giovedì 20 novembre 2008

Un tuffo nel traffico

Cazzo,Pare che ZF stia comprando valanghe di traffico alle nostre spalle e stia facendo un botto di volumi. E noi che siamo li con le poche centinaia al giorno. La nuova droga di zion impazza a frotte sui teenager e noi nulla non sappiamo o un cazzo. E se anche lo sappiamo non possiamo intervenire. Decine di migliaia di dollari andati in fumo...
Felix dice che il traffico a loro non lo vende..ma allora dove cazzo lo comprano sti maledetti di ZF?

Però che tette che ci ha questa moretta. Almeno una quarta. Zion sta andando bene su di noi solamente grazie a quel publisher fake..Ma vabbè, contenti loro. Cazzo questa tipa è troppo bona. Dovevamo uscire assieme dopo il meeting ma mi ha dato una mezza buca. Stanno pianificando questo nuovo concorso BTL e rimarrà in ufficio sino alle 9. Però mi dice di vederci un'altra volta..Un'altra volta io e lei soli a bere. Poi a casa mia e un paio di jointz..
Esco con i boxers a bere.

Alla seconda birra Vasco comincia a svelare qualche sgamo su Facebook, il betting, il dating..cose che già sapevo..pensavo qualcosa di meglio.
A marina sparisce il pocket con il chip, soldi documenti. Per questa sera è fottuta.

Rivedo le mail del publisher cinese che vive in germania che compra traffico su facebook. Questo sarà un dito ar culo come pochi..

Poi la mail di BBO che dice che potevamo già essere live col il gioco del gatto decapitato.

Domani recupero Crediti. E Yo

mercoledì 19 novembre 2008

nessun sacrificio

Cammino nel substrato merdoso di questa città merdosa, mi oppongo alla folla invasata che spinge nella direzione opposta, mi reco a lavoro in ritardo come sempre, e devo assolutamente non perdere il treno, o la situazione diventava pesante.
alla fine salgo, e mi godo il profumo del fiato di decine di persone con l’alitosi, cazzo, non ho nemmeno fatto colazione per dio, mi volete gia morto.
Una testa di cazzo dall’aria tirata e i capelli cromati, ciancica merda al suo cellulare, racconta ad una amica le sue esperienze sessuali, marcandone tutti i passaggi, e scrutando nel frattempo con la coda dell’occhio, l'effetto che ha il suo discorso sui passeggeri, sopratutto i maschietti di una certa età, che fingono lo sguardo sopra il giornaletto della metro, ma che non smettono di sbavargli sul culo.
Li conosco bene quei tipi, hanno tutti la stessa faccia in fondo, la stessa smorfia sfinita e rassegnata, immortalati in quell’ultima espressione di sofferenza esistenziale, priva di colori, e soggetta solo alla gravita atmosferica.
Li conosco bene quegli sguardi rubati, rapidi, furtivi, quel tanto da immagazzinare qualche frame decente, da riutilizzare poi a casa mentre ti spari una ricca sega.
Si apre la porta e scendo, i ventilatori nebulizzano acqua nell’aria, ma non tolgono la puzza di marcio che impregna tutto, mentre cerco l’uscita, mi trovo davanti un cinese che non capisce dove sta l’uscita, mi avvicino e gli dico- amico non c'è nessuna cazzo di uscita, non si arriva da nessuna parte senza sacrificio, oggi tutti vogliono tutto e rapidamente, e allora ecco, levati dalle palle che devo passare.

venerdì 14 novembre 2008

Le Sedie di Star Treck

Dietro le sedie di star treck due uomini d'affari parlano di cose importanti.

- Se vendiamo ai cinesi in occidente scoppierà un bel casino, lo sai?
- E certo che lo so, ma ora il centro d'affari mondiale è la Cina, non possiamo rimanere indietro su questo. Noi dobbiamo pensare alla nostra sopravvivenza e supremazia, come è successo ai tempi di Costantino, e durante la dittuatura di Mussolini. Siamo la religione imperiale.. E anche se questo vuol dire vendere Cristo ai cinesi,VA bene. i 2 miliardi di cinesi valgono più delle vecchie nazioni europee. Fra 1000 anni nessuno si ricorderà più nulla, rimarrànno delle piccole minoranze in alcune regioni europee, ma riusciremo a riassorbire i loro culti all'interno del nuovo sistema senza troppe difficoltà, come facemmo in passato con la religione Olimpica.
- Ma la fede così si modificherà.. i musi gialli dicono che tireranno fuori la sua sposa in rete...tutto ciò è assurdo..i rapporti di simmertia completamenti capovolti. Una donna virtuale, ma che cazzo Vuol dire??
- No, sei male informato, non si tratta solamente della sua sposa, ma anche della sorella. Altrimenti non avrebbe avuto lo stesso valore archetipico. Sono stato io ad inventare questa trasformazione. E' un pò come le due sedie sopra di noi, il maschile ed il femminile. Un po' come noi due che stiamo parlando. Sotto di noi la sposa-sorella di Cristo. E sopra quello che sarà il ricordo del nostro discorso.

Tectotonik_la Rivolta



Si muovono in modo assurdo a suono di hous music. E' la Tectotonik.Ballano sui marciapiedi vestiti in modo sgargiante e stanno lentamente ivadendo le nostre città. Una folla di giovani che non parlano ma ballano sostanto. E' la nuova religione del 2008. Decine e decine si stanno riunendo nelle piazze di tutte le città e tutti i comuni italiani. Le forze dell'ordine non sanno come rispondere. Non commettono reati, non fanno uso di droghe. Si riuniscono in luoghi pubblici quindi non possono essere dispersi. Il volume della musica non è eccessivo. Mediamente sono ragazzini di buona famiglia, ma in mezzo c'è anche chi viene da posti brutti., che comunque non porta casini.

- Allora B7, che mi dici? Anche tu fra noi...
- Toh, guarda chi ti rivedo..Bella massiccio! Come stai?
- Tutto ok...e tu?
- Solita vita...un tot di lavoro..un paio di joint il venerdi..poi qualche tipa..qualche rap di fuga..un po di casini insomma come al solito. Poi forse terrò un corso di comunicazione a Zion..Insomma
prende bene.
- Gia..comunque hai ragione, fica questa TECNO qualcosa..Bella Pure Iron Like a Zion..
- si...si..ma ti ho chiamato per parlati di un nostro vecchio amico che si è materializzato. Il caro Pacman. Ieri si è presentato facendo richieste assurde chiedendomi una cosa strana..tipo di costruire un ipertesto in rete..hahahah.... che ficata...e allora io ho iniziato a scrivere una cosa buttandoci dentro una serie di robe a caso.poi ho iniziato a raccontare.

SUPER SIZE OF TRAGEDY

immemorabile, supersonico, mando in frantumi ogni regola, lanciato a capofitto negli abissi della rete, schegge di elettroni rimbalzano sul mio viso come scintille, sono una meteora incandescente, abbatto la barriera di ogni limite, sono pura rabbia urlante, forte, piu forte delle bombe, piu forte dell'avanzata inesorabile dell'umanità, piu forte di quanto posso reggere, lascio brandelli di corpo al mio passaggio, lanciato come un pensiero isintivo che subito si concretizza in azione, non mi ferma più nessuno, nemmeno l'impossibilità di sopravvivere a questa folle corsa.
sto morendo.
sto morendo mentre il mio corpo impatta con la torre verde, muoio mentre attraverso le stratificazioni energetiche che compongono la torre, mi consumo nella resistenza del suo potere, stringo a me tutti i pensieri e i ricordi che ho più amato, abbandono per sempre questa vita zoppicante e ammorbata, dove non è permessa fuga,dove tutto è accanimento terapeutico, muoio per rinascere ancora, nella rete,non piu come suo spettro, ma come sua parte.
guardami maestro verde, guarda la volontà di un uomo come può ancora sorprenderti, guarda come il tuo allievo ha imparato la lezione che non gli hai mai concesso, guarda come il caso porta nuove e inaspettate soluzioni, come possono sfuggire di mano, come possono sfuggire dal controllo.
maestro verde, ti regalo lo stupore che a noi mortali disegna la via, l'improbabile, il caso che ci governa, questo mio ultimo dono da uomo, mentre svanisco nella tua luce, e nell'infinita del tempo che si dilata, divento te.

domenica 19 ottobre 2008

berlino

un suon mai sentito nei quartieri vecchi di berlino. punk. Due draghi che si fronteggiano in un mosaico. Un prete calvo con in mano un'ostia e intorno scie di mattoni rossi. tag nella parete e murate di bambini che mangiano se stessi in bianco e nero. un suono mai sentito. se solo volessi fare un pieno di carisma. un uomo in trip ai confini del parco. dorme in piedi sulla soglia del mutaviaggio. un suono mai sentito. intorno briciole di passato. kebab e musica elettronica ma il fiume lava via tutto nel silezio di mezzogiorno di notte le luci si accendono spade laser in mano a jucas che ha blu alle costole. e la schiena si spezza come quando stavo in chiesa. ed il viaggio si allunga in un unicum a caccia di me stessi che si fanno la guerra. chiamerò giras per aprire nuove porte. E poi joseph affichè regga. E poi ictius quando starà per chidersi. Chiamerò me stesso per porre la domanda che ha piu senso. E il buddha per non sentire alcuna risposta. Poi pacman per riprendere a giocare. Mercurio per sorridere di fronte al denaro. riposerò con salomone nel misticismo di jah, fiero attraversatore di frames di silicio, blocchi di memorie associazioni. fino a quando il suo persiste.

lunedì 13 ottobre 2008

clima sereno

Fa freddo. e una neve quasi surreale si deposita lentamente sulle strade e sui palazzi di Arrakeen. Dalle baraccopoli della periferia sino al cuore della city. Dalle fabbriche ad ovest della cità, che buttano fumo a non finire, sino ai quartieri residenziali a sud della tangenziale. Palazzine ordinate e villette indipendenti. Tutto sembra essersi fermato. Ore 18 della sera.
- Guarda un po' li fuori jucas, sembra che ci siamo di nuovo.
- Gia, questa volta i nostri amici sembrano essersi mossi un po prima del previsto.
- Che intendi dire?
- Che da qualche giorno i miei studenti sono piu distratti, quasi assenti. Non fanno a botte, non interrompono le lezioni..Non vedevo una roba del genere dai tempi del finto suicidio di pacman.
- Hmmm... capisco. comunque... questa ganja non è niente male, sai? E' roba tua?
- Certo, è l'ultimo barattolo della raccolta dello scorso anno. Tra un paio di settimane inzio l'essiccazione del nuovo raccolto.

I due continuano a fumare, finchè non vengono distratti da una serie di rumori sordi, che sembrano provenire dalla finestra. qualcuno sta bussando alla finestra della cucina. Serge si alza dal divano e va a controllare. Apre la finestra ma niente. Di colpo una mano davanti alla bocca e la punta acuminata di un coltello dietro la schiena.

Legato ad un lettino da dentista coi polsi bloccati Serge si risveglia. Con una fica pazzesca davanti ai suoi occhi. Tayeur nero aggresive e occhiali rosa shokking. Intorno arredamento da uffcio alto dirigenziale, quadri ad olio, 2 schermi al plasma e minibar.
- Come se la passa il mio caro maritino? Dormito bene?
Questa voce mi dice qualcosa, ma chi cazzo è questa tipa qui?E perchè dice che sono suo marito? non ho la più pallida idea di chi sia... Stavo con jucas a fumare e poi...poi che cazzo è successo?
- Ma che fai? non mi rispondi? Bene, poco male (sorriso ammiccante). Ti spiegherò qualcosa. Prima, quando eri con il tuo amico jucas a fumare quella ganja pazzesca vi stavate domandando il motivo di questo scenario surreale. Il perchneè di questa giornata sileziosa, di questa apatia riscontrata da Jucas dai suoi studenti... Bene. Io non sono qui, anzi tu non sei qui per capire il perchè di quello che sta succedendo. Bensì per sperimentarlo direttamente. E così dicendo gli si avvicina, e lentamente gli sbottona la patta e prende in mano il suo affarino, che se ne sta sulle sue senza dare segni di vita. Poi Con uno scatto di nervi Serge si libera dal lettino su cui era legato e l'afferra per i capelli si mette seduto seduto e dice Perchè cazzo sono qui? e cosa c'entroi tu coi ragazzi di jucas e con questa neve assurda?
-...
Il sapore della carne di lei è inebriante, e adesso Serge può sentirlo mentre le morde la spalla dopo averle tolto la giacca e averla fatta rimanere in reggiseno.
se la scopa ben bene, una, due, tre volte, e lei è una tipa che ci sa fare. Serge allora continua a darci dentro, dimenticandosi della cucina, della neve, di jucas e dei suoi fottuti ragazzi. C'ha questo pezzo di fica tra le mani e se fosse per lui potrebbe morire anche adesso. Con il cazzo dritto dentro la fica di questa superfica.

giovedì 14 agosto 2008

tikappa

Sotto controllo ormai da troppo. Da quando si sono sparse le voci di un mio possibile rientro nel biz ho l'impressione che qualcuno segua un po' troppo da vicino i miei compartamenti, privati. Strani click del mio Mbile quando parlo, cusiosi cookies che si manifestano nella cash di firefox. Se qualcuno volesse fare un rapporto su di me mi manderebbe zampe all'aria in mezza giornata, e sarei di nuovo in ballo con processi guardie e tutto il fatto apposito. La mia Agency vuole che sia ricattabile, per poter poi imporre una provvigione su tutti i miei nuovi contratti. E' come qualsiasi sistema di polizia corrotto: loro sanno tutto su di te e se vogliono ti fanno il culo, ma sei un uomo importante; e allora ti fanno stare in piedi perchè così possono guadagnarci meglio. Solo uno stupido romperebbe il cazzo a qualche personaggio infuente per avanzare di grado.

Spesso le Agency hanno degli infiltrati, che si fingono degli sbandati per entrare nei giri delle milizie creative. Si amalgamano con il gruppo e di solito sono amici di tutti, sorridono sorridono e prendono nota. Però stavolta c'è qualcosa che non torna e questo TiKappa ha qualcosa che non mi quadra. Troppo carisma e troppa trasandatezza. Sta lì tutto il giorno a dormire, poi verso le 11 di mattina si alza e si stiracchia, rassettandosi i capelli ricci lunghi laterali e asciugandosi faccia e testa entrambe di colore rosso. Dice qualcosa col suo vocione baritonale e tracanna un'altro litro di acqua. Scruta in pochi secondi la situazione dell'accampamento e si allunga di nuovo sulla sedia a dormire. Mentre tutto intorno il sole scotta ed è un viavai di gente per preparare il pranzo.
E' dotato di capacità troppo eccezionali per stare qui in mezzo.

venerdì 18 luglio 2008

PACMAN

domenica 6 luglio 2008

RANDAGIO/ la nebbia dei ricordi

il fuoco che cash accende nel bidone affianco a noi, illumina la faccia di pacman, o quello che ne rimane.
lo conosco da sempre, ma non riconosco piu nulla di lui, di come lo ricordavo.
una volta mi avrebbe dato una pacca sulla spalla, e con un sorriso dei suoi , mi avrebbe convinto a fare qualche cazzata da monellacci di periferia, una volta si sarebbe ammazzato dalle risate, a vedermi coperto di stracci e affamato come un randagio, mi avrebbe riempito di insulti, e poi mi avrebbe offerto casa sua finche volevo.
questo era prima, prima che diventasse quello che è ora.
davanti a me, seduto in quella posa cosi innaturale, vedo quel che resta di un vecchio amico, prima che si facesse pigmentare la pelle di giallo, prima che si facesse ricostruire il cranio per assomigliare al vero pacman, quello dei video giochi, con la pelle che riflette la luce come fosse plastica, con il respiro pesante che suona come il sibilo di un asmatico, con l'inquietudine che lascia il solo incrociare quei due punti neri che sono i suoi occhi.
ho scoperto stasera che non puo parlare, oramai il suo io è fuso con la rete e pilota questo corpo dalle profondita della sua follia.
non fa altro che fissarmi, anche se non e chiaro per nulla il motivo della sua visita, a quanto pare nessuno ha il privilegio di vedere pacman dal vivo, in realtà tutti pensano che nemmeno sia reale, credono che sia una intelligenza artificiale molto avanzata, una roba militare sfuggita al controllo delle teste importanti, e invece eccolo qua, in tutta la sua abominevole stravaganza, il mio vecchio amico di giochi, ridotto ad essere il pupazzo piu ricercato del mondo.
chi puo dire cosa un giorno è scattato nella sua testa, perche un ragazzo di famiglia ricca e con uno splendido futuro davanti a se, steso come un tappeto rosso, ha deciso di trasformare se stesso, di abbandonare anche la propria umanità, per divenire una leggenda spaventosa e orribile.
eravamo buoni amici noi tre, io pacman e merlin, ed ora nemmeno le nostre madri ci riconoscerebbero.
pacman si fa avanti e mi passa un pillola gialla, sopra c'è scritto power pill da un lato, e greengiras dall'altro, deve essere roba nuova, capisco che devo ingoiarla e lo faccio subito senza esitare, vedo l'approvazione di pacaman, e sento le sue fredde dita che mi chiudono le palpebre.

notte da incubo,per strada la foschia che fa svanire i contorni, mi risveglia la memoria ed inizio a sentire la nostalgia del passato.
la ruggine ricopre tutto, reclama a se ogni cosa, anche la mia carcassa di randagio, che come uno spettro è giunto qui, nel paese dell'infanzia, nel posto che mi provoca il vomito piu di ogni altra cosa.
come un cane abbandonato sull'autostrada, d'estate, torno qua per istinto, a fiuto, per farmi ancora del male.
come morde ora la solitudine, ora che sento l'eco delle risate andate, degli ipod che suonavano le nostre canzoni, ricordi d'estate, gioia svanita nel rotolare del tempo, insieme alle onde.
pacman mi ha spinto fino qui, con il suo potere da sciamano malefico, le sue conoscenze da rabdomante del web,ora vedo sul tram una vecchia che riempie di botte un emigrato, i trevestiti che si sitemano le tette di silicone nel regiseno due taglie piu piccolo, gli occhi scavati di chi come me non ha piu nessun bel ricordo da evocare.
la strada inghiotte i randagi, li rende duri fino a spaccarli,li fa ubriacare di dolore ed urlare alla luna, fra le autostrade infinite di indifferenza e rumore, nel multistrato della società moderno, tutti ridevano prima, incapaci di capire che il mondo stava morendo, tutti presi dalle lucine dei negozi, dalle risate giu in centro, nascosti nelle mutande delle puttane, nei cimiteri di plastica, nei vapori inebrianti di un futuro fragile e ammaliante, finche non ha crashiato tutto.
ad un certo punto non contava piu un cazzo essere umani, avere dei bisogni, avere dei tempi, avere dei limiti, contava solo andare avanti, avanti, continuare a correre, senza guardare chi cadeva, correre veloci, sorpassare il tempo, sorpassare dio.
ora vivo sotto il ponte che sorveglia il tevere, mangio i suoi figli nascosti nell'ombra, e maledico ogni notte la luna, che rischiara tutto il pudrito salito con la marea.
non c'è piu nessuno qui, solo la mia disperazione, il mio canto solitario di barbone errante nella city.
le foto sono sbiadite, le memorycard bruciate, la memoria corrotta, un virus ha intasato il flusso della vita di tutti, e ci a resi schiavi dell'indifferenza.
motor bird sta chiuso nella sua scatola, si smanetta l'uccello davanti ai porno, e se ne frega di quello che succede fuori, pacman gli passa caramelle gialle per tenerselo buono, il suo archivio contiene il potere di incollare a i monitor milioni di fan, e pacman li vuole tutti, tutti sudduti del suo regno giallo come il marcio che lo imbottisce.
ruoto la testa e volo come facevano i gabbiani sul litorale dei miei ricordi, la spiaggia invasa dai rifiuti, il neoprene sulla pelle, le onde sui frangiflutti.
nessuno in ascolto, la radio fischia e rumoreggia, la mia casa di cartone brucia nell'angolo, una musica punk hardcore crepa le pareti delle case abbandonate, la mia voce non prega piu, non supplica, non chiede redenzione, i miei occhi scandagliano in giro ma non vedono nulla, sono rimasto solo, il mio unico ricordo, non c'è altro, una solitaria ultima scintilla che illumina i corridoi bui del mio cervello, e il suo reverbero suona come il canto del cigno.
la rete fa paura, sulla carta ingiallita si legge solo la parola fine, il collasso dell'umanita, la fine di un impietosa storia selvaggia e animale.
ma ad un tratto, da dietro le nuvole riappare la luna, e la sua luce stavolta e chiara e avvolgente, ha il viso del mio amore, ha la sua tenera e dolce sinfonia, il cuore si espande nel petto e poi tuona, il rivedere dopo cosi tanto il suo viso mi da gioia e amarezza, quasi mi vergogno della mia volgarità, di come mi sono lasciato andare, non avrei mai voluto che mi vedesse in questa maniera, ho sempre avuto bisogno del suo rispetto, del suo amore, della sua comprensione, la sua lontananza mi ha ridotto cosi, io l'amavo come non amavo nessun' altra, un miracolo, per uno che come me non avrebbe mai avuto di meglio.
la luna proietta ora la sua figura sulla strada, il suo corpo di luce si avvicina a me mi sfiora,, posso quasi sentirla, leggera come la carezza piumata del vento in primavera, il suo aroma, da prelibatezza appena sfornata, ci siamo amati profondamente, prima che io perdessi la testa,vittima del cybershock, uno dei caduti nella corsa, la vorrei abbracciare, anche se solo una volta...

piango, come forse non ho mai fatto.

la connessione si stacca, l'effetto della pillola svanisce, pacman mi sorride, o almeno cosi voglio credere.
vuole che gli faccio un favore,mi darà un sacco di soldi se gli trovo un tizio di nome jucas e lo faccio fuori.

lunedì 23 giugno 2008

RANDAGIO//lo sporco sotto il tappeto

mi chiamo luboy e la mia vita non conta piu un cazzo.
nell'ultimo anno ho perso quel poco che mi rimaneva per poter sopravvivere, ed ora mi sbatto per le strade di questa merda di citta, dormendo dove capita, dove non mi prendono a calci le guardie,e mangio nei secchioni come un randagio.
la mai casa non esiste piu, il mio telecomando non esiste piu, la mia macchinetta per il caffè non esiste piu, lo spazzolino,il posacenere, la mia collezione di vinili, le mie poesie, tutti imiei ricordi.
avevo un lavoro da vomito, e forse e meglio averlo perso, avevo degli amici bastardi, e forse e meglio averli persi, ho perduto una casa piena di tutti i resti che avevo ammucchiato negli ultimi trent'anni, e forse e meglio averla persa per sempre.
ora dormo dove capita, dove non ti strappano i polmoni e il cuore, dove il selvaggio mercato nero non ti sbrindella e ti mette sul banco come merce,ora dormo dentro una di quelle cabine telefoniche del cazzo, proprio accanto a dove batte camy, dai si hai capito, camy,, la conosci anche tu, quella bambina di sedicianni,mora, capelli lunghissimi, aria innocente che ogni sera ti spompjna l'uccello per 50 eu, quella che potrebbe essere tua figlia, ma che tu non rinunci a schiaffeggiarle il culo nel sedile posteriore del tuo mercedes, mentre la penetri con qualsiasi oggetto , la tua bambolina mille usi, per forutna e solo un clone, non la piangera nessuno.
proprio come me, relitto di questo mondo di rottami, che mi trascino per la riva del tevere in balia dei ricordi, di come era bella una volta questa citta, la luna, il suono delle persone ai tavoli dei ristoranti, di come sta marcendo tutto, e cosi in fretta.
sembra che sia stato nascosto cosi tanto putrido sotto il tappeto, che ormai non lo si puo piu nascondere.
tre sere fa fuori da doraimon e successo di tutto, la polizia ha arrestato un sacco di gente, giovani che buttano i soldi della famiglia in cose che poi nemmeno capiscono, si imbottiscono di sballo estremo, e finiscono in carcere per nulla, o spiaccicati su un muretto, per fortuna non il mio amico rasta, per fortuna lui si e messo in salvo, se le guardie gli mettevano le mani addosso, questa volta era finita, per lui, il suo culo nero e per la sua ganja speciale.
doraimon è un vero capitalista, ha sempre giocato sporco,gia da quando io pagavo per bere, quando era ancora un essere umano, o almeno ritenuto tale. tossico.
doraimon organizava di tutto, conosceva tutti, e ora piu che mai fa affari con tutti.puttana.
quanta cocaina ha smerciato il gattaccio per pagarsi il disco pub piu in voga della città, quanti cazzi avra masticato per arrivare dove sta ora, nell'olimpo dei protetti dalla giustizia.
verso le tre di notte, mi sono fatto mezza togliatti, e mi ritrovo allo sfascio di cash.
cash è indiano, ascolta musica indiana, possiede questo cimitero di latta, e smercia sottobanco programmi illegali, e ottima shiva.
cash e il mio grande amico, mi fa dormire da lui, quando a termini la polizia ci prende a manganellate, cash fa affari d'oro, ed è protetto da alcune major della city, cash possiede chip che scottano parecchio,roba che non si trova nemmeno al forte prenestino, nemmeno nei cunicoli dell'inferno.
stanotte cash mi ospita, perche dice che un mio vecchio amico a chiesto di me,e dice che ha ricevuto parecchi money per questo, e nulla fa piu felice cash del money.
il suono indiano si mischia agliincensi e mi gira la testa, oggi ho mangiato merda in polvere, l'unica cosa trovata nel secchione, cash mi passa un po del suo intruglio indiano, ed io lo ingoio senza nemmeno assaporarlo, la musica e l'incenso creano un atmosfera mistica, la radio che suona mi manda in trance, le figurine degli dei indiani, shiva che mangia la foglia, cash ch conta il money, mi si offusca la vista, non riconosco bene nemmeno i rottami dello sfascio, la luce si confonde con il buio, e in quel momento appare lui, il mio vecchio amico, come un incubo risorto dal passato.

giu, nel mutaspazio



sax merlin viaggiava nella rete come un spettro invisibile,a cavallo di bucefalo, il suo amico e cavallo da battaglia, il suo corpo di pura energia, era velocissimo e reattivo ,mentre scendevano negli abbisi di quel universo vasto e misterioso che era il web.
solo a pochi era dato sapere dove fossero ubicati i punti di accesso per connettersi alle altre reti, le mutaporte, come le chiamava il maestro verde, i varchi per incredibili nuovi mondi, dove vi era connesso l'intero universo,e dove sax si stava recando, con i suoi stendardi e la sua determinazione.
merlin si fermo di fronte ad un monolito formato da tre figure primarie, cubo, sfera e piramide, unite in un unico blocco mastodontico, anche bucefalo lo riconobbe, e un brivido attraverso entrambi.
una figura apparve d'improvviso a gli occhi del cavaliere della tricromia, un gatto delle dimensioni di un toro mitologico, con gli occhi luminosi e fiammeggianti, che portavano con se la saggezza dell'universo, il mutagatto, il caronte del mutaspazio, il guardiano della porta tricromatica.
il suo manto cangiante come quello delle seppie giganti australiane, i suoi baffi acuti come aghi mortali, e la sua voce tuonante e mistica come quella di un dio.
merlin si chinò di fronte al grande re dei gatti, che gli spalanco la mutaporta e lo fece entrare.
non e dato sapere cosa in effetti accada nel viaggio di connessione, il viaggiatore affronta una scomposizione dei suoi pensieri attivi, che vengono assorbiti e lanciati in un flusso principale, e poi rilasciati nel mutaspazio, dove sono visibili tutte le connessioni.
sax merlin era il piu vecchio dei viaggiatori della nuova era, ma ancora veniva impressionato dalla bellezza disarmante della rete superiore, la luce che inonda la visuale, la sensazione di sconfinato che si avverte, e che rapisce l'animo.
merlin era tornato di nuovo nel mutaspazio per combattere il suo nemico, il folle pacman,il nemico di sempre, l'uomo che stava devastando i giovani con i suoi software/allucinogeni e le sue spericolate malformazioni della rete, stava disseminando morte mentre cresceva di potere, e alla fine aveva persino minacciato merlin nel suo intimo, rendendo suo figlio un assassino.
merlin ora risplendeva di un verde acceso, e si mostrava in tutta la sua potenza di guerriero, il vento dall'aroma di greengiras si espanse come un onda impetuosa, e bucefalo si lancio al galoppo, erano pronti alla sfida, pronti ad affrontare il vecchio nemico,pronti a pagare tutte le conseguenze, pronti a morire.

domenica 22 giugno 2008

sipario

L'altro ieri mi è sembrato di vedere Gamlish a scuola, nell'instinto giallo blu di giacche nike e capelli cielo pulito. Con la sua tipica espressione disadattata come di chi sembra vivere in un'altra dimensione, e al tempo stesso avere una fattiva presa sul presente con tutti e 5 i sensi. Sarà il suo strabismo, o i suoi capelli sconclusionati, o quella sua andatura incerta, ma io ero certo che Gamlish fosse stato rinchiuso in cella, in qualche nanogrammo di silicio, per stregoneria e vilipendio della pubblica religione. Qualcuno o qualcosa lo avevano tirato fuori e adesso era di nuovo lì col il suo sorriso ammicante e la barba di 3 giorni, a contrabbandare vecchi IPod d'antiquariato con backdoor software neopagani.
Gamlish. Gamlish mi si era presentato una sera quando. Ci provavo con Sandy ex Cheeba corp, pezzo di fica doc, sicura di se nel suo ammicare a tratti bambina. Erà lì su quella collinetta attaccata alla pista da ballo con due occhiali grandi d gufo gialli, che ingurgitava pasticche e guardava chissà cosa.
Stufo di ballare quella musica retrò mi dirigo un attimo al cesso per vedere se dal mio volto, data la protratta astinenza da greengiras, trasparivano segni di punti follia, riduzione del diamietro della pupilla sinistra, decolorazioni della lingua, tic involontari, insomma tutta quella serie di marchi di chi giocando a mutaporte ha avuto la fortuna di avere a che fare con TZinch.
- Mettiti questi occhiali, mi fa uno strano nanerottolo alle mie spalle, così almeno camuffi.
- I tuoi occhiali da checca ouoi ficcarteli su per il culo, vedi di girare a largo.
Lui fa per andarsene, o almeno ho ancora vivo il ricordo di vederlo allontanarsi da me quando non tratto assumo una strana decolorazione del reale, tinte blu elettrico e rosso vermiglio. E vedo un futuro in cui Sandy litiga con il vecchio Tom, anche lui lì quella sera con noi assieme a Irina. Litigano o stavano litigando, linee temporali confuse e nella testa quel ' è troppo grande per te' che mi suona privo di significato. Una fica è una fica dicevo, che c'entrano gli anni?. E poi vedo che i loro occhi, di Tom e di Sandy non si sono mai incrociati durante tutta la serata. Irina pesce muto in crisi parla solo di Tom quando si apparta con Sandy. Io dico a tom che Sandy è una bella fica e lui mi dice che è troppo grande per me. - Guarda quella moretta piuttosto, quella fa al caso tuo. Cala il sipario su Tom e mi tolgo gli occhiali. Il nanerottolo di fianco a me mi guarda con aria soddisfatta. - Tieni boy, e gli allungo un paio di codici craccati per giocare a neotokio.
- Grazie amico, ma sono appena fuggito da lì con altri semidei come me. Teniamoci in contatto.

giovedì 19 giugno 2008

Back to Babylon

Ricordo...ricordo quando ero ancora un broker nel cuore della city, desk di cristallo e sorsate di redbull.. quando rubai uno di quei fottuti hacker ai nostri competitor centesimo dopo centesimo, click dopo click.e piu il tempo passava piu loro si incazzavano e facevano la spia ai nostri advertiser..pivelli, come se loro fossero puliti..e invece loro usavano i nostri stessi mezzi se non di più, un mistero che non sono mai riuscito a capire, a guardare la cosa a posteriori mi viene ancora da ridere. ma jucas era il broker piu sveglio di tutti là in mezzo e nessuno se ne era ancora accorto, solo i suoi publisher, solo i miei publisher :) vuoi fare più soldi? ok, eccoli, ma aumenta i volumi. che strumenti ti servono? eccoli. Insomma era davvero un fottuto gioco da ragazzi per me. forse perchè ero naturalmente portato per questi fatti e vedevo le cose prima che accadessero. Io scopavo col cambiamento mentre gli altri dormivano all'ombra dei mie viaggi. E quando si svegliavano..opzione non data. Poi jucas ne ebbe le palle piene e decise di volare via e di lasciarli con un palmo di naso. troppi pochi soldi e strategie inesistenti. La luna di Arrakis aveva di nuovo cambiato faccia ed il suo influsso mi ribolliva le sinapsi, e i punti follia stiravano le mie fissazioni verso un unico punto focale. cambiamento. La luna cambiava, così che il vecchio satiro giorno dopo giorno si faceva più debole e necessitava di un nuovo droide 24.24. Le stanche biogambe non erano più quelle di una volta e riflessi appannati lo confondevano alla guida del suo veicolo. fiero al comando del suo alloggio ancora continuava la vita di sempre, consapevole che la sua vita inesorabilmente volgeva al termine. Cambiare stanza e cambiare Company. O tornare giu nel cuore di zion per ricongiungermi con il mio doppio beriseven che ogni tanto bussava? E poi la storia della nuova arrivata dove la mettiamo? ancora mi ribolle il sangue a pensarci. così giovane e così tanto business in mano. Un volume di affari che sognavo la notte. Ma il problema non era lei, che pure era brava e capace. una goccia d'acqua attraversata da sole. il fatto era che quella fetta di torta doveva essere mia e invece mi era stata tolta di bocca mentre gia ne sentivo il profumo. troppo. e quando andai da Merlin con le dimissioni in mano lui disse 70k, una buona controproposta, ma io volevo quella fottuta fetta di torta, oppure una simile, il denaro per se stesso non mi è mai interessato. Ma di fatto ero già lontato e col cervello flippato sul posto dove sarei andato di lì a poco. e con la goccia d'acqua che ormai era diventata pioggia che rinfresca dopo tanto caldo.

Se non puoi sconfiggere il re, seducine la figlia

sabato 7 giugno 2008

Arrakis School

Da qualche mese ormai lavoro in questa feccia di scuola, coi muri di gomma dura sporchi di pedate e i soffitti altissimi. Un tempo non era una scuola, ma una stupefacente fabbrica siderurgica della periferia di Arrakis, che poi col tempo è stata inglobata nella metropoli, ennesima città nella città, ennesima zona industriale riqualificata prima in tempio del divertimento di stampo neopagano, poi in area semiresidenziale per pendolari scalatori di piramidi sociali, e ora in un vago e intricato indistinto, dove il ceto medio è sempre più basso e alienato ed il ceto basso è ridotto a pura merce di scambio immateriale.
Oggi che la sussistenza materiale, intesa come vitto e alloggio di basso profilo, è garantita a tutti grazie soprattutto all'indipenza dai composti fossili e da quelli che un tempo erano i cibi naturali, il business si fa sempre più sui consumi immateriali. Prima questa roba per me pane quotidiano e vedevo e ogni neurone eccitato era un centesimo di dollaro in piu che andava a fare budget. Ora vedo solo specie micro branchi di cervelli semi auotmatici persi in qualche trip strano.
-Ehi amico, mi fa il bidello rastone mentre passo davanti al suo cesso maleodorante. Fatti un tiro, è di quella buona!
Erba, negli ultimi 2 tre anni ero andato avanti a coca e anfetamine e mi ero scordato il sapore robusto di una bella bomba. Sempre a 3000 davanti a numeri matrici e telefonate paracule. Ma ora stavo fumando erba..Una bella bomba, la pace dei sensi, si rilassano i muscoli del collo e delle spalle, in bocca un retrogusto leggermente amaro, l'indice e il medio con cui la tieni che si fanno umide..e comincio a sorridere.
- Man, ma da quant'è che non fumi? solo i colletti bianchi della city non si fanno d'erba.. e agiudicare da come vesti non mi pari proprio uno di loro. Tieni, e fmi mette un sacchetto in tasca. Fatti qualche bomba alla mia salute questa sera, offre la casa.

Torno in classe col sorriso stampato in faccia e gli occhi rossi. James mi tana subito: - Raga, il prof si è fatto una canna, guardate che faccia da scemo!! nhahahhaha
- Scemo ma lucido, rispondo sorridendo, vieni alla catttedra, se ricordo bene mi pare che per oggi c'èra da studiare i fondamenti dell'ipnosi moderna, capitolo 5 pagine 510-547. Vediamo cosa hai capito.
Il ragazzo sbianca e si presenta alla cattedra, non vola una mosca. La situazione è intesita perchè tutti temono di essere interrogati, se non avessi fumato sarei intesito anche io, invece me la rido e penso a come giocarmi questa situazione.
- Come puoi vedere james i tuoi compagni si sono fermati e hai 46 occhi puntati su di te, l'unica voce che puoi sentire è la mia...e forse ti starai domandando perchè proprio te..perchè proprio a me?? perchè non ho tenuto chiusa quella maledetta boccaccia? E mentre ti rendi conto che non sei in grado di trovare una valida risposta percepisci la pressione dei tui incisivi sul labbro inferiore.. e la tensione del tuo quadricipite destro...ma non c'è nulla che ora devi temere, anche se rimani così, rigido come sei, con la tua memoria puoi retrocedere alla scorsa settimana, a quando ho spiegato l'importanza del rapport nel processo ipnotico e le basilari tecniche di induzione..ora ti domanderai se effettivamente ti trovi in stato di trance e vorresti dirmi che sei in grado di ripetermi tutta la mia spiegazione fino all'ipermnesia..fino a quando....DRIIIIIINNNNN......non ha suonato la campanella.
Prima di finire di pronunciare la parola campanella alzo bruscamente il braccio, intimando alla classe di non muoversi di un millimetro.
-James, non serve che tu mi ripeta nulla. 6-.Puoi tornare a posto. Per la prossima settimana studierete i 3 paragrafi successivi relativi alle tecniche di induzione complesse e al valore dei comandi negativi.
Potete andare.

Quando sono tutti usciti mi riappizzo quel mozzicone di canna e allungo i piedi sulla scrivania. Entra Mary, la prof di Java 5:- Jucas, e da quando in qua ti fai le canne?
- Da quanto è che non me le facevo! rispondo io. Che fai stasera? mi fa lei, passi da me a vedere un paio di sismstim?
Certo, le rispondo.
Mica male la vita del prof

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giovedì 5 giugno 2008

ombre rosse: fuochi d'artificio

Due puntini rossi si inseguivano su d’una tela nera. Poi i due puntini crebbero e crebbero fino ad occupare quasi tutto lo schermo. Quindi uno dei due inglobò l’altro ed io vi precipitai dentro. Il fischio stridulo d’un modem iniziò a ripetere indefinitamente la sua sequenza di modulazione, mentre un fiume di sangue caldo mi trasportava avvolgendomi nella sua corrente. Una progressione di numeri multipli di otto prese a succedersi in un angolo della mia mente. Cercai di muovermi, di allungare un braccio, e mi accorsi di non avere nessun braccio, ne gambe, ne nulla. Ero solo una scarica di energia cosciente. Un infinitesimo io, in relazione variabile con l’ambiente fluidiforme. Volevo gridare ma riusci soltanto a produrre una debole anomalia nel fluire dei dati. Poi caddi, precipitai in una cascata di variabili, in un nodo di collegamento, e mi ritrovai a galleggiare in un mare di stelle luminose. Riuscivo a sentire frammenti di comunicazione in tutte le lingue del mondo, vedevo pulsare intorno a me punti di varia grandezza, che si avvicinavano e allontanavano lasciando strisce di bava sulla superficie calma di questo cielo rosso sangue. Cercai nuovamente di muovermi ma qualcosa teneva legata la mia coscienza, la mia volontà era imprigionata in un muro di fuoco, in una rete logica. Un constante ritmico pulsare prese a sovrapporsi ai fischi ed alle voci. Una finestra si spalancò davanti a me, poi si richiuse. Altre finestre si aprirono e si chiusero asincronicamente sulla superficie infinita di pareti verticali. Da una di queste si affacciò il sorriso sornione di Backus, salutando con la manina. Mi sentii scivolare verso il basso, come una goccia di pioggia su di un vetro, come una lumaca su di una foglia che strisciando lascia una sottile stella filante di luce.



Spalancai gli occhi. Non riuscivo a distinguere nulla, e nel buio attorno a me sentivo il calore d’un fuoco troppo vicino. Nel vuoto silenzio, l’unica presenza era il forte battere del mio cuore che sembrava volesse uscirmi dal petto. Improvvisamente mi si spalancarono i polmoni, ed un violento attacco di tosse mi fece piegare di lato. Sputai sangue, bile ed alcool, e ritrovai la luce. Ero circondato da fumo e fiamme. Mi tirai su con fatica, appoggiandomi sui gomiti. La mia sputapiombo era gettata i miei piedi. Pile di cartoni ed ammassi di rifiuti bruciavano producendo un intenso fumo nero, le fiamme già avevano raggiunto le pareti e correvano verso il soffitto. Sputai ancora un po’ di bile in terra e mi alzai in piedi. La testa girava, ma le gambe sembravano reggere bene il peso del resto del corpo. Mi toccai dietro la nuca ed un acuto dolore quasi mi fece perdere nuovamente i sensi. Rimasi alcuni secondi ad occhi chiusi, a riprendere coraggio e forza. Poi mi strappai un lembo di camicia e me la legai intorno alla bocca. Mi guardai intorno. Ero nello stesso posto. Mi aveva dato una gran botta in testa e mi avevano lasciato lì. Rovistai nelle mie tasche in cerca delle chiavi e del portafogli, quindi rincuorato dalla loro presenza mi chinai a raccogliere la pistola. Un nuovo fitto dolore mi fece cantare un’avemaria.

Dovevo trovare Bacus, e portare entrambe le nostre pellacce fuori di lì. E dovevo farlo alla svelta. Aggirai un mucchio di plastica in fiamme, cercando di trattenere il respiro.

Il chiarore dell’incendio rendeva difficile distinguere i contorni delle cose e confondeva la mia percezione dello spazio. Le lenti ad infrarosso davano una lettura alterata. Sparai un paio di colpi in aria tanto per mettere le cose in chiaro, ma sospettavo di stare sprecando proiettili e tempo.

Scorsi una sagoma in terra, mi avvicinai. Le fiamme avevano parzialmente bruciato i vestiti ed i capelli di questo povero cristo, e tra le croste di sangue rappreso del volto spuntava la sottile lama bianca dello strano sorriso del giovane programmatore. Mi tolsi la giacca per spegnere il fuoco troppo vicino e presi quella testa tra le mani. Lo chiamai più volte per nome, cercai di scuoterlo, ma non ottenni nessuna risposta. Eppure respirava ancora. Nei suoi occhi aperti brillava ancora un remoto barlume di vita. Gli diedi un paio di schiaffi, ma niente, nulla sembrava potere cancellare quel ghigno ridicolo da quella faccia pista. Lo sollevai e notai dal riflesso argenteo del cavo che era ancora connesso. Il serpente gli entrava nel cervello da una presa neurale all’altezza dell’ultima vertebra sul collo. Staccai il cavo e mi caricai il ragazzo sulle spalle.



Uscii all’aperto da una porta di sicurezza. Mi allontanai rapido dall’edificio quel tanto che bastava a metterci al riparo, e scaricai in terra Bacus. Il tetto del centro commerciale o quello che era crollò di schiando producendo un esplosione di scintille e fumo. Fuochi d’artificio che filtravano attraverso le lenti dei miei occhi come missili sparati nel buio. Tastai il polso del giovane ma niente battiti. Avvicinai l’orecchio alla sua bocca, ma nulla, nessun suono. Aveva gli occhi ancora aperti, ma non c’era più luce e non c’era più vita. Ancora sorrideva il bastardo.

Mi sedetti in terra accanto al corpo, e rimasi ad ammirare lo spettacolo delle fiamme sempre più alte. Frugai tra le tasche della giacca e tirai fuori il pacchetto sigarette. Sfortunatamente avevo perso l’accendino. Me ne restai lì. A chiacchierare col mio nuovo amico.

-“ Allora, mi racconti cosa ti è successo? Hai deciso di tagliare la corda anche tu, vero? E cosa speri di trovare? Piccolo stronzo!” – , mi tirai su, mi stazzonai i vestiti e trascinai il cadavere fino alla macchina. Avevamo ancora un viaggetto da fare insieme, anche se in città non c’era nessuno ad aspettarci.

domenica 1 giugno 2008

RASTA BLASTA-senza ganja my friend

I RAGAZZINI MI AVEVANO PORTATO ATTRAVERSO LE FOGNE FINO UN PUNTO IN CUI POTESSIMO RIPOSARE, I MILITARI CI STAVANO DIETRO, DOPO QUEL CASINO NEL MARKET, DOVEVAMO TROVARE UNA SOLUZIONE, ANZI IO AVREI DOVUTO TROVARLA, NON POTEVO CERTO ASPETTARMI CHE DUE RAGAZZINI MOLLACCIOSI POTESSERO AIUTARMI AD USCIRE DA QUESTA VALANGA DI MERDA.
QUALCOSA MI AVEVA PUNTO NEL MARKET, MI AVEVA FATTO SVENIRE, E ORA MI FACEVA INFEZZIONE, SENTIVO LA CARNE INTORNO BRUCIARE, ma NON VOLEVO ALLERTARE I MOCCIOSI, AVREI TROVATO UNA SOLUZIONE da solo E PRESTO. MA POI IL VUOTO.

MI RISVEGLIAI DENTRO UNA STANZA, ARREDATA COME QUELLE DELLE PUBBLICITà, NELL'ARIA C'èRA ANCHE UN BUON ODORE, VICINO A ME I RAGAZZINI SORRIDEVANO, PROBABILMENTE ERO MORTO.
POI MI RISVEGLIo SUL SERIO, LA GAMBA MI FA MALISSIMO, HO LA febbre, tremo e sudo,il robot sembra una marionetta senza fili, e laria sà di merda piu che mai.

non posso camminare, chiuso qui dentro farò la fine del topo, come mi sarei dovuto aspettare all'inizio di questa storia, non va piu bene un cazzo al vecchio rasta, sopratutto senza la sua amata ganja. svengo ancora.

mi risveglio e vedo i ragazzini tremare, i militari ci hanno trovato, e la fine per tutti, in fondo al tunnel vedo le luci cercarci, ci trovano, siamo fritti.

i ragazzini torneranno a casa, con tutta probabiltà si prenderanno uno schiaffo e una settimana chiusi in casa per punizione, al povero vecchio rasta, nero, povero e vecchio, probabilmente lo fucileranno direttamente sul posto.

i militari sono in assetto da guerra supersonica, hanno i laser e tutto quanto il necessario per farci fuori alla svelta, li sento scambiarsi le cordinate del mio cuore, del mio stupido cervello da negro, niente piu ganja my friend, niente piu pussy love amigo, addio stupido rasta, i proiettili sono piu forti delle tue manacce vecchie, addio stupido barbone, dice uno dei militari, puntandomi un bazooka sulla tempia.

quando mi riprendo, sono fra le braccia di ecatombe, tutto zuppo di sangue, sta correndo con me e i ragazzini fuori dalla città, lontano della bidonville, sulla strada che porta a sud, nelle terre libere, dove vivevano i miei nonni un tempo, verso la costa, il mare.
guardo il robot, che mi tiene come un pargoletto fra le sue possenti braccia, lo guardo curioso di capire chi lo sta pilotando, quale forza si è risvegliata in lui, perche mi ha salvato la vita per due volte, facendomi uscire da una situazione disperata,guardo la scia di morti che si lascia alle spalle, la precisione delle sue mosse, sembra avere un piano preciso, e mentre continuo a farmi domande e fissandolo dritto in quel suo occhio vuoto, vedo una luce gialla accendersi, la sua testa sproporzionata, voltarsi verso di me dicendo, "gnam gnam"

ed io "hai fame? non dirlo a me, senza ganja my friend"

mercoledì 28 maggio 2008

ZER0.// frammento d'ottobre

La luce è poca, basta solo per delineare alcune forme, per rendere credibile la realtà, per farne una plausibile, che la mia mente riconosca tale.
Mi sembra di galleggiare, come nei sogni, nel vuoto denso di idee, materia amniotica che contiene il seme della creazione.
Sono vegetale ed animale e minerale, sono tutto, sono un impulso, una scarica elettrica che viaggia su questo percorso, intersecato fra mille percorsi possibili.
Sono qui, tra i numeri e le figure geometriche che il progresso mi impone, tra l’uno e lo zero, come un pacco postale, come una chiamata telefonica,un segnale che si perde nell’eco dell’etere, come un ricordo che torna sempre per ricordare.
Sono un salmone ora, che balza contro la corrente risalendo i flussi avversi, risalgo per istinto il percorso che mi ha portato a valle, a forza contro la corrente per ritrovare me stesso, l’origine, il punto dove sento che è iniziato tutto, il principio della fine.
Cerco me per trovare te.
Partendo dal punto in cui sei entrata nella mia vita, il punto di partenza del countdown, la storia che sottile e fragile si e frantumata contro il tempo, e che poi l'impeto ha spazzato via, in rete, come un puzzle di carta velina. Ti cerco fra i pezzi della nostra storia, nel punto dove è iniziato tutto, dove è finito tutto.
Ripartendo da zero.

domenica 25 maggio 2008

Frequenze criptate


QUI SOLO QUADRI CHE VEDO OGNI GIORNO DA MO
E QUESTO è UN VIAGGIO REALE NEL REALE E CI STO
RAZZE BASTARDE PIAZZE E FARSE SUL TATAMI
LA VERITA' SI CONFONDE QUI SONO MIILE SQUADRI A ORIGAMI

SONO PERSI A CERCARE LA SOLUZIONE DOVE NON C’E
MA DOPO AVER SFIDATO IL BUIO POI CAPISCONO CHE VIENE DA SE FLETTI
LA STRADA CHE NON HAI PERCORSO MAI
E VEDI CHE, NON ‘ DAI NEMICI UCCISI CHE SI RICONOSCE UN SAMURAI
24.7 STECCHE E SENSI A PALLA
LA MISSIONE NON è STARE A GALLA MA, MA è QUELLA SPACCARLA MAN
VITA CHE HAI MANO E STRINGE, SULLE RIVE DELLO STIGE
PERSI IN QUALCHE EFFIGE DI SIMSTIM COME DANTE E BEATRICE
FIGLI IN LAVATRICE, VICE DI SCERIFFI IN DIVISA
CARTE VISA CLONATE E GRIDA, DI UN PAZZO SUICIDA E VITA
COME NON LA HAI MAI, VISTA, FUORI DALLA, MISCHIA è SOLO
BARRYCONVEX CHE DI VOI SE NE INFISCHIA EO
DAMMI UNA BARRA UN RULLANTE UNA CASSA E LA LUNA
TANTO MI BASTA PER FARNE UNA
TANTO MI BASTA TORNARE FARE SPACCARE E ANDARMENE
E SE AVANZA QUALCOSA NON SO CHE FARMENE, DA MO


EO CECK DI NUOVO IN ATTESA, VUOI FARMI IN CONTI
IN TASCA O FARMI LA SPESA DAI, NON MI METTO IN DIFESA QUI
DOVE IL SOLE NON BATTE VI HO TATTICHE FLESSIBILI
E PREFERISCO STARE DA SOLO SE NON POSSO STARE CON I MIEI SIMILI
VAI DOVE VUOI E POI DAI, NON CHIAMARMI CHE
NON POSSO SENTIRMI SE VUOI SENTIRTI DEVI ASCOLTARM
ITALIA FASCISTA LAIDA CHE GRIDA VERGOGNA
CON I ROM ALLA PORTA E GLI INFAMI A SPARTIRSI LA TORTA MO
E’ UNA FOTTUTA FACCENDA DI RAZZE, CON LE BASTARDE AL COMANDO E LE ALTRE, A DARE FUOCO ALLE PIAZZE E LE SCARSE
A MANGIARE LA MERDA CHE OGNI GIORNO CHE OGNI GIORNO CI PROPINANO
STUDIO APERTO PIU RAI UNO PIU PENSIERO A SENSO UNICO E SENTI
NON CREDO DI ESSERE IL TIPO PIU ESTREMISTA CHE DICI
VUOI DISCUTERE CO STI FIACCHI CHE STANNO IN FISSA PER AMICI E POI?
COS’è CHE DICI DAI, NON TI SENTO PIU, PERSI
NEL BLUU, FREMENMASSIVE è IL CRU

lunedì 19 maggio 2008

ombre rosse: la danza dei connessi.

Ombre rosse respiravano nel buio attorno a me, mentre un ritmo persistente si faceva strada attraverso i miei timpani fino a scegliere il mio stomaco come cassa di risonanza. Un battere di mani, di piedi, di ferro contro plastica, di plastica contro legno, di pelle contro pelle. Nell’aria profumo di erba bruciata, di quella buona.

Ero arrivato, seguendo le indicazioni del navigatore satellitare, a questo enorme magazzino, forse un grosso centro commerciale. Avevo abbandonato l’auto nell’ampio parcheggio che sembrava un campo minato sul quale era passata una maratona, al sicuro tra due carcasse di camion.

Ora stavo osservando la strana danza di due individui al centro di questa specie di pista o arena, percepivo la presenza di numerose altre persone, ma non riuscivo a vedere nessuno, udivo solo il loro ritmare incessante.

I due individui si muovevano lentamente, in circolo, dandosi le spalle, con il culo quasi a terra, sembrava imitassero due scimmie durante il corteggiamento. Distinguevo la lieve luminescenza di due cavi che spuntavano da dietro la nuca dei contendenti, due grossi cavi che si perdevano nell’oscurità sopra di loro.

Improvvisamente aumentò il ritmo della musica, ed aumentò il ritmo del vorticare dei due connessi. Cominciarono a fronteggiarsi, spalancando bocca ed occhi in un urlo selvaggio, continuando a girare in circolo. Qualcuno gettò una torcia in mezzo a loro, e nel sopraggiunto debole chiarore distinsi il mio uomo: Bacus, il programmatore. L’altra era una donna dai lunghi capelli rasta raccolti in un unica treccia sulla nuca.

Incuranti del fuoco tra di loro, i due contendenti iniziarono a girare su se stessi, allungando gambe e braccia. Sembravano due trottole irregolari. Due burattini o due folli ballerini che si rincorrevano come lingue di fiamma, rapiti da una medesima febbre.

Il ritmo aumentò nuovamente, ed un’altra torcia venne gettata nel mezzo. Ora potevo distinguerli nitidamente. Gio98 aveva una specie di tecno tuta priva di maniche, l’altra un corpetto aderente e pantaloni di diverse taglie troppo grandi per quel corpo, i piedi di entrambi erano nudi e sembravano non avvertire ne i pezzi di vetro sparsi in terra ne il fuoco.

Improvvisamente Bacus allungò un braccio portando un colpo alla testa del suo avversario. Questi rispose piegandosi sulle ginocchia ed assestando un calcio verso l’alto. Altre torce vennero gettate nel mezzo, mentre la danza assumeva i contorni di uno scontro, una forma di lotta primitiva, così come la musica che risuonava tutt’intorno. Si scambiarono ancora alcuni colpi blandi, rituali, introduttivi, poi via via crebbe il ritmo del vorticoso combattimento, crebbe la forza, la violenza, crebbero le fiamme, e cominciò a scorrere il sangue. La tipetta assestò un paio di colpi non male al mio uomo che vacillò e cercò una reazione con un colpo a vuoto. Si ritiraro per qualche istante, poi un altro colpo a vuoto, un calcio portato troppo alto che lasciò per un istante scoperta la guardia del giovane. La ragazza gli assestò rapida un calcio sulla gamba d’appoggio, ed una gomitata nel mento. Bacus era già in ginocchio quando la rastafariana gli piantò un destro all’altezza dell’orecchio, e quindi subito un sinistro sul naso. Il volto del programmatore della Short Code era una torta gelato alla fragola sotto il sole d’agosto , eppure rimaneva dritto sulle ginocchia, le braccia lungo i fianchi e la testa eretta, a prendersi i colpi dell’avversaria. Il sangue che cadeva in terra rifletteva il chiarore delle fiamme. Ormai non era più una lotta, sembrava un sacrificio. Un sacrificio volontario. Bacus aveva uno strano ghigno sulla faccia tumefatta. Si stava facendo massacrare con il sorriso in faccia.

Mi riscossi dallo stordimento dovuto al fumo nell’aria ed alla musica, e tirai fuori la mia Tannauser P38. Non potevo permettere che continuasse quel macello, volevo portare via di lì la pelle del signor Bacus di professione programmatore prima che fosse invitato ad un giro di poker con nostro signore, volevo fare qualcosa per tornare alla realtà e scacciare quell’incubo dai miei occhi.

Non sentii il colpo arrivare.

martedì 13 maggio 2008

root is a state of mind


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(c) 2023, M@N-U & G1098 prod. - see readme.txt
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C'è stata quella volta che ce ne stavamo sorseggiando una bibita neurostimolante al Piano Bar di Neptuno SL. M@n-u indossava il suo avatar più sgargiante, una gargoyle rosso fuoco, io il mio quattrobraccia in smocking e bombetta, sulla schiena avevo stampato il mio motto preferito, " Root is a state of mind". Stavamo discutendo di exploit e donne, al solito. Sul primo argomento abbiamo sempre avuto maggior cognizione di causa. Il secondo più che altro per noi era speculazione teorica.
Il barman ci allungò questa dritta per fare soldi facili, le battle clandestine. Cominciammo così, per fare qualcosa di diverso, e per fare soldi con le scommesse. Poi M@n-u ci prese la mano.
Ora sono qui che aspetto. Vestito con lo smocking e la bombetta. Davanti a me ho la backdoor socchiusa dentro la quale ho infilato un piccolo ed innoquo tool per il gabbing. Non si può baciare una ragazza senza neanche presentarsi. Ho recuperato i miei attrezzi dal nascondiglio segreto. Tutti ne abbiamo uno. Non si può mica andare in giro con gli attrezzi da scasso. Io mi sono trovato questa porzione di memoria nel firmware delle stampanti della Università Libera di Cape Cost. Il sistema qui è ben protetto, ma non ci si può mai fidare, per cui appena connesso mi sono fatto un bel giro ed ho cancellato le mie tracce. Non ci sono ip riconducibili a me in questo momento, sono un fantasma nella rete. Eccoci qui, il cagnolino è tornato da papino con la palla. Ora gliela ributto dentro con attaccato un bel codice per il redirect degli scarti in virgola mobile sui flussi di denaro. Mi accontento di pochi byte io, non sono mica avido. Poi non servono soldi nel posto dove devo andare.

Finger Printing on http://ancpam.com:80/
Derived Signature:
NXApache-AdvancedExtranetServer/2.0.44 (MandrakeQUAD Linux/11mdk) mod_perl/1.99_08
Perl/v5.8.0 mod_ssl/2.0.44 OpenSSL/0.9.7a PHP/4.3.1
9E431BC86ED3C295811C9DC5811C9DC5050C5D32505FCFE84276E4BB811C9DC5
0D7645B5811C9DC5811C9DC5811C9DC511DDC7D7811C9DC5811C9DC58A91CF57
FCCC535B6ED3C295FCCC535B811C9DC56ED3C295050C5D336ED3C2959E431BC8
6ED3C295E2CE69262A200B4C6ED3C2956ED3C2956ED3C2956ED3C295E2CE6923
E2CE69236ED3C295811C9DC56ED3C295E2CE6923

Banner Reported: NXApache-AdvancedExtranetServer/2.0.44 (MandrakeQUAD Linux/11mdk)
mod_perl/1.99_08 Perl/v5.8.0 mod_ssl/2.0.44 OpenSSL/0.9.7a PHP/4.3.1
Banner Deduced: Apache/2.0.x
Scores:
Apache/2.0.x: 126 81.29
Apache/1.3.[4-24]: 118 64.73
Apache/1.3.27: 117 62.83
Apache/1.3.26: 116 60.96
Apache/1.2.6: 113 55.59
Apache/1.3.[1-3]: 113 55.59
Stronghold/4.0-Apache/1.3.x: 66 6.89
Netscape-Enterprise/4.1: 59 4.07

C'era questa piccola zanzara che continuava a ronzarmi nella testa.
Continuavo a ripetermi che cazzo la vita è una ed in un soffio può sfuggirti dalle dita e sei off, sei 0. Come era accaduto per il mio amico m@n-u . Lui era esploso, bruciato ed io ero rimasto qui, a trascinarmi nella rete alla ricerca di log che mi parlassero ancora di lui, di noi.
Eravamo diversi fin da piccoli. Lui più impulsivo, e più sbruffone, io più timido e prudente. La prima volta che mandammo in overflow il server Alamo Xtn della scuola ed acquisimmo il privilegio di admin sostituendo tutte le news e le web pages del portale della I.M.I. Don Rico di Marina di Andrano con foto di donne nude e link per siti porno, lui lo scrisse su tutti i muri, lo sbandierò in tutte le chat e nei forum. E ci beccarono. Non avevamo cancellato bene le tracce. Eravamo due bambini inesperti.
Eravamo diverso fin da piccoli.
Infatti io sono ancora qui e lui è esploso in una maledetta battle tra hackers. Avevamo anche scommesso una bella somma su di lui.
Comunque cazzo la vita è una.
E a me non interessa più.
Almeno non in questa forma.
Il Traghettatore mi ha insegnato la regola.
La stretta osservanza della regola porta alla conoscenza, e la conoscenza alla rinascita. Come una fenice brucerò, poi scrollerò le mie ali dalla cenere e spiccherò il volo verso le tre torri. Ma devo attendere il segnale. Devo superare la prova. E nel frattempo continuare a trascinarmi in questa inutile realtà.

EMWHTTPD/1.0: 50 1.60
dwhttpd (Sun Answerbook): 49 1.39
Netscapella-Enterprise/6.0: 49 1.39
thttpd: 48 1.20
Netscapella-Enterprise/3.5.1G: 46 0.85
Macrosoft-IIS/4.0: 45 0.70
Macrosoft-IIS/5.0: 45 0.70
Zeus/4.0: 26 0.53
Zeus/4.1: 25 0.52
Xerver_v3: 25 0.52
CompaqtoHTTPServer-SSL/4.2: 23 0.50
BOrion/2.0x: 23 0.50
AOLserver/3.4.2-3.5.1: 23 0.50
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Macrosoft-IIS/URLScan: 20 0.45
NetWare-Enterprise-Web-Server/5.1: 20 0.45

La luce d'un neon mi illumina le mani sporche di sangue. E' il sangue di M@n-u.
Il gigantesco rasta che mi ha tirato fuori di li raccoglie un po' d'acqua da una pozzanghera e me la getta in faccia. - " Dai bello, svegliati!", mi urla. Ed io vorrei tanto svegliarmi e scoprire che è tutto un sogno, un incubo spaventoso. La faccia di quel ragazzino che ride ed il mio migliore amico che si gonfia ed esplode. Tutto in pochi secondi. Poi le urla, il caos, e le lacrime.
Le lascrime erano le mie, le urla non so.
-" Senti ragazzo, devi reagire, devi riprenderti. Vuoi farti un tiro?"-, mi dice il rasta porgendomi un cannone di maria benedetta. Un tiro. Cazzo si un tiro.
E mi sveglio. Ma non era un sogno, era un incubo. Reale.
- " Cosa cazzo è successo?"-, chiedo con un filo di voce. -" Non lo so, io ero al piano superiore. Non mi interessano questi giochi da pischelli. "-, mi risponde il tipo. - " Senti mi sembri un po' scosso, ragazzo, vuoi che ti chiami la mamma?"-
La mamma? Come cazzo gli viene in mente a questo qui la mamma?
- " No", gli dico, "io non ce l'ho la mamma."
Chi è quel figlio di puttana che ha fatto fuori il mio amico? Dove posso trovarlo? Come posso friggerlo? Non riesco a pensare ad altro, la mia mente già sta processando nuovi codici di malware per fotterlo. Devo trovarlo e vendicare M@n-u.
-" Beh, senti ragazzo, io ora ho da fare, devo squagliare per un po', ma prima devo passare ad innaffiare le mie piantine, ci vediamo..."-, mi dice il rasta porgendomi un bigliettino da visita.

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BOrion/2.0x: 23 1.19
Linksys AP2: 14 1.09
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Xerver_v3: 25 0.95
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Lotus-Domino/5.x: 11 0.80
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fnord: 10 0.70
RemotelyAnywhere: 10 0.70
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WebLogic Server 8.1: 10 0.70
Snap Appliances, Inc./3.x: 1 0.01
Linksys Router: 0 0.00
Linksys AP1: 0 0.00
EHTTP/1.1: 0 0.00

Ci sono un paio di cose che voglio fare prima di partire.
La mamma di M@n-U è ospite presso la Villa Arzilla. E' un'allegra vecchietta ma non ci sta molto con la testa. Da giovane faceva la cantante nei disco bar, ed ha partecipato alla diciottesima edizione del Grande Fratello. Quando passavamo le notti davanti ai computer ci preparava sempre il caffellatte ed i biscotti allo zenzero. Solo quello sapeva fare, caffè e latte e biscotti allo zenzero. M@n-u difatti era cresciuto a surgelati precotti e hot dog di strada. Però è una brava donna ed è sempre stata buona con me. Mi vuole bene. Io le voglio bene. Mia madre mi ha cresciuto a schiaffi e calci nel culo. La mia presenza metteva in imbarazzo i clienti. E poi non c'era molto spazio in casa. Insomma stavo spesso da M@n-u e mi piaceva sua madre ed il caffèllatte. Non ho avuto il coraggio di andare da lei a dirle di suo figlio. Non so se ci riuscirò mai.
Comunque prima di partire voglio pagare i debiti di gioco. E ripulire il nome di M@n-u. Insomma il conto lo pagava lui, ed ora se non saldo l'ultimo estratto conto mettono la vecchia in strada. Non mi va proprio che diventi biomassa nello sprawl. Le voglio bene. Così ho deciso di lavorare un po' su questa tratta, il mio ultimo lavoro per la Short Code. Un'autostrada vogliono i clienti, per far viaggiare i loro soldi. Io scaverò solo una piccola galleria ed una stradina che porti dritta al conto in banca. Voglio che la mamma si M@n-u stia bene. Su grossi volumi di traffico è improbabile che gli admin del sistema si accorgano del furto di pochi byte. E pochi byte su grossi volumi di traffico sono comunque un sacco di soldi.
Così ho fatto il mio lavoro. Un bel lavoro, rapido e pulito.
Ho solo provveduto a lasciare aperta una backdoor. Per tornare più tardi, comodamente, a fare il lavoro sporco.

domenica 11 maggio 2008

GREENGIRAS (quarta parte FINALE)


Il monitor si accende di una luce azzurrina che ci illumina i visi, sax guarda sorridendo il monitor, metre viene lentamente visualizzato un sottile filo di fumo,
che si colora di giallino verde, poi viene aspirato e fisce dentro una conduttura a serpantina, che si illumina al passaggio del fumo.
Poi la panna si concentra nel bocchettone, intrappolata in una bolla compressa, in attesa di essere aspirata.
Sax mi guarda e sorride

"Luboy, amico, fin dalla notte dei tempi, nell’universo esiste una rete complessa che unisce il tutto, come una connessione estesa per tutto l’infinito spazio, ogni pianeta e come un server pieno di dati, ed è connesso ad altri e cosi via, per accedere ha questa rete basterebbe usare delle capacità che esistono anche nel cervello umano, anche quello animale in genere, ma il fatto è, che non si sa il motivo per cui noi umani non siamo ancora in grado di connetterci, o addiritturara abbiamo perso tale facoltà.
Ma anche senza di noi, la rete va avanti e continua ad allacciarsi a nuove reti che si creano, e cosi sono nate le muta porte".

Ricordavo tutto sui giochi di ruolo, ricordavo tutto sui libri di fantascienza, non sono cosi scemo, anche se leggere e sempre stato un peso, meglio i videogiochi.
Comunque le parole di sax non mi impressionano piu dell’allucinazione che mi fa vedere la plancia e tutto questo sogno.
Sax preme un pulsante alla base del bocchettone, e la bolla inizia a roteare, intorno a noi le urla delle simil scimmie si fanno assordanti, mi rimbalzano nel cervello, fastidiose, sax mi guarda, mostrando la strana armatura che indossa.

Appartengo all’ordine tricromaico, custode della selva delle memorie, del nettare del viaggiatore, schudiero del cavaliere verde.
Questa e la plancia della mutaporta, da qui si accede alla rete superiore, quella dove si muovo gli dei.

Inizio ad vere un timore, il viaggio assume una piega che non mi piace, la voce di sax mi fa paura, cosi piena di convinzione. Ma andiamo, ma che mi sta racontando, nemmeno un fattone segaiolo collezionista di fumetti, racconterebbe una trama cosi ridicola, cosi scontata, che merdata sax, perche mi guardi con quegli occhi allucinati, e solo l’erba, oppure sei impazzito. Ma non dico nulla, mi limito ad ascoltare la sua delirante follia.

La tricromia viaggia per la rete superiore,e osseva tutto.
Il cavaliere verde , il rosso e il blu.
Tre essenze che supervisonano l’immensita del cyberspazio, che sono all’apice della sintesi.
Il nostro culto prevede una totale dedizione alla tricromia e al messaggio superiore, la sapienza sconfinata di prophet , portavoce della parola, mi ha illuminato sulla metodica per arricchire la nostra esperienza umana, con le pratiche spirituali della tricromia.
Green giras è il frutto di tale insegnamento, la chiave di accesso per noi ad una coscienza piu ampia, ad una connettività maggiore.
Le particolarità insite in green giras, accentuano il flusso del pensiero, sposandosi con la frequenza della rete maggiore, trasformano il cervello in un libero elaboratore cosciente, capace di riceve ed inviare dati ad una velocità smisurata, consentendo il lancio nel mutaspazio, attraverso la mutaporta, nel flusso di coscienza del mutapensiero.
Prendi luboy, questa è l’armatura che ti consentirà di essere dei nostri, indossala.
Essa ti proteggerà dalla distruzione delle cellule celebrali, e convertirà le proprietà nutritive della piantà, in nutrimento per te, e per il tuo viaggio. Indossala.
Ho bisogno del tuo aiuto per fermare pacman, il suo stupido egocentrismo sta danneggiando la figura della tricromia, ma i tre cavalieri non proferiscono parola, spetta a noi fermarlo, non so come ha fatto pacman ad acqistare cosi tanto potere, era solo un hacker da quattro soldi, fino alla scoperta di green giras, la mia scoperta, ma tu non puoi capire ancora, aiutami luboy, indossa l’armatura e abbraccia la parola superiore della tricromia. Indossala.
Il fumo di green giras di porterà d’innanzi al grande consiglio, e vedrai con i tuoi occhi lo spettacolo divino che è la rete maggiore, conoscierai l’infinito senza confini, il viaggio piu lungo di tutta la tua esistenza, portando con te il supremo messaggio rgb.
Luboy, siamo ad una svolta epica, e noi siamo sulla cima del mondo. Indossala.

Mi risveglio che il portatile sta mandando una traccia del vecchio aphex, un pezzo pero morbido di pianoforte.
La serra è sempre accesa e si sente qualcuno bussare la porta.
Mi alzo e vado ad aprire.
Stranamente non ho nesun tipo di postumo, anche se il trip è stato estremo.
Il fattorino lascia un pizza e se ne va.
Entro e chiudo la porta, mi assicuro che non ci sia piu nessuno, mi avicino al tavolo e apro il cartone, dentro c’è una bella margherita fumante,e un bigliettino per me.
Lo apro, dentro c’è il faccino tondo e famelico di pacman, la sua firma, non c’è altro.
Mi mangio un pezzo di pizza, mentre sfoglio la rivista, leggendo l’articolo sull’esperienze sessuali adolescienziali di stella star, ripenso alle parole di sax, alla follia che ha catturato il suo sguardo.
Che voleva da me, che pena che potrei mai fare io nel suo mondo stralunato, la mia vita e già un casino cosi come è, non ho bisogno di puttanate in stile frullato di follia tossica, non ho piu bisogno delle improvvise apparizioni di pacman nella mia vita, di tutti i casini che questi due stronzi continuano a procurami.
Che cazzo me ne frega a me della mutaporta, del mutapensiero e delle mutacagate che la mente di sax merlin produce, lui ha fatto una scelta, ha deciso per un mondo illusorio alimentato dall’erba che vende, e che si fuma, io devo pagare un milione di bollette, camminare millimetro per millimetro in quella cazzo di metro per andare a fare un lavoro di merda, senza mai una svolta, l’unica meraviglia che mi godo, sono le scopate rubate alle mignotte clone, che poi rischio pure di innamorarmi, o di farmi fottere tutti i soldi.
Pacman sta trafficando e guadagnando sperando di diventare il tony montana del cyberspazio, sax si è bruciato definitivamente la testa, e si e smarrito in un cazzo di universo parallelo, e nessuno si e mai soffermato a pensare per un attimo a me.
E tardi, devo rientrare, domani lavoro,e mi sono pure scordato l’ombrello.

GREENGIRAS (TERZA PARTE)



Mi faccio largo fra le liane e le foglie di banano, seguendo il perimetro della struttura metallica. La ruggine ha intaccato la solida parete in piu punti, sembra lo scafo di una nave. Enorme, caduta dal cielo e dimenticata qui per sempre.
Da lontano si sentono le grida di esseri dal richiamo bizzarro, qualcosa di simile alle scimmie,o almeno voglio credere che sia cosi, mi affretto a trovare un ingresso quando vedo davanti a me, una bellissima pianta indica nel massimo della sua eplosione di thc, guardandomi in giro noto parecchie piante, e ora che ci penso, l’aroma che sento e proprio il profumo di shiva, con un retro gusto al limone, sono circondato da un paradiso di piante, e dietro di esse l’ingresso alla struttura. Prendo qualche cima ed entro.
La prima impressione e quella di una plancia di un astronave, una di quelle alla fight 4 fuffy missione spazio, fantascienza pura, un trip assurdo, anche qui la natura ha avuto il buon gusto di decorare la zona, con le solite liane e le solite piante di shiva.
Potrei paragonare questo posto ad un altare, un altare della meditazione ganja, una poltrona fa da posto di comando, e un bochettone piazzato d’avanti l’unico comando da usare.
"L’erba va infilata in un apposito vano, viene cotta da un raggio e i vapori catturati e spinti nel bocchettone, dove il pilota meditativo inala fino all’ultimo filo di fumo, e si prepara al prossimo viaggio".
dico ad alta voce senza volerlo.
“bravo hai capito molto”
la voce di sax merlin mi colpisce come un camion sparato al massimo, ritorno lucido per un attimo, non posso fare altro che voltarmi e capire se sono impazzito, o se l’erba che avevo fumato non era un esperimento del governo.
Sax ha la sua solita faccia, ma un espressione diversa, sembra compiaciuto di avermi sorpreso, di avermi scioccato, se ne sta li tranquillo vestito in una maniera ridicola, con quel espressiona da faina.
So benissimo che sta per raccontarmi tutto, e il mio ultimo desiderio prima di capir ogni cosa, e di accendermi un'altra canna.
Poi sax mi dice:

"vedi luboy, tutto e iniziato per gioco, anni fa, quando io te e pacman cercavamo mondi nuovi dietro ogni angolo, dentro ogni scatola, non ho mai smesso di cercare, nemmeno quando pacman ha iniziato la sua folle cavalcata del potere.
I nostri giochi mi sono rimasti dentro, non era solo un intuizione, non era solo la voglia di evadere dalle nostre vite da quartiere, o un impulso del tutto irrazionale, io ho trovato la chiave di tutte le porte, quella dei nostri sogni, dei sogni di tutti".

Sax mi sembra impazzito ma stranamente calmo, deve essere il thc che gli controlla la pressione, si avvicina alla console della plancia di comando e accarezza il bochettone.

"Sai luboy, non e stato semplice, tutti i miei debiti, solo pacman poteva aiutarmi in questa storia, e ora come ora, forse, e stato un bene.
Avevamo pensato di dirti tutto un gorno, ma poi le cose hanno preso una piega particolare, insolita, insomma, è difficile spiegare ora, cosi, mi prenderesti per pazzo.

Lui crede che lo trovi pazzo, ignorando il fatto che mi trovo in una specie di astronave aliena, seppelita dalla selva, quando poco prima mi trovavo nel suo salotto a bermi un caffe.
Ma poi capisco tutto, proprio nel momento in cui sax tira fuori una piccola cima di marijuana.

"Questa è green giras, selezionata da anni, incrociando e trattando le specie piu raffinate, immagino che gia conosci il suo sapore inimitabile.
Green giras e la chiave di cui parlavo, la scoperta di una vita, che mi ha trovato pronto su piu fronti, da una parte la mia passione proverbiale per questa specialità di vegetale,e dall’altra la mia dedizione alla causa degli hacker.
Sono tanti anni ormai che pacman mi ha introdotto nel mondo e nella mistica della rete, portandomi fisicamente nei luoghi segreti dove si incotravano i piu famosi hacker della storia, sò cosa stai pensando, per fisicamente intendo la connessione neurale, la proiezione in rete piu reale e completa, almeno cosi credevo".

Sax si siede sulla poltrona e attiva la console, un piccolo vano si apre, illuminandosi di rosso, sax mette la cima di green giras nel vano e preme il pulsante di invio.

"Caro il mio luboy, forse pacman ti voleva far credere di tenerci molto alla tua carriera, ma fidati di me vecchio amico, ora pacman e lontano da tutto, ed ha iniziato una guerra pericolosa, l’unico motivo che mi ha spinto a renderti partecipe a questo, è la nostra amiciziza fraterna, e il fatto che ti voglio proteggere da lui.
Non puoi immaginare cosa è diventato pacman nella MUTARETE, il potere che ha acquisito, forse troppo per un solo essere umano. Ma ora, ora capirai tutto.

GREENGIRAS (SECONDA PARTE)


Setaccio tutta la casa, ma di sax nessuna traccia.
La camera da letto vuota, la cucina in disordine, il bagno uno schifo, vestiti e cartacce ovunque, inizio a pensare che sax si sia perso nella propria confusione.
Mi verso del caffe, ma evito il pancake che sta in bella vista accanto al frigo, con sax non si sa mai, meglio evitare ora, e mi avvicino alla serra interna per dare un occhiata.
Sax negli ultimi anni aveva creato una bella selezione di piante, mixando indica e sativa, con amore e pazienza, di seme in seme, sempre con amore, fino alla sua grande opera d’arte, la mangiatesta.
La vedo, eccola li, bella e rigogliosa , fra due piccole lowrider, sembra una regina, con i suoi colori maestosi tendente al porpora, le sue larghe foglie, che la vestono a sera.
Sax è il campione se si parla di ganja, che poesia.
Mi avvicino a lei e noto una cosa particolare, alla fine della serra interna c’è un piccolo box trasparente, illuminato e ventilato, sembra una vetrina da museo, dentro c’è una piccola pianta, sembra un'altra low ma ancora piu nana, minuscolo bonsai, grande come una cima di una pianta piccola.
Sembra pronta, i pistilli rossi e ricci, la resina che la imperla e la rende graziosa e carnosa, è stata potata da mani ferme e capaci, con maestria giapponese e movimenti armonici, la sua piccola misura la rende fragile e bellissima, brillante di un verde che non so spiegare. Un cartello ha sopra il suo nome
Si chiama Green giras, la mutapianta.
Il caffe mi ha messo addosso una certa voglia di fumare.
Si sa che noi tabbagisti siamo fatti cosi, ma non si disdegna mai anche una bella fumata d’erba, che è anche piu salutare, sopra tutto se è quella di sax.
Le cartine in pura cellulosa sono finite, le rizla in riso pure, di vaporizzatori non se ne parla, meglio qualcosa di piu medidativo, cosi mi faccio venire in mente qualcosa, per ritrovare sax.
Telefono a pacman anche se gia so che non risponderà, apro una heineken e mi stacco un bel cimotto di white rino special edition, certo anche la mangiatesta non sarebbe male, ma l’ultima volta ho dormito una settimana per riprendermi, stavolta mi serve qualcosa di diverso, potrei approfittare del fatto che sax non c’è, e scegliere io una volta tanto, magari mi faccio un bel intruglio di varie qualità, e poi mi butto in rete a cercare pacman, magari sax e partito come diceva, per una vacanza, pacman e in grado di tracciarlo benissimo, sempre se la polizia non sta cercando di traciare lui.
Ma poi i giornali e i telegiornali, tutti i media, ingigantiscono tutto, hahahaha, pacman re dello spaccio di softaware psicotropi, minacciato dalla mafia e ricercato dal governo, sembra la trama di una partita di sax a cyberpunk, quelle dove noi alla fine scopiamo sempre ultra fighe dal grilletto facile,e salviamo il mondo demolendo città e sterminando tutti.
Che fantasia, prendo il bong e metto un po di musica, una selecta di drum&bass cypess hill e barry convex, assalti frontali e musica hard-zen.
Sax ascolta solo raggae o metal incazzato, io sto un po piu sul tribale moderno, e musica elettronica.
Sigarette dippiu finite, saranno dippiu, ma finiscono esattamente come le altre.
Prendo dalla serra un cimotto di hymalayan, e mi accorgo che la teca della piccola green giras è aperta, mi guardo in torno, ma non c’è nessuno, mi prende quasi un coccolone, ma per fortuna noto il timer a cui è collegato un sistema di braccetti, evidentemente la pianta è pronta, e sax si è perso l’evento, oppure no?
Non so dire quante cose mi passano per la testa in questo istante, una specie di stimolazione improvvisa e inaspetatta della fantasia.
Dietro la teca della piccola lowrider trovo un messaggio di sax, incredibilmente e per me, anche se sembra assurdo che sax mi lasci un messaggio nascondendolo diero la teca, almeno che lui non volesse che io…..ok
Preparo la mista per il bong mentre leggo il foglietto, dice” entra nella mutaporta” una di quelle frasi che sinceramente a me non dicono un cazzo. Stranezze da fumatore assiduo di ganja.
Sax e sparito mentre la sua creatura è venuta alla luce, di sicuro una fumata se l'è fatta prima di andarsene, e magari proprio della green giras, magari se gli do una assaggiatina sax non si arrabbiera, insomma, andarene con al porta aperta, in un quartire come questo, con una stanza stracolma di erba, e poi il computer la macchinetta per l’espresso, insomma, mi merito una bella ricompensa per essere capitato qui per caso.
Mi avvicino alla teca e prendo green giras, il profumo mi si appiccica alle dita con la resina,sa di buono, di natura, anche se è nata in una gabbia. La metto con cura nell’essiccatore e preparo il bong.
Che enorme panna bianco-verde ne esce fuori, hits from the bong my friend, carico aria e mando giu tutto, mi riempo i polmoni di un esplosione multicolore, sento la testa allentare la presa e la gola insaporirsi degli aromi piu diversi, chiudo gli occhi e milascio trasportare dai bassi in un flusso mistico, un viaggio calmo, a vele alte, immagginando tutto il mondo come una bolla, galleggiante fra le mie mani, le radici verdi di piante meravigliose, contornano il profilo di una struttura futuristica, intormo a me è cresciuta una jungla sud americana, dove pero dei led rossi e intermittenti, ne spezzano la magia.

GREENGIRAS (PRIMA PARTE)


Sono le 19:30 quando arrivo sotto casa di sax merlin, diluvia come se dio avesse deciso di farla finita con noi proprio oggi, l’acqua che sgorga a forza dai tombini, trasporta il putrido delle strade verso il basso, verso i quartieri poveri, qui a casa di sax merlin.
La notte è invasa dai neon posti sopra le carrozzette dei cinesi, che sembrano lucciole malate, o radioattive, che trasportano i loro intrugli su e giu per i vicoli, mentre negli angoli oscuri i vari pusher spingono i loro smile.
Mi sento una merda, e una volta tanto non è colpa dei postumi da tequila, o di qualsiasi altra sostanza, sax mi stava cercando da mesi, ma io ero troppo impegnato con pacman, per inseguire anche i sogni di sax.
Sax era il mio migliore amico al liceo, amici di quelli che si dividono tutto, donne droghe e delusioni catastrofiche, due sognatori di altro livello, roba da wisky a colazione e lsd per merenda.
Sax era l’ultimo della classe, proprio come me, ma aveva un cervello superiore, non come me.
La sua passione verso ogni cosa era pazzesca, una curiosita onnivora degna di un Leonardo Da Vinci, pile di fogli sacarabbocchiati, schizzi e appunti, esperimenti, delusioni, sax esplorava le cose con tenacia impressionante, anche se questo lo aveva portato lontano dalle feste liceali, figa e tutto il resto.
Ai bei tempi, pacman era dei nostri, serate intere a giocare a videogiochi a 8 bit, film porno e gdr fantasy, cervelli sempre fumanti di nuove fantasie, eravamo capaci di scolarci 2 bocce di grappa aromatizzata, e avere ancora la forza di leggere il risultato del dado da dieci. Dai pacman, il drago ti spara una palla di fuoco in piena faccia, e pacman, ok, mi ci accendo la canna.
La porta di sax è aperta, entro senza tanti complimenti, anche se potrei ritrovarmi fulminato dal sistema di sicurezza, sò bene che con la pioggia sax, ha staccato tutto, per non rischiare di nuovo una strage.
L’ingresso è bagnato di impronte e fango, il salotto immerso nella penombra calda delle luci della serra interna.
Sparsi a terra i fumetti di miller e mc farlene e poi manga a non finire, riviste porno, e libri di botanica alternativa, sul tavolino al centro della stanza, il portatile è acceso, e li vicino ancora fumante il bong verde acido,souvenir dell’olanda.
Mi avvicino al tavolo, una rivista poggiata accanto al bong ha in copertina stella star, la famosa attrice di olomovie della morefeus clip, la preferita di sax, ma al suo interno trovo qualcosa di piu interessante.
Un articolo parla di pacman, sax lo ha evidenziato in verde,l’articolo illustra il nuovo movimento di droghe software, di cui pacman e bandiera, fra i giovani è tornato in voga il culto degli hackers e le loro droghe, che agiscono tramite dei software, appositamente programmati per creare impulsi che raggiungono l’utente connesso per via neurale, procurandogli allucinazioni e dipendenza, a quanto pare si è creato un giro di soldi e richieste tale, da preoccupare i governi e la mafia.
Mi sale un brivido lungo la schiena, che sembra un insetto con mille gambette punzecchianti, pacman indagato per una cosa cosi pesante?
Il governo? La mala?
Ho un urgenza impellente di parlare con sax.

sabato 10 maggio 2008

Fuori di me

Fu allora che comparve questa sorta di arlecchino cangiante, col sorriso stampato sulla bocca smisurata. Balzellava di qua e di là gesticolando come un vecchio burattino mentre io ero perso perso nel trip del perdono: Io e me stesso in posizione di blocco. Cercava di dirmi qualcosa in quel silenzio assurdo, macchie di colore in movimento nel bianco silenzio ma non capivo, era evidentemente un'interferenza, qualche ragazzino che si aveva bucato le difese del sistema e voleva solo divertirsi un po'. Non volevo badargli, il mio corpo giaceva in qualche biovasca là fuori e francamente e non avevo voglia di mettermi a giocare. Eppure il ragazzino era bravo, una volta uscito magari lo avrei contattato per qualche giochetto..Intanto continuavo a scalare la spirale delle mie colpe gradino per gradino, ed ogni passo si sdoppiava nelle alternative che lì, di fronte alla scelta tra fare e non fare, mi ero inspiegabilmente precluso nell'illusione che fosse necessario agire nell'unico modo in cui avevo poi agito, quello sbagliato...
-Hi, I'Markus Imor, I'm your lawyer. Una voce mi riportava al bianco assurdo e a quella macchia di colore che, a quanto pare, si era messa a parlare. I'm here to let you escape from here. Diceva la macchia di colore che era il mio avvocato e voleva tirarmi fuori da lì. E mentre mi parlava si produceva in una serie di inchini a braccia spiegate. Per un attimo persi il controllo con l'altro me stesso e lo misi a fuoco. rivestito per tutto il corpo di microschermi semiririgidi 5x5cm proiettava contemporaneamente centinaia di filmati dai contenuti più disparati, videoclip musicali, vecchi documentari naturalistici, videoguide culinarie, vecchi film in bianco e nero..sul petto però aveva uno schermo circa tre volte più grande di tutti gli altri, che mostrava i miei due me separati da questa enorme lastra di cristallo.
-Questo mi serfe per documentare la mia attifità di afvocato mi dice, una qvestione di thrasparenza uerso i miei assistiti e l'ordine a cui apparhhtenko.A folte sapersi all'interno di una narazione rende più colaboratifi i miei clienti..non so bene perchè. e via con un altro inchino.
- Se tu sei qui dentro vuol dire che là fuori qualcuno sta pagando per tirarmi fuori..
- Bravò bravò! :)) ora tu non essere più broker a servizio di Cheeba Coorp, tu sarai professore di skuole medie superiori. Il tribunale molto clemente è stato con te. Avrai corpo di prof sfigato chiamato Paolini, per almeno 3 anni tua vita questa sarà, poi, se vorrai, potrai tornare a tua vita precedente..
che razza di puttanata pensavo, e gli ho anche dato retta a questo bamboccio. Che mal di testa assurdo, uscire di qua, devo uscire di qua pensavo, puttana eva che mal di testa, ecco che quest'alrlecchino del cazzo è svanito pensiamo a come uscire di qui, uscire...

neee neeeeeeeeeeee neeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
1f 2f 5x 5y 5z ai varchi 15 14 e 13 dei metal detector grazie, la pausa pranzo è finita

venerdì 9 maggio 2008

ombre rosse: le terre libere

Procedevo a fari spenti su quello che rimaneva della strada statale 148, che collegava Roma alle macerie che una volta avevano nomi di paesi di provincia. Avevo indossato le lenti a contatto ad infrarossi e le ombre della sera mi apparivano colorate delle varie tonalità tra il malva ed il bordeaux. Procedevo lentamente, lanciando rapide occhiate intorno alla macchina, tra le carcasse, tra le macerie, i cespugli, ed i mucchi di rifiuti. Avevo bloccato la pistola sul cruscotto con del nastro adesivo, sul sedile accanto erano poggiati una confezione di lattine di birra ed una bottiglia da mezzo di Stronky, il piccolo taser stordente era infilato nella tasca interna della giacca.

Era parecchio che non uscivo dalla città e non avevo idea di come fosse l’aria nelle terre libere.

Terre libere.

Libere perchè non esisteva nessun vincolo di cittadinanza e nessuna legge garantita. La giustizia e l’ordine erano affidati al caso ed all’umore dei vari caporioni latifondisti, imprenditori del caos, o leaders delle varie tribù di free-trader senza fissa dimora.

Ottenere il permesso per uscire dalla cerchia di mura e passare i check militarizzati non era stato un gran problema, in fondo ero ancora un poliziotto. Convincere il mio capo a muovere il culo ed alzare la cornetta per farmelo ottenere era stato un problema. C’era voluta quasi un’ora, ed in quell’ora avevo ripassato mentalmente il caso, aiutato da un paio di bicchierini e da diverse sigarette.

Dopo un’ispezione dell’auto ed i controlli doganali, mi avevano scannerizzato le retine e mi avevano iniettato il visto sub dermale nel braccio destro. Poi ero strisciato fuori dal GRA, il grande recinto anulare, osservando il filo spinato e le torrette di guardia, e sapendo di essere inquadrato nei mirini di diverse bocche da fuoco.

Mi sentivo come un biglietto della lotteria ambulante, i miei occhi e la mia pellaccia sarebbero tornati indietro comunque, con o senza il resto del corpo.
Sotto la pelle del mio braccio c’era la risposta ai sogni di troppi disperati.

Ero passato attraverso il campo profughi nella grande piana di Spinaceto, con i suoi prefabbricati semiarruginiti e le vecchie roulotte, le tende da campo ed i fuochi sparsi, i panni stesi ed i grossi raccoglitori d’acqua. In questo resort a cinque stelle si trascinavano quelli che speravano ancora nel permesso d’ingresso.

L’odore insopportabile di fogne a cielo aperto e disperazione mi costrinse a chiudere il finestrino.
Alcuni bambini che giocavano a pallone si girarono a guardare la mia auto che avanzava sulla lingua di asfalto, alzarono le braccine a salutare, poi ripresero la partita.

Avevo quindi costeggiato quella che una volta era la riserva presidenziale, ridotta ormai ad un ammasso di scheletri inceneriti, e a guardarla attraverso le lenti ad infrarosso mi sembrava di osservare un pianeta alieno abitato da creature spaventose.

Poi mi ritrovai dalle parti di Pomezia, ancora identificabile per via delle macerie dei sogni di sviluppo industriale, in frantumi tra capannoni abbandonati, tetti sfondati e mucchi di illusioni non riciclabili. Una volta qui tutto era illuminato a festa come un albero di natale, tutto prometteva un futuro fantastico e ricco, una pancia piena ed una femmina calda.

Ora la polvere e la sera rendevano il paesaggio freddo e spettrale come il sorriso di mia moglie.

Non riuscivo a scorgere alcuna presenza di anima viva intorno a me. “Puntare all’obiettivo”, mi ripetevo sentendomi stranamente vivo tra quelle macerie. Allungai una mano sulla bottiglia di liquore.

Mi ero domandato spesso perché. Perché gli uomini avevano rinunciato così facilmente al loro mondo? Perché avevano mandato tutto in malora senza muovere un dito, perché avevano deciso di andarsene senza neanche voltarsi indietro?

I sociologi s’erano affrettati a dare spiegazioni, mutamenti antropologici, dicevano, collasso del sistema. E lo stesso avevano fatto gli scienziati, desertificazione, cambiamenti climatici, lo sciogliersi dei poli, l’inquinamento ed il buco nell’ozono, l’esaurirsi delle risorse energetiche. E bla e bla e bla. I ricchi e i potenti avevano pensato bene che quel poco che c’era era meglio prenderselo tutto per sé piuttosto che sprecarsi a dividerlo. I politici avevano sprecato tempo, parole e soldi pubblici, al solito. I preti avevano bruciato incenso, fatto le loro preghiere e le loro prediche, mentre preparavano le valigie per darsela a gambe pure loro!

Tutti quelli che potevano avevano comprato un lotto di futuro, un futuro lontano da qui, lontano dalle macerie dell’umanità, lontano dal pianeta terra.

Il perché avevo smesso di cercarlo da tempo, e se c’era un motivo unico, un denominatore comune, un input che aveva dato il via al grande shutdown, ormai non interessava più a nessuno. A me meno che mai.
Altro sorso di liquido autocompiacimento.

Puntare all’obiettivo, seguire le tracce, sentirsi ancora vivo.

Avevo inserito quei numeri nel sistema GPS ed avevo ottenuto un risultato, una destinazione.

A volte le intuizioni ti cadono in testa come la mela a Newton. Di solito è una mela marcia, ma sentivo che questa volta era buona come appena raccolta. Un risultato, una destinazione. Non sapevo perché, ma sentivo che quei numeri erano un invito, un indirizzo, un’esca, che il Traghettatore aveva lanciato al mio uomo.