigantesco rasta che mi ha tirato fuori di li raccoglie un po' d'acqua da una pozzanghera e me la getta in faccia. - " Dai bello, svegliati!", mi urla. Ed io vorrei tanto svegliarmi e scoprire che è tutto un sogno, un incubo spaventoso. La faccia di quel ragazzino che ride ed il mio migliore amico che si gonfia ed esplode. Tutto in pochi secondi. Poi le urla, il caos, e le lacrime.
Le lascrime erano le mie, le urla non so.
-" Senti ragazzo, devi reagire, devi riprenderti. Vuoi farti un tiro?"-, mi dice il rasta porgendomi un cannone di maria benedetta. Un tiro. Cazzo si un tiro.
E mi sveglio. Ma non era un sogno, era un incubo. Reale.
- " Cosa cazzo è successo?"-, chiedo con un filo di voce. -" Non lo so, io ero al piano superiore. Non mi interessano questi giochi da pischelli. "-, mi risponde il tipo. - " Senti mi sembri un po' scosso, ragazzo, vuoi che ti chiami la mamma?"-
La mamma? Come cazzo gli viene in mente a questo qui la mamma?
- " No", gli dico, "io non ce l'ho la mamma."
Chi è quel figlio di puttana che ha fatto fuori il mio amico? Dove posso trovarlo? Come posso friggerlo? Non riesco a pensare ad altro, la mia mente già sta processando nuovi codici di malware per fotterlo. Devo trovarlo e vendicare M@n-u.
-" Beh, senti ragazzo, io ora ho da fare, devo squagliare per un po', ma prima devo passare ad innaffiare le mie piantine, ci vediamo..."-, mi dice il rasta porgendomi un bigliettino da visita.

Jana Server/1.45: 23 1.19
BOrion/2.0x: 23 1.19
Linksys AP2: 14 1.09
HPpT-ChaiServer/3.0: 32 1.07
Xerver_v3: 25 0.95
Zeus/4.1: 25 0.95
SunONETWO WebServer 6.0: 12 0.90
Netscapella-Enterprise/4.1: 12 0.90
FCisco-HTTP: 11 0.80
Lotus-Domino/5.x: 11 0.80
Zeus/4.0: 26 0.78
3Com/v1.0: 10 0.70
fnord: 10 0.70
RemotelyAnywhere: 10 0.70
WebLogic Server 8.x: 10 0.70
WebLogic Server 8.1: 10 0.70
Snap Appliances, Inc./3.x: 1 0.01
Linksys Router: 0 0.00
Linksys AP1: 0 0.00
EHTTP/1.1: 0 0.00

Ci sono un paio di cose che voglio fare prima di partire.
La mamma di M@n-U è ospite presso la Villa Arzilla. E' un'allegra vecchietta ma non ci sta molto con la testa. Da giovane faceva la cantante nei disco bar, ed ha partecipato alla diciottesima edizione del Grande Fratello. Quando passavamo le notti davanti ai computer ci preparava sempre il caffellatte ed i biscotti allo zenzero. Solo quello sapeva fare, caffè e latte e biscotti allo zenzero. M@n-u difatti era cresciuto a surgelati precotti e hot dog di strada. Però è una brava donna ed è sempre stata buona con me. Mi vuole bene. Io le voglio bene. Mia madre mi ha cresciuto a schiaffi e calci nel culo. La mia presenza metteva in imbarazzo i clienti. E poi non c'era molto spazio in casa. Insomma stavo spesso da M@n-u e mi piaceva sua madre ed il caffèllatte. Non ho avuto il coraggio di andare da lei a dirle di suo figlio. Non so se ci riuscirò mai.
Comunque prima di partire voglio pagare i debiti di gioco. E ripulire il nome di M@n-u. Insomma il conto lo pagava lui, ed ora se non saldo l'ultimo estratto conto mettono la vecchia in strada. Non mi va proprio che diventi biomassa nello sprawl. Le voglio bene. Così ho deciso di lavorare un po' su questa tratta, il mio ultimo lavoro per la Short Code. Un'autostrada vogliono i clienti, per far viaggiare i loro soldi. Io scaverò solo una piccola galleria ed una stradina che porti dritta al conto in banca. Voglio che la mamma si M@n-u stia bene. Su grossi volumi di traffico è improbabile che gli admin del sistema si accorgano del furto di pochi byte. E pochi byte su grossi volumi di traffico sono comunque un sacco di soldi.
Così ho fatto il mio lavoro. Un bel lavoro, rapido e pulito.
Ho solo provveduto a lasciare aperta una backdoor. Per tornare più tardi, comodamente, a fare il lavoro sporco.

domenica 11 maggio 2008

GREENGIRAS (quarta parte FINALE)


Il monitor si accende di una luce azzurrina che ci illumina i visi, sax guarda sorridendo il monitor, metre viene lentamente visualizzato un sottile filo di fumo,
che si colora di giallino verde, poi viene aspirato e fisce dentro una conduttura a serpantina, che si illumina al passaggio del fumo.
Poi la panna si concentra nel bocchettone, intrappolata in una bolla compressa, in attesa di essere aspirata.
Sax mi guarda e sorride

"Luboy, amico, fin dalla notte dei tempi, nell’universo esiste una rete complessa che unisce il tutto, come una connessione estesa per tutto l’infinito spazio, ogni pianeta e come un server pieno di dati, ed è connesso ad altri e cosi via, per accedere ha questa rete basterebbe usare delle capacità che esistono anche nel cervello umano, anche quello animale in genere, ma il fatto è, che non si sa il motivo per cui noi umani non siamo ancora in grado di connetterci, o addiritturara abbiamo perso tale facoltà.
Ma anche senza di noi, la rete va avanti e continua ad allacciarsi a nuove reti che si creano, e cosi sono nate le muta porte".

Ricordavo tutto sui giochi di ruolo, ricordavo tutto sui libri di fantascienza, non sono cosi scemo, anche se leggere e sempre stato un peso, meglio i videogiochi.
Comunque le parole di sax non mi impressionano piu dell’allucinazione che mi fa vedere la plancia e tutto questo sogno.
Sax preme un pulsante alla base del bocchettone, e la bolla inizia a roteare, intorno a noi le urla delle simil scimmie si fanno assordanti, mi rimbalzano nel cervello, fastidiose, sax mi guarda, mostrando la strana armatura che indossa.

Appartengo all’ordine tricromaico, custode della selva delle memorie, del nettare del viaggiatore, schudiero del cavaliere verde.
Questa e la plancia della mutaporta, da qui si accede alla rete superiore, quella dove si muovo gli dei.

Inizio ad vere un timore, il viaggio assume una piega che non mi piace, la voce di sax mi fa paura, cosi piena di convinzione. Ma andiamo, ma che mi sta racontando, nemmeno un fattone segaiolo collezionista di fumetti, racconterebbe una trama cosi ridicola, cosi scontata, che merdata sax, perche mi guardi con quegli occhi allucinati, e solo l’erba, oppure sei impazzito. Ma non dico nulla, mi limito ad ascoltare la sua delirante follia.

La tricromia viaggia per la rete superiore,e osseva tutto.
Il cavaliere verde , il rosso e il blu.
Tre essenze che supervisonano l’immensita del cyberspazio, che sono all’apice della sintesi.
Il nostro culto prevede una totale dedizione alla tricromia e al messaggio superiore, la sapienza sconfinata di prophet , portavoce della parola, mi ha illuminato sulla metodica per arricchire la nostra esperienza umana, con le pratiche spirituali della tricromia.
Green giras è il frutto di tale insegnamento, la chiave di accesso per noi ad una coscienza piu ampia, ad una connettività maggiore.
Le particolarità insite in green giras, accentuano il flusso del pensiero, sposandosi con la frequenza della rete maggiore, trasformano il cervello in un libero elaboratore cosciente, capace di riceve ed inviare dati ad una velocità smisurata, consentendo il lancio nel mutaspazio, attraverso la mutaporta, nel flusso di coscienza del mutapensiero.
Prendi luboy, questa è l’armatura che ti consentirà di essere dei nostri, indossala.
Essa ti proteggerà dalla distruzione delle cellule celebrali, e convertirà le proprietà nutritive della piantà, in nutrimento per te, e per il tuo viaggio. Indossala.
Ho bisogno del tuo aiuto per fermare pacman, il suo stupido egocentrismo sta danneggiando la figura della tricromia, ma i tre cavalieri non proferiscono parola, spetta a noi fermarlo, non so come ha fatto pacman ad acqistare cosi tanto potere, era solo un hacker da quattro soldi, fino alla scoperta di green giras, la mia scoperta, ma tu non puoi capire ancora, aiutami luboy, indossa l’armatura e abbraccia la parola superiore della tricromia. Indossala.
Il fumo di green giras di porterà d’innanzi al grande consiglio, e vedrai con i tuoi occhi lo spettacolo divino che è la rete maggiore, conoscierai l’infinito senza confini, il viaggio piu lungo di tutta la tua esistenza, portando con te il supremo messaggio rgb.
Luboy, siamo ad una svolta epica, e noi siamo sulla cima del mondo. Indossala.

Mi risveglio che il portatile sta mandando una traccia del vecchio aphex, un pezzo pero morbido di pianoforte.
La serra è sempre accesa e si sente qualcuno bussare la porta.
Mi alzo e vado ad aprire.
Stranamente non ho nesun tipo di postumo, anche se il trip è stato estremo.
Il fattorino lascia un pizza e se ne va.
Entro e chiudo la porta, mi assicuro che non ci sia piu nessuno, mi avicino al tavolo e apro il cartone, dentro c’è una bella margherita fumante,e un bigliettino per me.
Lo apro, dentro c’è il faccino tondo e famelico di pacman, la sua firma, non c’è altro.
Mi mangio un pezzo di pizza, mentre sfoglio la rivista, leggendo l’articolo sull’esperienze sessuali adolescienziali di stella star, ripenso alle parole di sax, alla follia che ha catturato il suo sguardo.
Che voleva da me, che pena che potrei mai fare io nel suo mondo stralunato, la mia vita e già un casino cosi come è, non ho bisogno di puttanate in stile frullato di follia tossica, non ho piu bisogno delle improvvise apparizioni di pacman nella mia vita, di tutti i casini che questi due stronzi continuano a procurami.
Che cazzo me ne frega a me della mutaporta, del mutapensiero e delle mutacagate che la mente di sax merlin produce, lui ha fatto una scelta, ha deciso per un mondo illusorio alimentato dall’erba che vende, e che si fuma, io devo pagare un milione di bollette, camminare millimetro per millimetro in quella cazzo di metro per andare a fare un lavoro di merda, senza mai una svolta, l’unica meraviglia che mi godo, sono le scopate rubate alle mignotte clone, che poi rischio pure di innamorarmi, o di farmi fottere tutti i soldi.
Pacman sta trafficando e guadagnando sperando di diventare il tony montana del cyberspazio, sax si è bruciato definitivamente la testa, e si e smarrito in un cazzo di universo parallelo, e nessuno si e mai soffermato a pensare per un attimo a me.
E tardi, devo rientrare, domani lavoro,e mi sono pure scordato l’ombrello.